Osservazioni varie sul neo-partito dei Sardi di Sedda e Maninchedda, e non solo

Disse Machiavelli che qualsiasi proposta politica, per poter essere di successo, avrebbe dovuto basarsi sul consenso popolare. Guicciardini, che pure muoveva le sue osservazioni prediligendo un’altra forma di governo, si trovò d’accordo con questa analisi. E allora non si spiega come mai un politico professionista come Paolo Maninchedda abbia commesso l’errore di invitare alla convention sovranista di Abbasanta l’On. Antonello Cabras, nuovo reggente (PD) della Fondazione del Banco di Sardegna. Mentre la magistratura si appresta a tirar fuori dal cilindro nuovi nomi di indagati a carico del Consiglio Regionale, Soru e Lai si sono fatti da parte nella candidatura alla Regione, e qualcuno mi ha suggerito che Maninchedda, con Cabras, abbia voluto mandare un messaggio alle altre correnti del PD. Qualunque sia il motivo, è bastato il solo annuncio della sua presenza per tenere lontana parecchia gente. Maninchedda non dovrebbe stupirsi della partecipazione del 20 luglio: sarebbe stata molto più numerosa, e persino molti insospettabili indipendentisti di vecchio corso, inizialmente propensi a partecipare, mi hanno confidato di aver cambiato opinione all’ultimo minuto. Perché in questo momento in una parte della pubblica opinione locale, ed in una base politica delusa dai propri vertici, Cabras rappresenta un simbolo del vecchio establishment. Al di là della sua assenza, da liberale penso che Cabras abbia avuto tutto il diritto di dire la sua, tanto quanto io ho il diritto di non ascoltare lezioni di “sovranismo” da chi ha costruito la propria fortuna politica grazie al centralismo. Se ha cambiato idea avrà tempo e modo di dimostrarlo, e lo ascolteremo. Altro conto è stato invitare uno stimato imprenditore come Casula della cooperativa 3A (che è anche nostro lettore).
Ciò premesso, pur dando fiducia al neo-partito dei Sardi, come ha fatto notare Vito Biolchini, non si rilevano grandi novità nella proposta di Franciscu Sedda e Paolo Maninchedda. Peraltro poco originale. Mi permetto di aggiungere che il Partito Sardo d’Azione, anche se in parte è diventato una succursale del PDL, consuma più alleanze che risultati da 90 anni a questa parte. I “partiti nazionali” non si fanno in campagna elettorale, peggio ancora se per usarli come taxi verso il centralismo, ragion per cui alcune settimane fa ho consigliato a Maninchedda di non essere avventato e di non fare 2 cose: 1) lasciare il PSD’AZ; 2) fondare l’ennesima sigla territoriale priva di programma, priva di identità, e senza una preventiva concertazione con esponenti di tutte le altre (il che avrebbe anche potuto significare perdere altri 5 anni e fare doppie primarie, prima fra i leader, poi per i candidati, come si fa in tutti i Paesi civili, dove il voto serve a risolvere anche la contesa personalistica e di potere delle correnti).
Piuttosto che aspettare, Maninchedda ha puntato la sua strategia basandosi unicamente sulla crisi interna del PD come elemento per inserirsi nella competizione alla guida della Regione: la comprendo nella sua contingenza ma non la condivido nel metodo e nei tempi. Parlo da anni di “partito dei Sardi” e continuo a condividere l’idea di un PNS, pur attendendo ulteriori dettagli sull’evoluzione del progetto Sedda-Maninchedda, su cui ho delle riserve, e naturalmente osservando anche altre proposte politiche (inoltre, salvo modifiche in corso d’opera, per il 2014 U.R.N. Sardinnya presenterà un lavoro editoriale ed avvierà iniziative pubbliche sul territorio). Già Tusacciu mi disse che in Sardegna mancava una squadra di persone capaci e soprattutto attente alle nostre realtà produttive. Sapremo mettere insieme questo tipo di squadra?

