Senza unità e progetto l’indipendentismo è una bufala

IRS ieri ed oggi-URN SardinnyaCari Lettori, nel corso del ’900 vasti settori del Sardismo ritenevano che il semplice parlare di indipendentismo avrebbe portato attenzione verso la materia. Stessa dinamica che si propose in tempi recenti il movimento Sardigna Natzione, emerso dagli anni ’80, il quale ha portato in grembo quegli elementi che (nell’ultimo decennio) hanno dato vita al movimento IRS: Professare l’indipendentismo senza se e senza ma è stato dunque un modo per attirare fasce di cittadini insofferenti al sistema politico tutt’ora vigente e che hanno avuto il pregio di documentarsi maggiormente sulla specificità identitaria dell’isola, un fattore non certo presente nella scuola regionale.
Ma nel mondo contemporaneo, per essere credibili, non è più sufficiente propagandare un qualcosa se non si ha un percorso e se gli stessi cittadini del territorio non hanno la più pallida stima di quello che viene declassato alla stregua di un sogno.
E’ luogo comune per la Pubblica Opinione Sarda non ritenere valida l’opzione indipendentista della Sardegna per una serie di motivi, alcuni alquanto stereotipati ed in parte (a condizioni correnti) veritieri:
Perché la Sardegna “non ce la farebbe da sola”; perché “si finirebbe isolati dal consesso internazionale”; perché, in ogni caso, la maggioranza degli elettori (per i più disparati motivi) non vota i movimenti Sardi e/o l’Italia non permetterebbe l’indipendenza, etc.
La ciliegina sulla torta di questa palese disaffezione popolare è data dalla frantumazione e dalla scarsa affidabilità suscitata dalla dirigenza indipendentista che oggi guida diverse sigle politiche.
In Sardegna dunque i Nazionalisti Sardi, a causa di movimenti inadeguati ad interfacciarsi con la politica e la società del 2010, non godono dello stesso rispetto che in altre parti del mondo, sebbene lentamente, altri movimenti politici analoghi invece hanno conseguito e che consentono loro di portare a casa qualche risultato politico soddisfacente.
Parlare di indipendenza in Sardegna con movimenti che vanno dallo 0,3% al 4,5% è non solo ridicolo ma oltremodo folklorico nel messaggio che viene continuamente consolidato verso la Pubblica Opinione.
Bisogna dunque mettere in discussione tutti i movimenti attuali come corresponsabili di questo disastro e identificare nei dirigenti di questi movimenti una buona dose di responsabilità per i deludenti risultati ottenuti.
Se da un lato la loro intransigenza ha positivamente incrementato il numero di potenziali elettori attirati dall’indipendentismo, la maggiorparte dei cittadini ancora non ne capisce i fondamenti, generando dunque gli scarsi risultati di questi movimenti, i quali non hanno mai prodotto alcuna concreta strategia per rimediare a tale problema.

