CSS: ‘I lavoratori ALCOA non dovrebbero tornare a Roma’

Riceviamo e Pubblichiamo:

Ho un grande rispetto delle RSU e dei lavoratori dell’Alcoa, meno dei loro rappresentanti Sindacali Territoriali e per nulla del Presidente Cappellacci e degli Assessori Regionali di questa Giunta, colpevoli di nascondere la verità ai lavoratori ed alle loro famiglie.
Che senso ha andare ancora una volta a Roma a manifestare davanti al Ministero dello Sviluppo col rischio di essere manganellati com’è già avvenuto senza troppe scuse formali? L’Alcoa che abbiamo conosciuto non esiste più da anni ed è veramente triste che i 474 dipendenti siano ingannati dalla politica che ha l’unico scopo di tenerseli buoni fino almeno alle prossime elezioni regionali.
Quando le Organizzazioni Sindacali e la Giunta Reg.le invocarono da Bruxelles la cancellazione della pesante multa di 400 milioni di euro, comminata all’Alcoa per infrazione per gli aiuti di stato goduti nel tempo, si ottenne soltanto che la stessa fosse diminuita; ma recentemente la UE ha confermato la multa e sicuramente l’Alcoa anche per questo fatto non ritornerà sulla decisione di disinvestire in Sardegna, avendo tra l’altro già spostato la produzione di alluminio in altre località più convenienti soprattutto sui costi energetici.
Mi fa indignare come ci siano ancora ministri, assessori regionali, amministratori locali e purtroppo anche sindacalisti che promettono, sapendo di mentire, di strappare all’Europa aiuti per dimezzare i costi energetici di produzione. Fino a quando questi signori avranno la spudoratezza di mentire ai lavoratori e di prenderli in giro? E fino a quando i lavoratori dell’Alcoa sopporteranno che questi signori giochino sulla loro buona fede e soprattutto sulla loro disperazione alla vigilia del loro licenziamento ormai sicuro?
Mi rivolgo ai politici ed in particolare all’on. Ugo Cappellacci, a cui avevo indirizzato la lettera che qui allego, dove proponevo come Confederazione Sindacale Sarda una soluzione per l’Alcoa, rifacendomi all’esperienza dei Giapponesi che nel Mar Mediterraneo hanno delle navi che raccolgono le lattine di alluminio per riciclarle, producendo un alluminio più puro e senza inquinare e a bassi costi energetici.
Non mi sono accontentato di inviare la lettera, ma ne ho investito direttamente – andandola a trovare – la Presidente del Consiglio Reg.le on. Claudia Lombardo e gli onorevoli Capi-Gruppo a cui ho spiegato che la più grande Ditta in Europa che raccoglieva lattine da riciclo era una Ditta Italiana che poi le vendeva ai giapponesi. Ma il dato più importante era questo:
L’alluminio è un materiale totalmente riciclabile. Il suo recupero e riciclo, oltre a evitare l’estrazione di bauxite (più produzione annua di 1.500 0000 ton/anno di rifiuti speciali, quali i fanghi rossi), consente di risparmiare il 95% dell’energia richiesta per produrlo, partendo dalla materia prima. Infatti per ricavare dalla bauxite 1 kg. di alluminio sono necessari 14 kWh, mentre per ricavare 1 kg. di alluminio nuovo da quello riciclato servono solo 0,7 kWh di energia. Il riciclo dell’alluminio costituisce un’importante attività economica, che dà lavoro a molti addetti: l’Italia è il primo produttore europeo di alluminio riciclato ed il terzo nel Mondo.

Tutti ci facevano i complimenti, ma declinavano di prendere in considerazione la proposta che, secondo i più, era irrealizzabile in Sardegna dove è primario salvaguardare l’intera filiera dell’alluminio derivante dalla lavorazione della bauxite che viene importata in gran misura dall’estero perché la bauxite sarda è insufficiente. Tutto ciò per salvare l’Euroallumina dove si lavora la bauxite e si produce l’allumina, ma dove anche si produce il disastro dei fanghi rossi che minacciano di sfaldarsi dalle colline alte 30 metri e – cosa inaudita – inquinano un tratto di mare davanti a Carloforte, rovinando le attività della pesca e mettendo in difficoltà le stesse attività turistiche.
Ma per questo provvedono i carlofortini che hanno denunciato apertamente le attività inquinanti dell’Euroallumina, che, quando era in attività, copriva con i suoi fumi velenosi il cielo dell’isola di S.Pietro, i cui abitanti ignoravano i tumori alle vie respiratorie mentre ora ne sono colpiti.
Mi vergogno del fatto che gli stessi lavoratori ed i sindacati territoriali abbiano fatto istanza di dissequestro al Magistrato che aveva messo doverosamente sotto sequestro il lago velenoso dei fanghi rossi definiti in un dibattito pubblico dal “mitico capo incursore” delle manifestazioni operaie “perfettamente inerti e sani come la salsa del pomodoro”.
Peccato che l’Euroallumina – ora ferma per manutenzione – sia di proprietà della Ditta russa Rusal indebitata in patria – che chiede alla Regione Sardegna 30 milioni ed altri 60 milioni al Governo italiano per riavviare la fabbrica. Ma mi chiedo se la Regione Sardegna sappia calcolare costi e ricavi? Oppure, come mi è stato detto a chiare lettere conviene tacere perché: “Non ci si può mettere contro i sindacati e soprattutto gli elettori, a maggior ragione di quei territori molto sensibili e drammaticamente colpiti dalla crisi industriale e occupazionale”.
Allora è meglio la cassa integrazione e l’assistenzialismo, pur avendo costi altissimi.
Questo è il fallimento dell’attuale classe politica sarda e di quei sindacati che la sostengono, che mandano in piazza i lavoratori a gridare “Lavoro, Lavoro…”, che, come ci ha insegnato Papa Francesco nella recente visita a Cagliari, è un grido di dolore che diventa preghiera. Ma la classe Politica ed i Sindacati non possono far finta di non avere responsabilità e di non sapere che i posti di lavoro si potrebbero immediatamente attivare come i 500 posti del Progetto Geoparco e migliaia di posti di lavoro nei cantieri delle bonifiche dei territori delle fabbriche dismesse. E nei Poligoni di guerra o nel coraggio di investire nell’Agroalimentare con una moderna agricoltura e pastorizia legati all’agroindustria di conservazione e trasformazione dei prodotti, settori che in tutto il mondo danno posti di lavoro, richezza e benessere.

Cagliari, 17 ottobre 2013,

Giacomo Meloni, Confederazione Sindacale Sarda.

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Redazione SANATZIONE.EU

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