Per quanto riguarda Franciscu Sedda e la sua strategia, come noto, preferisco il Sedda del Fiocco Verde al Sedda del decennio appena trascorso. Non ho mai condiviso il Sedda delle finte innovazioni, perché fra alberelli giudicali e sedicenti non-nazionalismi abbiamo perso anni, aggravando il problema della frammentazione indipendentista. E probabilmente l’unica vera rivoluzione culturale è stata quella di U.R.N. Sardinnya, con la sua visione globale del nazionalismo Sardo, autonomista e indipendentista, e con l’introduzione di alcuni principi riformistici del liberalismo della Scuola Austriaca. Preferisco il Sedda di una proposta come l’Agenzia Sarda delle Entrate, e che già nel settembre 2011 avevo indicato come potenziale iscritto all’area sovranista (Sedda e il ProgReS: Dal non-sardismo al quasi-sovranismo. Con un consiglio ai neo-opinionisti). Neppure un anno dopo Biolchini dava conto di queste tensioni interne al gruppo fondativo di ProgReS. Anche oggi il tema è sempre lo stesso: bisogna allearsi o no con i partiti italiani? Nel merito, Sedda ha cambiato opinione fin dai tempi dalla fondazione di ProgReS e si è convertito alla strategia di Lussu e Bellieni, secondo i quali le alleanze erano e sono giustificabili. Secondo altri vecchi amici di Sedda invece le alleanze non hanno mai prodotto risultati riformistici e quindi il principio della coerenza si può ben sposare alla realpolitik amministrativa. Secondo noi di U.R.N. Sardinnya entrambe le strategie meritano supporto. Le alleanze sono possibili perché la guerra fredda è finita e gli spazi di manovra rispetto all’epoca DC-PCI sono aumentati, malgrado rimanga il problema del bipolarismo muscolare, la cui degenerazione iperclientelare, in sintonia con i partiti della Prima Repubblica, ha comunque rallentato qualsiasi istanza riformistica, mentre la crisi ha nuovamente aperto qualche chance. Cumpostu e soci pertanto non sottovalutino l’ennesima mutazione sardista, Maninchedda alla Regione sarebbe una risorsa per tutti.
L’esplosione del Movimento 5 Stelle ha invece mostrato che nell’epoca di internet si può sfidare questo bipolarismo, ma è necessario creare strutture territoriali che possano dare continuità ad un fuoco di paglia. Finita la moda grillista, un coerente indipendentismo potrebbe incarnare questo modello riconducendolo a dei contenuti programmatici. Sedda e Maninchedda dunque non sottovalutino anche coloro i quali oggi non godono di radicata presenza sociale e corporativa nel territorio.

E Michela Murgia? Le scomposte reazioni del PD delle ultime settimane dimostrano che la sua candidatura fa paura, e dunque ProgReS può confermare il suo impegno. Ma nelle sue interviste alla stampa, la scrittrice badi di non dare lezioni di “innovazione” agli altri indipendentisti, soprattutto se ha intenzione di accrescere il suo consenso, o di avvicinarsi ad altre proposte sovraniste.
Bene anche Fortza Paris e Sardigna Libera, mentre da tempo i RossoMori chiedono una evoluzione sovranista del centrosinistra.

Per quanto riguarda gli indipendentisti che si alleano con i partiti italiani, abbiamo lo stesso problema dei philosophes nel confronto con i monarchi all’epoca dei lumi: fino a che punto una amministrazione può assecondare dei principi di cambiamento senza sprofondare nella conservazione? Dove inizia la sovranità del popolo e dove finisce la società dei ceti che in Sardegna sembra ancora alquanto viva? C’è chi accusa il neo-partito dei Sardi di gattopardismo, noi invece crediamo nella sua onestà intellettuale e nel fatto che la sua candidatura non possa risolversi nell’assecondare tutti i poteri forti che corteggiano un eventuale candidato alla presidenza. Maninchedda ha l’intelligenza di non perdere il senso della misura, perché è nella confusione fra legittimo spoil system e parassitario clientelismo che si gioca il futuro della Sardegna.
Sapete, nell’antichità Platone contestava la democrazia, in quanto metteva al potere demagoghi che, o erano incapaci di governare, in quanto espressione diretta della plebe, o che si facevano gli affari loro, perdendo la virtù di assicurare il bene pubblico. Nel ’700 però avvenne qualcosa di diverso, la definizione di “dispotismo illuminato” stava ad indicare che anche i monarchi si erano resi conto della necessità di cambiare, ed effettuarono alcune riforme nel timore di venir spazzati via: perché la retorica e la repressione non erano più sufficienti a contenere lo stato di crisi in cui versava la popolazione.

Il prossimo candidato alla presidenza faccia tesoro di questo insegnamento.

Nel complesso sinora si è palesata la mediocrità dell’intera classe dirigente indipendentista, perché la nuova legge elettorale non ha indotto i vari leader a razionalizzare e uniformare la proposta politica da offrire all’elettorato.

Adriano Bomboi.

Iscarica custu articulu in PDF

U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

Be Sociable, Share!

    13 Commenti

    • sono d’accordo con voi! dovreste candidarvi!

    • Che delusione sedda.
      anche lui in cerca di poltrone..

    • Oke, sarebbe preferibile che tu usassi un nome prima di fare accuse spicciole.

    • ma perché non si uniscono? Secondo me arriverebbero tutti al 20%
      Ma è vero che nel pd Soru sostiene Ganau?

    • Puxeddu, non devi chiederlo a me :)

    • Secondo me possono arrivare al 15% ma se non si alleano con la sinistra prendono meno dei sardisti…era proprio necessario spaccare il partito sardo d’azione?

