Mare e disabilità: sardisti galluresi denunciano mancanze del litorale olbiese

In costa ombrelloni e lettini ma solo per i sani. I disabili a casa.

È bella Olbia, solare allegra, col water front che è un vero salotto e il centro storico quasi un “presepe”, ma la città non può essere solo vetrina per i turisti. È la vivibilità per i suoi abitanti il vero parametro di civiltà.
Il tempo di vacanze, di mare e di spensieratezza qua è solo per chi è sano. Il refrigerio e i benefici del mare sono invece negati a chi è impossibilitato a muoversi o deve comunque essere accompagnato.
Fatta salva “Villa Chiara” che è comunque un Istituto, le associazioni che si occupano di disabilità in città operano in solitudine, e quando riescono a organizzare una giornata in spiaggia dedicata ai disabili diventa quasi un evento.

L’ambizioso sogno delle associazioni di volontariato e delle singole famiglie è di arrivare ad una piena fruizione del sistema balneare, dal momento in cui il disabile esce da casa al momento in cui arriva in spiaggia, tutto in autonomia. Dunque con fermate atte alla sosta di carrozzine, autobus dotati di passerelle e operatori a bordo, nonché percorsi protetti fino alla spiaggia e infine il grande sogno: un arenile veramente attrezzato per accogliere i portatori di disabilità in tutto comfort e non solo coloro in carrozzina, perché le disabilità hanno molte forme. Gazebo, personale addestrato, attrezzature per la deambulazione su sabbia e natanti adatti per un confortevole bagno in tutta sicurezza. Tutto questo è già realtà, per esempio nella riviera romagnola, qui invece pare lettera morta.

È possibile che il problema non venga affrontato da amministratori e operatori turistici perché considerato solo una spesa e non un investimento, ma le cifre stimate nell’ultimo forum sui servizi turistici ai disabili promosso dall’associazione “Sensibilmente”, forniteci dalla presidente Veronica Asara, ci dicono cose diverse: un mercato da svariati miliardi di euro in tutto il mondo che potrebbe valerne 28 solo in Italia. Quale occasione migliore per la Sardegna e per Olbia cimentarsi in questa nuova impresa?

Dunque la ricettività turistica dedicata ai disabili, non solo non sarebbe un’inutile spesa, ma si potrebbe tradurre in veri introiti e regalerebbe anche ai residenti una città a misura di bambini, anziani e portatori di handicap. Sicuramente una città dal volto più umano.

L’assenza gravissima della Commissione alle Pari Opportunità infine, come già segnalato, non aiuta certo a sensibilizzare gli amministratori su questo tema. Rammentiamo che tale organismo oltre ad occuparsi di promuovere la parità di genere, dovrebbe avere al suo interno rappresentanti del volontariato, del mondo sportivo e delle comunità straniere. Anche questo è emblema di una mancanza di attenzione verso le fasce deboli della popolazione, che non hanno voce e che sono oramai abituate a far da se’.

È l’amministrazione comunale il soggetto individuato e chiamato a promuovere progetti in tal senso, incoraggiando, per esempio con bandi di concorso, le associazioni e le cooperative con personale addestrato, ad occupare porzioni di arenile. Non solo, ma essa deve trovare motivi e incentivi affinché alberghi e strutture ricettive siano stimolate ad occuparsi di un segmento di mercato ancora inesplorato e redditizio.
Sarebbe una maniera per regalare alla comunità un bel primato di civiltà e umanità.
Auspichiamo dunque che il nuovo PUL comunale, in via di perfezionamento, non si limiti a prevedere solo passerelle e orribili bagni chimici, ma che si sostanzi di una filosofia nuova che vada all’insegna di una totale accoglienza e benessere dei nostri concittadini più deboli.

Silvia Lidia Fancello – Segretaria Sezione “Luigi Oggiano”, Partitu Sardu – Partito Sardo d’Azione e Commissaria Regionale Pari Opportunità.

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Redazione SANATZIONE.EU

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