Corsica chiede coufficialità della sua lingua alla Francia. Ed Eva Klotz (SF) una riforma dell’UE

Importante iniziativa legislativa in Corsica. Per rispondere ai progetti sul futuro istituzionale dell’isola e della sua autonomia, il Consiglio regionale ha elaborato una proposta di legge destinata a mutare la legislazione francese ma, soprattutto, a creare un vero e proprio statuto a parte per la lingua Corsa (parlata persino in Sardegna, come si menziona nel rapporto).
E’ l’esito di un dibattito aperto da 15 mesi, che vede coinvolta la Francia, uno Stato-nazione in cui esiste da sempre una cultura fortemente legata al potere centrale, tanto che il principio di “eguaglianza” è attualmente una imposizione molto forte, che compromette i rapporti tra gli enti locali e il potere dello Stato. Perché per “eguaglianza” lo spirito costituzionale francese non intende il principio dell’unità nella diversità, ma estende semplicemente i caratteri della francofonia a tutti, assimilando e marginalizzando le minoranze.
Si tratta di una situazione simile a quella della Sardegna, che motiva i Corsi ad accusare lo Stato francese di applicare da quasi duecento anni il diritto comune del territorio continentale francofono anche per l’isola, in cui si soffre una condizione di sottosviluppo. Un documento di riforma e anche di protesta dell’accademia Corsa a Parigi venne già presentato nel 2011, sollevando non poche riflessioni sullo stato della bassa sovranità dell’isola.
La Francia, come l’Italia, non vuole ancora impegnarsi nella strada di un maggiore decentramento dei poteri statali verso gli enti territoriali, mentre altrove molte nazioni senza Stato che gestiscono autonomamente la propria cultura e la propria fiscalità costituiscono ormai una parte fondamentale dell’identità sociale ed economica europea.
La storia autonomistica dei nostri cugini corsi ebbe una svolta nel 1982, quando l’isola ottenne uno statuto speciale che tuttavia non garantiva ancora ampie libertà verso il cammino sovranista dell’isola, non essendovi concrete differenze sostanziali con gli statuti (ordinari) delle altre regioni francesi, per cui la sua specificità venne rivista dopo il 1991, attraverso l’introduzione di nuove norme. Da quella data ad oggi, la Corsica ha rafforzato il proprio cammino verso la sovranità territoriale e vi sono stati alcuni progressi nel campo della formazione, della cultura e dei trasporti.
Il 25 e il 26 aprile si è tenuta la prima sessione ordinaria del 2013, con il rapporto del presidente del consiglio esecutivo riguardo alla proposta di legge per la coufficialità e la rivitalizzazione della lingua nazionale Corsa.
Nel suo rapporto, il presidente dell’assemblea, Dominique Bucchini ha inoltre esposto il progetto per lavorare ad un quadro di pianificazione linguistica per il periodo 2014-2020. Mentre il Presidente della Repubblica Francese si sta impegnando nel suo mandato per la ratifica della carta Europea delle lingue minoritarie, evidenziando quanto i dispositivi per la protezione della lingua francese non abbiano l’obiettivo di frenare le espressioni delle lingue regionali, e in generale la diversità linguistica presente nel territorio dello Stato. Esiste dunque un minimo spiraglio politico di riuscita, e che ha inevitabilmente mosso il Consiglio regionale Corso ad attivarsi al riguardo. In Sardegna, al contrario, sia i consiglieri regionali e sia i parlamentari Sardi a Roma non solo non hanno elaborato alcun documento comune a supporto della specificità linguistica Sarda, ma hanno persino sottovalutato quanto questa specialità giuridica possa produrre benefici anche sotto il profilo economico (si veda ad esempio il caso altoatesino).
Il progetto esposto da Bucchini ha l’obiettivo di incentivare l’utilizzo del Corso in tutti i campi della vita pubblica: nell’educazione, nei media, nei servizi pubblici, nei settori tecnologici e nell’economia, per permettere la sopravvivenza della lingua insulare, senza tuttavia ostacolare l’utilizzo della lingua francese.
Secondo il presidente, la presenza della sola lingua francese nei media e nell’istruzione ha avuto come conseguenza l’imposizione di uno standard linguistico continentale, con il conseguente disprezzo della lingua Corsa da parte degli stessi cittadini Corsi.