E’ necessario inquadrare il contesto storico in cui maturano questi fenomeni, sia per i Sardi in generale, sia per i politici locali dei partiti italiani:
I Sardi del nuovo millennio sono il prodotto di un processo di assimilazione che ha creato la vera nazione italiana, non nel 1861 ma nella seconda metà del ’900: Il boom economico; i media; la carta stampata; gli usi ed i costumi; tra cui lo sport, hanno consentito di unificare popolazioni che fino all’epoca monarchica apparivano ancora per quello che erano: Analfabetizzate, con vaste aree sottosviluppate e soprattutto, munite di identità non certo italiana ma culturalmente e linguisticamente differenti tra loro. La frase di Cavour “Fatta l’Italia facciamo gli Italiani” fu dunque il più grande esempio di uno Stato che, a differenza di quello della Nazione Francese o Tedesca, non poggiava affatto su una natura nazionale omogenea ma su un multiculturalismo ancora oggi imbrigliato dal centralismo che impose una lingua ed una cultura:
Un sistema artificialmente costruito da elites militari, aristocratiche ed economiche in spregio a popolazioni che poco e nulla sapevano di tali intenti accentratori.
La maggioranza dei Sardi dunque, dal secondo dopoguerra ad oggi, è stata assimilata verso l’italianità, conosce superficialmente o nulla la sua storia e vede in Roma il progresso e/o comunque l’unica summa di istituzioni possibili per l’amministrazione della Sardegna.
Ciò ha prodotto persino politici Sardi che a scuola non hanno certo potuto conoscere la storia del proprio territorio, pochi sanno della retorica e dei danni compiuti dal Piemonte a danno dell’isola. Pochissimi sanno che persino i moti Sardi del ’700 contro l’arretratezza feudale furono soffocati con i metalli delle armi sottratti dalle miniere Sarde. Addirittura le traversine ferroviarie di legno con cui Torino potenziò la sua economia (mentre i Sardi tentennavano nell’indigenza controllata) furono prodotte distruggendo immensi ettari di foreste Sarde con il benestare di piccoli e compiacenti signorotti locali.
Come si può pretendere dunque in Sardegna, soprattutto oggi, quell’attenzione verso l’isola da personaggi che non conoscono il passato e pensano a Roma come ad una madre benevola che ha solo dato, mentre in realtà, il vecchio governo prese più di ciò che diede in cambio? Essi non conoscono neppure il mondo attuale, non hanno la visione di una politica estera. Figuratevi se dai problemi globali del presente possono capire quelli del passato.
In quest’ultima categoria di soggetti, ripiegata sul centralismo italiano, l’assenza di credibilità diffusa da parte dell’indipendentismo; il prestigio personale e soprattutto il profitto monetario derivante da posizioni politiche di rilievo di pochi esponenti politici Sardi dei partiti italiani…sono i maggiori deterrenti allo sviluppo di una seria politica territoriale che sappia ricordare alle istituzioni centrali contemporanee quanto la Sardegna non debba più essere periferia ma centro: Il centro di un luogo con tutte le carte in regola per potersi sviluppare quanto merita.
L’indipendentismo Sardo avrebbe pertanto dovuto elaborare una strategia d’argine a questo contesto, ma essendo i suoi dirigenti il prodotto di quella stessa Italia scaturita dal ’900, a base di ideologie contrapposte, ciò ne ha drasticamente rallentato l’avvento.
L’Italia del dopoguerra è infatti il risultato di Yalta: Una posizione geopolitica in cui nel mar Mediterraneo ha rappresentato la testa di ponte della NATO contro la penetrazione sovietica. Le frizioni ideologiche sono dunque state maggiori rispetto a qualsiasi altro stato d’Europa e l’ondata di contestazione al sistema ha trovato terreno fertile in personalità locali sensibili al territorio (come i primi indipendentisti). Si è prodotta una battaglia democratica che è stata tuttavia caratterizzata da conservatorismo e dogmatismo ideologico tale da rallentarne un serio sviluppo e per cui (solo recentemente) va sviluppandosi la necessità di riformare e sdoganare l’indipendentismo.
E’ in tale clima che nacquero i dirigenti dei movimenti indipendentisti attuali, che si propongono tutt’ora – in maniera disordinata – di superare il vecchio progetto sardista nato (tra i vari) con Emilio Lussu e Camillo Bellieni.
Ma l’indipendentismo (che riprende in parte i canoni della scomparsa Lega Sarda di Bastià Pirisi) negli anni ’80 fu caratterizzato da lotte intestine ed avvenimenti esterni che ne minarono l’avvio nel quadro di un processo di riforme da posizioni di governo.
L’amministrazione Sardista di Mario Melis alla guida della Regione in quel decennio si risolse senza modificare alcunché di rilievo nella struttura della carta autonoma adottata nel 1948.
A questo fallimento politico del Sardismo – paradossalmente generato dal successo elettorale – seguiranno diverse sigle, tra cui appunto Sardigna Natzione nel 1993, che rifugiatasi nell’intransigenza indipendentista, ne farà purtroppo perdere alcuni capisaldi progettuali comunque buoni che dal sardismo della vecchia guardia si erano ereditati:
Ovvero la suddetta necessità di governare la Regione per innestare un processo di riforme che conducesse nel tempo all’indipendenza.