    • Per la cronaca, il simbolo di Progetu Republica è un falco non una colomba.

    • Faccio i complimenti a Bomboi per l’analisi più equilibrata che ho sentito finora da un indipendentista. e senza peli sulla lingua! Tutti quanti vorrebbero unre ma sotto il loro tetto, non vedo la disponibilità al dialogo da parte di nessuno e la Sardegna ne avrebbe tanto bisogno. Vorrei capire se il partito di Manichedda riuscirà a proporsi come collante o se dividerà ancora di più.

    • Senza voler sminuire il suo ruolo, Casula non è un imprenditore, ma un dipendente (se preferisci manager) della 3A, che è una Cooperativa e non un consorzio. Scusa la precisazione, ma visto che si confondono falchi con colombe, la puntualizzazione su un qualcosa di oggettivo è d’obbligo, il resto è opinione…

    • Ci sono anche i manager-imprenditori, o non lo sapeva? Per quanto riguarda i pennuti progressisti…chi ha detto di che razza sono i volatili? Ho semplicemente messo una figura per ricordare le analogie fra un prototipo politico esposto nel 2005 (sia per nome che per modello comunicativo) ed un movimento politico nato nel 2011. Spero che l’indipendentismo si occupi di problemi seri e non di ornitologia.

    • Si sighit a faghere finta chi nessuna chergia faghere unidade in su natzionalismu, bos ne ammento unu paiu, SA MESA, INDIPENDENTZIA, SARDIGNA LIBERA, UNIDADE INDIPENDENTISTA, INSIEME, SOBERANIA, totu custas uniones ant bistu SNI promotrice e protagonista e deo leader de SNI disponibile a rinuntziare a personalismos. Sapadu coladu in unu aboju mediatu dae FONDATZIONE SARDINIA umbe fit presente PSDAZ, SNI, AMPI, IRS, PROGRES, SARDIGNA LIBERA, FIOCCO VERDE, mancaiat ROSSO MORI, chi aiat datu s’adesione, apo lanciadu sa proposta de convocare sos ISTATOS GENERALES DE SA NATZIONE SARDA pro dare corpus a sa CULTURA POLITICA SARDA e la ponnere in gradu de detare un’agenda politica propria supra sa cale custringhere sos partidos italianos a si pronuntziare. Chin salude

    • Il problema non è che qualcuno non voglia fare l’unità…ma che non la fa :) Sono 15 anni ormai che si parla di unità e si fanno tavoli dove tutti sono d’accordo e poi vanno per la loro strada (senza neppure riformare nulla).

    • Analisi quasi ineccepibile quella del dottor Bomboi. Il problema unidade per gli indipendentisti rimane. E’ un bene che due menti fini come Paolo Maninchedda e Francesco Sedda si siano “trovati”, perchè da tale unione può soltanto nascere un fecondo vulcano di idee. Un passo importante anche per modificare un poco i registri della comunicazione, assai poveri dei tempi in cui viviamo. Altro problema sarà poi la tenuta effettiva del partito dei sardi in futuro. Ma questa risposta, la potrà dare soltanto il tempo. Quanto alla questione degli “indipendentismi”, siamo certamente ad un bivio che conduce a strade difficili. Il Psd’az, partito in cui milito, al consiglio nazionale di sabato scorso ha chiuso, con quattro mandate, la porta alla poco edificante esperienza col centro destra, seguendo con attenzione quanto proposto dal centro sinistra. Anche se, a parere mio, se Bustianu Cumpostu e Gavino Sale, Claudia Zuncheddu e quanti altri credono sempre in una repubbrica de Sardigna, ci sono ampi margini per trovare una “cuncordia” in grado di soddisfare le legittime aspirazioni del popolo sardo. Oggi come oggi autonomia e indipendenza divengono sempre più i temi di una comunicazione che vuole i sardi, il sardo e su connottu al centro della vita di Sardegna. Quello che manca è la volontà dei singoli di unirsi. Troppo facile fare retorica spicciola sul passato: tu eri con quelli, ordunque non sei degno di stare con me. Oggi occorre pensare a qualcosa di più grande da realizzarsi. Ovvero gettare le basi di una nazione sarda che sia in grado di affrancarsi dalle sirene romane. E questa nazione ha bisogno di tutti. Dai maestri pensatori, agli uomini d’azione, ai fini dicitori, manovali, muratori e quanto altro. Gli uni abbiamo bisogno degli altri. Pertanto se ognuno di noi si dimettesse dal proprio ruolo o incarico, se avesse il coraggio di essere fino all’ultimo patriota, allora ci troveremo in grado di crearci una societas e sceglierci il gubernator. Parlando magari con la lingua del popolo. Perchè questo si realizzi c’è bisogno di tutti. Di Paolo, Franciscu, Gavinu, Bustianu e… del dottor Bomboi. Con cordiali saluti

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.