Il progetto di coufficialità si inserisce nel quadro dell’Agenda 21, e per delibera adottata il 26 luglio 2012, esprime che la lingua afferma l’identità e la cultura Corsa come vettori complementari di sviluppo e di apertura davanti al mondo.
Questa politica risponde a quattro doveri:

- Un dovere di memoria, per i padri che hanno utilizzato questa lingua e per chi l’ha tramandata.
- Un dovere per l’umanità, riconosciuto dall’UNESCO.
- Un dovere sociale, perché il bilinguismo favorisce l’apertura, l’integrazione e le performances economiche.
- Un dovere per i cittadini, perché il bilinguismo è apertura al plurilinguismo, quindi garanzia di successo individuale, sia in ambito professionale e studentesco.

Il documento afferma che la lingua Corsa appartiene al patrimonio della Francia, secondo l’articolo 75-1 della Costituzione, ed il suo riconoscimento non serve per ostacolare la lingua francese ma, al contrario, per facilitare l’integrazione e la coesione sociale, a garanzia della ricchezza culturale per tutti i Corsi, in conformità alle norme europee sul plurilinguismo.
L’idioma dovrà essere normalizzato in qualsiasi ambito pubblico e privato e sarà necessaria una conoscenza minima di livello B2 (criteri QCER).

L’aspetto interessante di questo progetto riguarda persino i media privati. Se per le emittenti televisive e radiofoniche pubbliche si richiede almeno il 50% della programmazione in Corso, sono previste invece defiscalizzazioni per incentivare quegli editori della carta stampata che volessero introdurre una comunicazione bilingue.

Per ulteriori approfondimenti sul testo, vi rimandiamo al documento integrale (PDF).

In Alto Adige invece è l’indipendentista Eva Klotz a proporre una iniziativa che farà certamente discutere e che, al pari della Corsica, della Catalogna, della Scozia e di tante altre autonomie senza Stato, riscuoterà consensi in tutto il continente europeo.
Il suo movimento Suedtiroler Freiheit ha infatti promosso l’idea di un referendum esteso a tutti gli Stati UE affinché, raggiungendo almeno 1 milione di firme in ogni Paese membro, si chieda all’Unione Europea di revisionare il diritto UE in maniera tale che sia chiarificato il diritto all’indipendenza per tutti quei popoli europei oggi soggetti ai rispettivi Stati-nazione.
La Sardegna non potrà mancare a questo fondamentale appuntamento con la democrazia.

Roberto Melis.

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    4 Commenti

    • Tutto giusto. Però, occhio a dire che in Sardegna si parla Corso, inteso come il Corso puro e ufficiale della Corsica: la lingua Sardo-Corsa è un ibrido autoctono, non il Corso propriamente detto.

    • C’è scritto nel documento dell’assemblea Corsa!

    • Si, è vero che c’è scritto. Tuttavia non nega quello che sto dicendo io, e cioè che il Sardo-Corso è comunque diverso dal Corso per il fatto che è un ibrido nato in loco dalla fusione col Sardo, sovrapponendosi ad esso.

      Poi, io non sono un linguista e non ne saprò quanto chi cataloga la lingua di cui sono parlante come Corso. Ma le differenze ci sono eccome.

    • In ogni caso ciò che conta è il fatto che si sta lavorando affinché la lingua Corsa sopravviva, come di certo sopravviverà la lingua Catalana e i risultati interessano anche alla Sardegna dove nel nord Sardegna e ad Alghero (Catalano) si utilizzano queste due lingue. Se in Sardegna non si parla ancora di riforme, la lingua che più di altre è destinata all’estinzione è proprio il Sardo, da quanto dichiara anche l’UNESCO.

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