Sardegna Possibile e le sfide per il futuro della nostra comunità nazionale

Di Frantziscu Sanna (ProgReS).

Dopo aver letto e apprezzato i contributi forniti da diverse persone appartenenti alle organizzazioni che costituiscono Sardigna Possibile, tra cui il segretario nazionale del mio partito Gianluca Collu, ci tengo ad esprimere il mio parere e a contribuire ad un dibattito pubblico di grande interesse per quel che concerne il futuro della comunità politica che stiamo costruendo.

La sfida del mettere assieme soggetti civici e forze indipendentiste è la vera sfida che ci sta davanti. Una sfida che non si è conclusa con il risultato delle scorse elezioni (76.000 voti e il 10%), il progetto deve andare avanti per garantire alla Sardegna una reale alternativa con un programma di governo chiaro e capace di raccogliere le istanze di autodeterminazione del nostro popolo e delle nostre comunità.
Sardegna Possibile è una “comunità politica nazionale”, uno spazio costruito dai sardi per i sardi. Uno spazio aperto ad associazioni, organizzazioni, movimenti, comitati e partiti che si vogliano riconoscere in un progetto sostanziale di trasformazione sociale, di cambiamento di passo per modificare istituzioni, prassi e obiettivi della politica. Un progetto ambizioso che intende dar forma ad una rete di soggetti innovativa e dinamica. Capace di garantire la libertà necessaria a tutti i soggetti aderenti ma allo stesso tempo di sviluppare sinergie sulle strategie comuni. Un modo tutto nuovo per mettere assieme l’indipendentismo e le forze civiche, i comitati di azione locale e tutta un’area di società che guarda con forza al cambiamento, al contrasto delle dinamiche della dipendenza che affliggono la Sardegna.
In giro per l’Europa e per il mondo sono tanti i modelli di organizzazione-rete e di reti di organizzazioni da cui abbiamo preso ispirazione e da cui continueremo, anche in questi mesi, a trarre spunti  ma sicuramente per riuscire nell’ambizioso progetto di adattarsi al contesto socio-politico della nostra terra vi è un bisogno incredibile di innovazione organizzativa e di intelligenza politica.
Questo è ciò che stiamo facendo ed è questo che “sa mesa” di Sardegna Possibile ha portato avanti nei lavori di questi mesi.  Il tavolo che raccoglie i rappresentanti di tutti i soggetti che aderiscono alla rete di organizzazioni ha elaborato un documento che definisce il nostro stare assieme e la nostra voglia di allargare le relazioni e ampliare la rete dei soggetti che si confrontano.
Quello che stiamo costruendo è uno spazio di azione, una comunità, una rete, un blocco nazionale… chiamiamolo come vogliamo ma stiamo parlando di soggetti collettivi che decidono di dare forma ad una vera e concreta comunità, con spazi di confronto partecipativo, tematico e territoriale in grado di produrre elaborazione nuova e un approccio differente ai problemi delle 377 comunità che formano la nostra nazione.

