Credibilità? Ma perché i vari Sale, Cumpostu, Acampora, Meloni e Sabino non parlano di riforme?

Ripetere aiuta.

Se un qualsiasi cittadino stilasse la classifica dei vari partiti Sardi non saprebbe che pesci prendere.
Perché e cosa dovrebbe scegliere?
Un partito che, ad esempio, parla di ambiente? Lo fanno tutti.
Un partito che parla di sovranità? Lo fanno tutti.
Un partito che, per conseguenza, parla di riforme? Non lo fa nessuno.
Ebbene sì, è proprio questo il problema. A cosa serve un blocco di partiti (o peggio, una frammentazione di partiti simili) i quali dicono tutti le stesse cose ma non interagiscono sotto il profilo delle riforme?
A che ci servono movimenti che non fanno pressioni per modificare lo status istituzionale della vecchia Autonomia regionale lasciandola in balia di forze centraliste?
L’enorme paradosso è che oggi il percorso per le riforme (che dovrebbero dare più poteri alla Sardegna per svincolarsi meglio da una crisi che ha origini non solo internazionali ma anche interne) viene portato avanti dallo stesso autonomismo che invece i vari leader indipendentisti contestano.
Si tratta di un vecchio modo di concepire la politica. Abbiamo tra le mani l’obsoleta intransigenza di una galassia indipendentista ridottasi agli slogan nella speranza che terzi facciano il lavoro che non sono in grado di portare avanti.
Da parte sua “A Manca pro s’Indipendentzia” ha quantomeno riconosciuto l’esigenza di riformare le strutture della Regione Sarda, peccato che da circa un anno abbia promosso il deprimente spettacolo di un dialogo tra movimenti indipendentisti incapaci di realizzare una piattaforma politica: infatti continuano a mercanteggiare su quali punti possano trovarli uniti quando nella realtà li hanno tutti simili se non identici.
Ma prima ancora che si parli di riforme istituzionali, quanti e quali leader indipendentisti avete sentito parlare di strumenti economici attuabili e perseguibili già presenti nello Statuto Autonomo Regionale? Quali pressioni politiche hanno effettuato per portarli avanti?
Parliamo ad esempio dell’art. 12, la zona franca. In tutto il pianeta esistono forme di defiscalizzazione e deregulation mirate a far crescere l’economia sviluppando gli investimenti su vari settori, ma qui non se ne parla. Un tema troppo “sardista” forse?
A che ci servono indipendentisti che non fanno gli indipendentisti? Domanda lecita datosi che da qualche tempo a questa parte si sente parlare di “indipendentismo moderno”.
Talvolta si mettono di traverso persino all’infrastrutturazione dell’isola.
In cosa consiste dunque questa modernità? Pur non riuscendoci, come oggi, in passato il sardismo tentava di governare per modificare le sorti della sovranità Sarda, oggi i “modernisti” dell’indipendentismo non tentano neppure di modificarla. Si limitano a sperare che lo facciano altri per loro e si sentono con la coscienza a posto.
Siamo sicuri che i responsabili con nome e cognome di questo “progresso” non abbiano rallentato il processo politico di emancipazione della Sardegna?

La storia dirà la sua, ma nel frattempo forse sarebbe ora di rottamare l’attuale indipendentismo e la sua “classe dirigente”.

Di Bomboi Adriano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    2 Commenti

    • bomboi a volte mi viene difficile capirti..io ritengo di essere indipendentista…!! mentre ho la netta impressione,che tu non lo sia…?? ti pongo una domanda…(: poniamo che tutte le nostre proposte vengano accolte dall’italia..a questo punto chi pensi che voterebbe per l’indipendenza….?? ) dopo la tua risposta riprendiamo la discussione, ti saludu cun amistade…

    • Doddore, l’aspetto positivo è che sei l’unico ad essere intervenuto rispetto agli altri nomi. Per la tua domanda vedo il contesto in modo più articolato, cerco di sintetizzare: l’indipendenza i cittadini non la votano se nel tempo non vedono strumenti legislativi, fiscali, ecc, che consentano al tessuto sociale di svilupparsi e dare quella fiducia verso l’autodeterminazione che oggi non esiste nella maggioranza della popolazione.
      Il problema però nella prima fase è un’altro: chi le fa le riforme? Chi le propone? Gli indipendentisti? Nei fatti tutti i movimenti indipendentisti “ufficiali” non hanno alcun percorso di riforma per questa Autonomia Regionale. C’è solo da sperare che la Costituente che si vorrebbe attivare in Sardegna (sostenuta magari da Riformatori e PSD’AZ) non si configuri come la montagna che partorisce il topolino. Dunque ci sarebbe da aggiungere un’altra domanda: qual è la posizione dei movimenti indipendentisti per la prossima Costituente? Che contributo intendono dare? Ma soprattutto: lo vogliono dare il contributo?

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