Asinara simbolo dell’antimafia? Lo Stato smantelli il bunker e ripristini l’immagine dell’isola

Ci sono vari modi con cui danneggiare l’immagine di un territorio, uno di questi è assoggettargli una storia che non gli compete, facendone un luogo della memoria.
Il 4 agosto, l’associazione Libera, Sardegna Solidale, esponenti delle istituzioni locali e delle forze dell’ordine, hanno celebrato il vecchio carcere-bunker dell’Asinara come spazio simbolo della lotta alla mafia. Intento di per se lodevole e meritevole di attenzione. Peccato che nulla di tutto questo abbia a che vedere con la storia sociale ed ambientale del territorio.
La Sardegna non è mai stata parte del crimine organizzato italiano in quanto fenomeno endemico nato in loco ma ci è stato imposto dallo Stato, con la presenza del carcere, e lo abbiamo subito, così come tutt’ora le varie infiltrazioni mafiose (ad es. nel settore immobiliare) certificate dalla Magistratura, tentano di inquinare la stabilità sociale ed economica dell’isola.

Bene i luoghi della memoria per ricordare la necessità di contrastare questo fenomeno criminoso, ma si facciano altrove. L’Asinara e la Sardegna non hanno sicuramente bisogno di questo tipo di fama per promuovere il territorio: il turismo internazionale attende di conoscere la storia millenaria della Sardegna, e col Parco flori-faunistico, anche uno dei migliori paesaggi naturalistici del pianeta.
Non vogliamo che l’Asinara sia ricordata per sempre come luogo di carcerazione del malaffare di mezza Italia. Perché per ogni Sardo, non è il simbolo della legalità ma è il simbolo di uno Stato che dal Regno d’Italia ad oggi ha usato la Sardegna come una colonia, come periferia e come luogo di confino per i suoi criminali.

Ogni Sardo dovrebbe pretendere dallo Stato la demolizione, fino all’ultima pietra, di un carcere che simbolicamente rappresenta l’ipocrisia e la slealtà delle istituzioni centrali nei confronti della nostra isola. La Regione si riappropri della reputazione del territorio.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    2 Commenti

    • Purtroppo l’immagine dell’isola è quella di un ex carcere. Lo è stato da molto tempo. Occorre invece di “ripristinare”, costruire una nuova immagine e mettere in secondo, terzo piano, una lapide che ricordi l’antimafia, che pure ci sta.

    • Concordo su tutto. Domenica 5 agosto, al tg regionale della RAI, festeggiavano in pompa magna la lapide in ricordo di Falcone, Borsellino, Impastato, Dalla Chiesa e tutte le vittime delle “mafie” (quindi, anche ‘ndrangheta e Camorra) italiane.
      Ma anche io ho storto il naso! E proprio per i motivi che dici tu, Adriano. Mi trovi in perfetta sintonia: va bene il ricordo delle vittime delle mafie; ma non in Sardegna, dove la mafia non c’entra niente.
      Al massimo, per la memoria collettiva sarda, si poteva fare una lapide da mettere in comune in cui si ricordavano gli operai sardi uccisi dalla camorra ad Itri.
      Ma il carcere è simbolo di colonialismo, oltre che confino sabaudo o antimafioso e come tale va DEMOLITO e la zona bonificata! Che ce ne facciamo, di un bunker di cemento di parecchi decenni fa, neanche fosse una torre aragonese???
      A proposito: intanto, a Milis, le torri aragonesi crollano…
      Poi, non capisco: il carcere si usa come attrazione turistica… mentre le miniere del Sulcis non si vogliono chiudere, quando invece si sarebbero potute riconvertire in Parco Geominerario??

      Oh Sardigna, Patria Nostra
      De sa Limba t’ant privau
      E s’Istoria t’ant cubau
      Pro sighire in custa zostra.

      E ite zostra…

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