Se storia e scienza ci spiegano che l’uomo è il prodotto del sistema in cui vive, è indubbio che spezzare il cerchio di una realtà che non valorizza il suo stesso territorio è un problema la cui soluzione deve passare per l’adozione della storia, del bilinguismo italiano-sardo e della cultura nella Pubblica Istruzione e nei media. Sono queste, oltre al potenziamento economico, le riforme verso cui indipendentisti/autonomisti dovevano e devono orientarsi se vogliono sviluppare nel tempo la loro piattaforma elettorale. Ma partire in questo processo senza averne i numeri e sfidando il bipolarismo in ordine sparso è non solo sciocco ma perfettamente inutile. Se i Sardi vorranno capire che la democrazia non è un luogo con soli soggetti passivi da una parte e soli attivi dall’altra ma un luogo di mutua collaborazione, l’area politica identitaria Sarda dovrà sviluppare una nuova piattaforma programmatica. Che cosa significa?

Che si chiami “Partito Nazionale Sardo” o “Fronte Nazionale Sardo”, i Natzionalisti dovranno necessariamente ridurre la loro attuale frammentazione politica con cui è impossibile sfidare il bipolarismo italiano: La sola unità o le sole riforme di immagine dei movimenti non sono dunque sufficienti ma serve un mix di tali elementi che potranno altresì coprire un’altra serie di problemi.
Che si allei o meno per programma con un grande partito italiano di centrodestra o centrosinistra, una coesa forza territoriale non dovrà solo sviluppare maggior peso con cui orientare l’agenda delle riforme (su cultura, riassetto istituzionale ed economia Sarda) in un eventuale Consiglio Regionale, ma potrà per logica conseguenza distribuire meglio le poche risorse a disposizione oggi disperse in diverse sigle. Inoltre, la fattibilità di un processo che contempla un primo gradino nel quadro delle istituzioni italiane su base autonomista (quindi senza fantasiose utopie basate sul nulla) consentirà di ripartire con credibilità anche dalle amministrazioni locali, trovando candidati validi con cui attivare un capace processo di spoil system (argomento su cui torneremo prossimamente). Sono i primi passi per sviluppare l’affezione popolare.
Pista necessaria dunque per arrivare ad un progetto politico di peso – prima ancora della possibilità di discutere sulle riforme da compiere in sede amministrativa – è quella di eliminare e liquidare sistematicamente anni di obsolete ideologie, di personalismi e di autentici “complessi” conditi da dogmi spacciati per dottrine innovatrici. Il prodotto di una classe dirigente indipendentista che non ha mai saputo assumersi responsabilità per il fallimento del proprio operato e che spesso cerca in cause esterne porzioni di responsabilità a cui invece ha superbamente giocato un ruolo.

La priorità dunque non è l’indipendenza del mattino, ma la costruzione di essa per la sera.
Edificarne le condizioni graduali e strutturali nel nostro contesto significa capire quanto in Sardegna sia assente un diffuso sentimento nazionale che invece è presente in terze realtà, come Scozia o Catalogna.
La priorità quindi è quella di dotare l’isola di un progetto politico natzionale con cui tutelare in primis gli interessi sociali ed economici dei Sardi.
Ma, parallelamente, tutelare ed introdurre nel tessuto sociale la storia e la cultura del territorio, che non verrà quindi più relegata alla stregua di un feticcio del passato, ma elevata al rango di un organismo vitale, in movimento, capace di guardare al progresso collettivo. Sarà solo allora il tempo opportuno per parlare di un ipotetico referendum sull’autodeterminazione per l’adesione all’Europa, in un Italia federale in cui non sia la demografia delle autonomie l’indicatore politico di un Parlamento ma le loro specificità.

In 3 anni l’indipendentismo Sardo (stimolato dalla critica) è cresciuto non poco, ma questo non è ancora sufficiente. I margini di crescita sono imponenti. Bisogna proseguire il processo riformista interno e far capire che l’unico percorso possibile in un contesto occidentale come il nostro passa per la Repubblica Italiana: La cui Costituzione va necessariamente mutata.
Per una serie di ragioni, spesso piovute dall’alto, i Sardi hanno contribuito alla costruzione d’Italia. Oggi dobbiamo pensare a noi stessi e meno agli altrui interessi d’oltre-Tirreno che in Sardegna ce li mostrano solo i mass-media.

Non scordiamoci dei veri avversari centralisti, che non sono quelli che vedono un sogno l’indipendentismo, ma coloro i quali vedono un sogno l’avvento di un progetto politico territoriale:
Perché sarà solo la sua costituzione il segnale per il quale inizieranno a preoccuparsi.

