Arte: L’invenzione della Sardegna

Si è svolta nel corso di questa estate una importante mostra di pittura, “l’invenzione della Sardegna”. Il museo MAN di Nuoro e “L’ormeggio” di Orosei hanno collaborato all’esposizione di alcune delle opere dei maggiori maestri Sardi realizzate dal 1900 al 1950. L’iniziativa, curata da Giuliana Altea e Maria Paola Dettori, si è snodata fra le opere della cultura e della società Sarda esposte al MAN, mentre Orosei si è dedicata all’esposizione delle opere relative al paesaggio.

Autori come Giovanni Ciusa Romagna, Salvatore Fancello, Filippo Figari, Brancaleone Cugusi da Romana, Carmelo Floris, Francesca Devoto, Antonio Ballero, Tarquinio Sini, Stanis Dessy, ma anche Giovanni Ciusa, Giuseppe Biasi e Mario Delitala, fra i nomi più prestigiosi che rientrano nella collezione permanente del MAN, sono alcuni dei protagonisti della rappresentazione di una Sardegna stretta nella sua identità. I primi anni ’50 del novecento sono il periodo in cui, alla sanguinosa partecipazione della Sardegna all’Italia unita, si realizza il pensiero collettivo di un Popolo. Dove l’interventismo militare ed il sardismo lasceranno tracce permanenti nella costruzione di questa identità, sapientemente immortalata dai nostri artisti. E così si spazia dalle scene di vita quotidiana e religiosa (pensiamo allo straordinario realismo delle Cucitrici di Cugusi da Romana o alla muta solennità della Processione di Ciusa) fino alle opere che testimoniano l’avvento dei primi mezzi meccanici nella vita dell’agricoltura. Un mondo dove persino la fusione fra sardismo e fascismo lasciò inalterata la peculiarità di una realtà sociale che nessuno osava mettere in discussione nei suoi valori fondamentali, il lavoro, la famiglia e la fede. Non a caso, l’opera di maggior impatto politico è stata indubbiamente rappresentata da “La cacciata dell’arrendadore” di Mario Delitala (1926), dove gli echi della rivoluzione libertaria del settecento prendono vita nella simbolica cacciata dell’esattore, interpretato come la figura che sottrae vitali risorse ad una comunità dedita alla tutela dei suoi valori.

Ed è sicuramente anche la scarsa conoscenza dell’arte Sarda, spesso assente nelle nostre scuole, uno dei maggiori problemi culturali che affliggono le nuove generazioni, incapaci di leggere con occhio critico il proprio passato per comprendere il presente. Opportuno tuttavia che il museo, oltre all’italiano, utilizzi anche il Sardo e l’inglese nella propria cartellonistica. Iniziative come quelle del MAN sono quindi da ripetere e promuovere, affinché sempre più Sardi si avvicinino al nostro patrimonio artistico.

Adriano Bomboi.

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