In Sardegna da anni assistiamo ad un’incapacità cronica nel costruire una proposta di governo, alternativa ai partiti italiani ed ai suoi blocchi di potere, seria e in grado di durare nel tempo. Troppo spesso abbiamo assistito ad esperienze partitiche in cui scontri ed interessi personali hanno danneggiato la forza collettiva dello stare assieme e la loro capacità di coinvolgimento; troppo spesso ai progetti falliti è seguita la disillusione e l’incapacità di ricominciare con il medesimo slancio e il medesimo entusiasmo.
Consapevoli di tutto ciò abbiamo posto alcuni immancabili paletti che riguardassero un superamento dei limiti esistenti: intanto ponendo lo stare assieme tra soggetti collettivi come base, senza adesioni individuali e senza dare vita all’ennesimo partitino che risulterebbe inutile, dannoso e in balia delle differenze che ogni componente esprime; e inoltre abbiamo posto l’orizzontalità delle relazioni come strumento per un confronto paritario, aperto e democratico.
Per questa ragione il nostro modello di riferimento non può essere quello dei soggetti che vivono del labile fuoco della protesta (indignati di differenti provenienze), capeggiati da un qualche leader carismatico. Il nostro è un vero è proprio progetto di governo e di partecipazione che deve prendere spunto da esperienze quali quella del Blocco Nazionalista Gallego in Galizia, di Bildu nei Paesi Baschi, o ancora dell’SNP in Scozia. Esperienze che, con modalità organizzative differenti, sono state in grado di mettere a sistema buona parte delle forze innovatrici presenti nelle rispettive società dandogli la forza di combattere il frazionismo e i processi di balcanizzazione atavicamente presenti in tutti gli scenari politici moderni. I processi di divisione e frazionamento trovano, infatti, asilo soprattutto nei soggetti che partono da un forte livello di idealismo e da un basso livello di interesse affaristico. I soggetti più portati alle divisioni sono quelli che alimentano il cambiamento, quelli che non devono spartirsi gli interessi, quelli che portano sulle spalle un carico di aspettative popolare notevole. Per questo abbiamo cercato di applicare anche nel documento condiviso domenica scorsa nell’assemblea di Serrenti dei principi che potessero un minimo renderci immuni, o comunque più resistenti a simili scenari di frammentazione.
Si tratta certamente di un lavoro faticoso che solo se portato avanti con coerenza e dedizione saprà portare a dei risultati di grande importanza sia per il complessivo contesto nazionale ma anche per le nostre municipalità.  Insomma, uno spazio politico che cresca e si ampli a partire da un nucleo forte di valori condivisi. Valori, quali la difesa dei diritti nazionali del nostro popolo, quello dell’autodeterminazione, fino ad arrivare alla promozione ed alla strutturazione di processi di cambiamento istituzionale che restituiscano fiducia nella politica e nel governo del bene collettivo.

Riassumendo anche per portare un po’ di chiarezza. Sardegna Possibile per mantenersi coerente rispetto al progetto originario deve continuare ad essere una rete di organizzazioni capaci di definire strategie condivise. Non deve burocratizzare la propria azione, deve mantenere strutture di governance agili e flessibili. Deve continuare ad avere una base esclusivamente nazionale (solo partiti e movimenti sardi). Deve tenere assieme soggetti indipendentisti o civici che difendono gli interessi nazionali del popolo sardo. Deve fare dell’elaborazione di strategie di breve e medio periodo il fulcro del suo agire. Deve impegnarsi pragmaticamente nella costruzione di nuovi beni collettivi materiali, immateriali e relazionali. Deve contrapporsi in maniera netta ai blocchi di potere dei partiti italiani in Sardegna e ai loro interessi. Deve sapersi allargare ad un’ampia parte della società sarda desiderosa di cambiamento. Non deve aver paura di aprire l’adesione ad altre associazioni che ne condividono valori e percorso. Deve proseguire a sperimentare forme di partecipazione nella costruzione delle politiche. Deve stringere relazioni stabili con tutti quei soggetti che a livello internazionale portano avanti processi di autodeterminazione e di costruzione di un’Europa nuova e dei popoli. Deve affermare la propria esistenza a partire da un’etica della politica distante dalla corruzione e dal clientelismo. Deve saper dare gambe solide ad un progetto di futuro per le nostre imprese, per i lavoratori, per le famiglie.
Diceva Nelson Mandela: “Non c’è nessuna strada facile verso la libertà”. Per noi indipendentisti di ProgReS Sardegna Possibile è un passo importante verso la costruzione di un blocco sociale e politico di forze che porti alla costruzione di una forte e solida coscienza e che accompagni il nostro Paese verso la libertà.  Insomma, un passo importante di quella strada che ci porterà alla costruzione di una Repubblica di Sardegna libera, giusta, prospera e degna.

Frantziscu Sanna Carta,

Responsabile Nazionale Formazione – ProgReS,
Delegato per ProgReS in Sa Mesa di Sardegna Possibile.

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Redazione SANATZIONE.EU

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