Grazie per la cortese attenzione.

Di F. Maurizio e B. Adriano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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    14 Commenti

    • [...] https://www.sanatzione.eu: Con vecchia legge elettorale nel 1999 l’indipendentismo raggiunse ampiamente i 50.000 voti e con un buon posizionamento del Sardismo (8% circa). Il fatto che gli ultimi cartelli elettorali indipendentisti senza IRS siano falliti è dovuto allo scarso impianto riformista dell’attuale Sardigna Natzione, di AMPI (ancorati a visioni ideologiche superate) e ad un PSD’AZ che solo recentemente ha iniziato a rimodernarsi. Nelle Regionali 2009 il 2% di lista (vero valore politico rispetto alla lista del presidente Gavino Sale giunta quasi al 3%) è dunque un fallimento politico mascherato da successo. Bisogna ridurre la frammentazione tra sigle, non necessariamente in un partito unico ma anche in un fronte programmatico, che non escluda alleati esterni. Per altri dettagli: Entra. [...]

    • ma chi sarebbero questi “nazionalisti” sardi che dovrebbero entrare a far parte del tuo “fronte”?

      I “comunisti” di sardigna natzione?
      I “copioni” di iRS?
      Gli “estremisti” di “A manca”?
      I “fallimentari” “sardisti”?

      Poi scusa non è un controsenso dire:

      “Che si allei o meno per programma con un grande partito italiano di centrodestra o centrosinistra, una coesa forza territoriale non dovrà solo sviluppare maggior peso con cui orientare l’agenda delle riforme (su cultura, riassetto istituzionale ed economia Sarda) in un eventuale Consiglio Regionale, ma potrà per logica conseguenza distribuire meglio le poche risorse a disposizione oggi disperse in diverse sigle.”

      e poi:

      “Non scordiamoci dei veri avversari centralisti, che non sono quelli che vedono un sogno l’indipendentismo, ma coloro i quali vedono un sogno l’avvento di un progetto politico territoriale:
      Perché sarà solo la sua costituzione il segnale per il quale inizieranno a preoccuparsi.”

      Quindi.. ti vuoi alleare con un tuo avversario centralista?

      Spiegami che i miei limiti non mi permettono di capire!

    • Purtroppo Zirognedda non è facile far capire al nazionalismo vecchio stampo come il tuo (stranamente chiamato non-nazionalismo) che gli avversari politici non sono nemici ma persone con le quali poter anche sviluppare alleanze programmatiche (se hanno l’obiettivo di sviluppare una vera autonomia) che sarebbe un gradino fondamentale per l’indipendenza. In mezzo mondo i partiti nazionalisti sanno anche allearsi, quì nò…ma cosa ci volete fare: La cultura da cui alcuni di voi provengono non ha mai preso come esempi partiti di successo ma solo partiti fallimentari ideologizzati ed integralisti sul piano dialettico. Nei movimenti che hai citato ci sono parecchie persone che stanno iniziando a porsi domande e sono stanche di sentire certe frottole. Intanto altri movimenti (a differenza di IRS) hanno già iniziato a dialogare, IRS vuole ancora stare nel suo mondo di fantasia. Ne ha tutto il diritto, ma non ha il diritto di dare patenti agli altri visto che di risultati ancora non ne ha prodotti. Io ho sempre la solita domanda: Come mai in 10 anni sono nate tante nuove sigle (formate dalle solite persone) ma si sono persi migliaia di voti rispetto alle Regionali 1999? Aspetto fiducioso una risposta. Voi che avete capito tutto…

    • (risposta a: SENZA UNITÀ E PROGETTO L’INDIPENDENTISMO È UNA BUFALA)

      Ho parlato forse di nazionalismo, o di non-nazionalismo?

      Nel tuo intimo desiderio di attaccare iRS, mi attribuisci posizione che non sono mie, pur sapendo che non sono un attivista di quest’ultimo movimento.. Essendo una persona, che all’alba del 2010, non attribuisce alcun significato all’aggettivo “nazionalista”, nè in termini positivi, nè tanto meno negativi, mi chiedo cosa c’entra la tua risposta con le due critiche che ti ho mosso.. se non forse a confondere le acque, e nascondere la mancanza di coerenza nelle tue parole.

