Covid: tre buoni esempi per la Sardegna

Covid-19: tre buoni esempi per tutta la Sardegna.

A Bauladu, diversamente dal caos di tanti comuni sardi, il sindaco ha scelto di inviare a tutti i propri concittadini un kit per prevenire il contagio.

Nel secondo caso, l’associazione “Sa Mata” di Assemini ha lanciato l’iniziativa “Fatu in domu”, che può arrivare a distribuire sino a 30mila mascherine in tutta l’isola.

Nel terzo, il PSDAZ guidato da Christian Solinas ha commissariato i vertici della sanità sassarese, un segnale importante contro l’inefficienza, tardivo ma necessario.

Ma cos’è successo a Sassari e perché dobbiamo parlare di questi esempi?

Di Adriano Bomboi.

La prima linea della guerra al Covid non si gioca unicamente negli ospedali, dove la cattiva politica ha creato pericolosi ritardi nella prevenzione e nell’organizzazione, ma anche nelle strade e nelle case delle nostre città.

E se c’è qualcosa di cui i cittadini non hanno bisogno in questo momento sono caos e disorganizzazione, fattori negativi che purtroppo stiamo riscontrando in tante comunità locali, dove vari sindaci stanno collezionando una serie di disposizioni sempre più restrittive, alimentando ulteriore allarmismo e confusione nella popolazione: c’è chi non comprende se la mascherina debba essere indossata anche per recarsi a fare la spesa, oppure se sia vietato uscire col proprio amico a 4 zampe persino di fronte a casa propria.

In netta controtendenza, il sindaco di Bauladu, Davide Corriga Sanna, ha scelto la prevenzione al posto della repressione: i suoi concittadini riceveranno direttamente a casa una confezione munita di due mascherine, due paia di guanti, ed un flacone di gel antibatterico.
Un lavoro che ha coinvolto Franciscu Pala, Emiliano Serreli e la Tipografia 3 Esse di Serramanna.

Non chiacchiere e confusione, ma fatti concreti al servizio della comunità.

Da Assemini giunge invece il progetto “Fatu in domu”, promosso dall’associazione “Sa Mata” di Veronica Matta.
Di cosa si tratta?
Di una rete di piccoli laboratori tessili composto da un centinaio di sarte che in tutta l’isola hanno gratuitamente messo a disposizione il proprio impegno per la realizzazione di mascherine che in questi giorni sono già state distribuite in tante comunità sarde. Una solidarietà che andrà avanti, capace di mettere in campo una produzione di 30mila pezzi.

Il lavoro si avvale di materiali quali il Sa-tex, sterilizzabile e riciclabile, con fettucce elastiche e filo di cotone.
Chi volesse contribuire, non in denaro ma offrendo materiale, oppure per ricevere ulteriori informazioni, può scrivere una mail al seguente indirizzo: associazioneculturalesamata@gmail.com

A Sassari invece è giunto un importante segnale di svolta: il PSD’AZ alla guida della Regione, nonostante i colpevoli ritardi nell’approvvigionamento di protezioni da destinare agli ospedali, ha scelto di commissariare i vertici dell’azienda ospedaliera di Sassari, in cui oggi è presente il record dei contagi.

Un gesto simbolico contro l’inefficienza, ma anche estremamente vitale in un momento molto difficile.

Per comprendere l’importanza della scelta politica che ha portato il dott. Giovanni Maria Soro nell’AOU sassarese bisogna fare riferimento ad una pagina pubblicata sul quotidiano L’Unione Sarda. Le rivelazioni di una fonte interna all’istituto ci fanno comprendere la gravità della disorganizzazione in corso.
Utile riportare alcuni stralci del servizio di Ivan Paone:

«Ora dal nuovo commissario ci aspettiamo decisioni rapide e efficaci. Chi c’era prima di lui non era in grado di gestire la normalità, figuriamoci l’emergenza […] È stato commesso un errore strategico: aver fatto transitare al Pronto soccorso tutti i pazienti, anche quelli positivi. Sassari ha un solo Pronto soccorso che serve un territorio vastissimo. È un imbuto dove si sono ingolfati i malati. Altro che distanza sociale. Era stato proposto l’allestimento di un ospedale da campo, in modo da dividere i percorsi. Niente di tutto questo è stato fatto. La Cardiologia è stata compromessa e il virus ha dilagato […] Chiedete nelle corsie degli ospedali cosa ne pensano i medici di quei dirigenti. Per che cosa crede che abbiano imposto il silenzio? […] Clamorosamente. Nelle pieghe del sistema è accaduto di tutto, nessun controllo, nessuna disciplina. Noi dovremmo, come minimo, essere ai livelli del Brotzu di Cagliari. Eravamo un hub regionale per il contrasto al Coronavirus. Un hub, pensateci. E lo abbiamo infettato […] L’Unità di crisi ha fatto pasticci, formata com’era da decine di persone che hanno passato una vita dietro una scrivania».

Vi lasciamo con queste affermazioni, ogni ulteriore commento sarebbe superfluo. Occorrono opportune riflessioni e rapide azioni.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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