La Nuova pubblica il mio commento su Deaton e Brigaglia sbaglia la risposta

Di Adriano Bomboi.

Il quotidiano La Nuova Sardegna in edicola il 29 dicembre ha pubblicato una mia replica allo scrittore Luciano Marrocu in merito agli economisti che si sono occupati del tema della povertà globale. Riporto il mio testo originale e al seguito quello pubblicato dal giornale, inclusivo del commento di Manlio Brigaglia. Infine due parole su questo scambio di opinioni:

La crisi e il potere. Una replica a Luciano Marrocu, di Adriano Bomboi.

Ne La Nuova del 23-12-15, Luciano Marrocu si è inerpicato sul tema dell’eguaglianza globale avvalendosi degli studi di vari noti economisti, fra cui Krugman, Stiglitz, Piketty e Reich, cioè una serie di autori che, secondo vari approcci, sostengono forme di interventismo statale in economia finalizzato a ridurre le diseguaglianze sociali. Curiosamente, Marrocu scorda di citare il Nobel 2015 all’Economia conferito ad Angus Deaton, l’accademico di Princeton che ha fondato la sua classe di studi proprio nell’analisi dei fattori che hanno consentito di comprendere meglio la natura della povertà globale. Secondo Deaton infatti l’interventismo pubblico è proprio lo strumento attraverso il quale gli Stati alimentano il divario tra ricchi e poveri. In particolare, l’economista, autore del libro “La grande fuga”, sostiene che nel medio e lungo termine sarebbe preferibile lasciare che i meno abbienti trovino un’autonoma strada per lo sviluppo piuttosto che intraprendere politiche assistenziali deputate a calare dall’alto denaro pubblico. Un ingente fiume di risorse spesso incanalatosi verso nocivi modelli di sviluppo e su cui è stata registrata un’alta casistica di clientelismo e corruzione, capace di cronicizzare i problemi. Un fenomeno da cui non sarebbero esenti neppure gli Stati più ricchi del mondo, al cui interno la diseguaglianza pare essere maggiore in quelle realtà dove i governi intervengono maggiormente nell’economia interna dei loro Paesi. La ricerca di Deaton conferma indirettamente le teorie di numerosi autori liberali radicali e si pone in linea con i più recenti dati offerti dalla Banca Mondiale, nonché del rapporto 2015 della FAO. Dati secondo i quali al mondo, e precisamente in Asia, ci sarebbe un miliardo di poveri in meno rispetto al recente passato. Infatti, come illustrò anche il Nobel 1991 all’Economia Ronald Coase, l’apertura cinese al mercato ha trascinato fuori dalla miseria ingenti masse di individui, spogliando di significato il tema dei prezzi connessi ai monopoli citato da Marrocu. Insomma, malgrado il globo abbia ancora tanti problemi, probabilmente non li risolveremo mediante i dogmi ideologici dell’interventismo ma liberando il mercato dall’oppressione del fisco e della burocrazia. Due macigni che anche in Italia e in Sardegna alimentano il numero di politici, sindacalisti e burocrati che non partecipano ai processi produttivi.

Ecco invece il testo con commento di Brigaglia che è stato pubblicato:

Primo errore di chi ha modificato il mio testo: Con riferimento all’Asia, io ho menzionato pure i dati della FAO, della Banca Mondiale e gli studi di Ronald Coase, non solo di Deaton.

Secondo errore che devo far notare a Brigaglia: Deaton non sostiene a priori che l’interventismo pubblico sia sempre sbagliato, nel mio intervento ho parlato di medio e lungo termine nel quale le economie più povere dovrebbero essere liberate dall’assistenzialismo. Nel breve infatti il premio Nobel sostiene la possibilità e l’eventuale utilità degli aiuti di emergenza.

Sfortunatamente, l’impressione è che Brigaglia non conosca l’oggetto del dibattito, e forse, mosso da pregiudizio, ha etichettato Deaton come un “pericoloso anarcoliberista”, cosa che non è. A Princeton, così come in altre università internazionali, Sa Natzione ha dei lettori, Brigaglia non trovi eccentrica l’idea che qualcuno da quelle parti possa farsi due risate.

I lettori esperti de La Nuova avranno agilmente inquadrato la situazione, gli altri, purtroppo, potrebbero cascare nella metafisica dello statalismo: l’ideologia secondo cui una forza collettiva (lo Stato) sarebbe sempre e comunque in grado di aiutare i meno abbienti per spingerli sulla strada del benessere. Una religione civile nata in età moderna e coltivata a pieno ritmo in quella contemporanea, diretta erede del primato monarchico con cui il reggente faceva discendere le sue qualità da Dio, finalizzate a sconfiggere il sedicente “caos” dei particolarismi (e magari, oggi, del mercato). Un “caos” senza il quale non avremmo avuto neppure il Rinascimento.
Curiosamente, ad uno storico del calibro di Brigaglia pare interessare più l’ideologia che i dati. Avrà letto Otto Brunner?

Non sarebbe stato meglio pubblicare solo il mio intervento senza alterarlo e senza commentarlo a sproposito?

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    1 Commento

    • Al di là del commento, che corretto o meno nei contenuti ci potrebbe anche stare su di una rubrica “dei lettori” del genere, con che ragione ci si permette di modificare un intervento, scusate? Anche se le alterazioni sono piccole, si va praticamente a mettere in bocca alla gente cose che non ha detto o, come in questo caso, a far scomparire dati importanti per l’argomento in questione. Non dovrebbe essere una cosa tollerabile in nessun giornale o pubblicazione.

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