      Ti ho fatto due specifiche domande, a cui aspetto risposta:

      1) Se vuoi fare un fronte nazionale (così te lo chiami, o sbaglio?) degli indipendentisti, con chi vuoi farlo, visto che non te ne va bene uno?

      https://www.sanatzione.eu/2009/11/tutta-la-verita-su-psdaz-sni-irs-rossomori-etc/

      Questo è del 25 novembre.. ma potrei pescare tue critiche a TUTTI i partiti indipendentisti a piene mani dai log del forum di POL.

      Con chi di questi dovresti costituire il fronte nazionale sardo?

      2) Come ti poni rispetto ai partiti italiani? ..perchè non mi è molto chiara la tua posizione.. in questo articolo prima dici che ti vuoi alleare con loro, poi li definisci “avversari centralisti”.

      Le domande sono due, e sono specifiche. Ti sarei grato se mi spiegheresti questi due punti del tuo progetto unitario.

    • O’ Zirognedda…noi guardiamo oltre a questi movimenti….se non avessimo fatto qualche critica oggi sareste ancora tutti con il pugno sinistro all’aria allo 0,1%!!! Non ti preoccupare di chi dovrebbe far parte di un fronte perché i movimenti stanno già dialogando e pure noi siamo in contatto con alcuni di loro. Ti è stato già spiegato che gli avversari non sono nemici e se uno di loro si allea per programma (in questo sistema bipolare) non è uno scandalo. A noi non ci è chiaro chi sei, riuscirai a presentarti con nome e cognome?

    • Emiliu scusami se avevo osato ridimensionare i vostri meriti.. in fondo è vero, prima del 2005, l’indipendentismo sardo contava lo 0,1%!!!!!!
      Senza URN e le sue critiche, gli indipendentisti avrebbero avuto soltanto 1.471 voti (0,1% degli aventi diritto.. 1,471 mln).

      Dovremo iniziare a datare gli avvenimenti dell’indipendentismo sardo dal 2005, anno di nascita di URN.. e io che pensavo che i padri del pensiero indipendentista sardo, fossero Lussu, Camillo Bellieni, Mossa, etc! Ma forse anche te, come i tuoi nemici giurati dell’alberello non li consideri padri della causa?

      Al di là dei vostri palesi meriti, io auguro davvero quanto di meglio alla vostra iniziativa, visto che sono convinto dell’esigenza di una riduzione della frammentazione politica dell’indipendentismo sardo. Ho seri dubbi sui vostri metodi, che mi sembrano più di distruzione, che di aggregazione, ma gli rispetto. Aspetto i frutti..

      Riguardo la richiesta di sapere il mio nome e cognome, sarò ben lieto di farlo, non appena saranno pubblicati tutti gli IP (o almeno i primi 3 byte, dei 4 che compongono questi indirizzi) di chi commenta queste pagine. Mi stupisce poi come questa richiesta, riguardi me e non gli altri innumerevoli commentatori di queste pagine.. tra cui anche lei, che si firma con sole sei lettere. Chi altro qui si è firmato con nome o cognome? O forse mi sbaglio?

    • Zirognedda non ce l’abbiamo contro ìRS…ce l’abbiamo contro la classe dirigente indipendentista in generale che ha solo diviso nascondendosi dietro stupidaggini teoriche….ma per fortuna negli ultimi mesi i tentativi di dialogo sono aumentati, non era mai successo prima. Servirà più tempo. Sai quanto ha preso Irsi nel 2004? L’1,13% in lista provinciale e l’1,9% in lista regionale….E dopo 5 anni sono cresciuti solo il tanto di guardare la porta della Regione che gli si chiudeva davanti!….Servono vere riforme e più unità nell’indipendentismo…e non è con i personalismi e le teorie che arriveremo all’obiettivo! Preoccupati della censura di altri movimenti che quì ti è stata lasciata la possibilità di usare certi toni.

    • x Luigi Vargiu

      Volete l’unità, ma criticate TUTTI (come sopra dimostrato)! Non c’è l’avete con IRS, ma avete sempre quel nome in bocca, come mai?

      Io ho risposto a “Emiliu”, che diceva che prima della nascita di URN gli indipendentisti sardi (visto che è di questo che si sta parlando, nel tema del fronte nazionale, e non di IRS) contavano lo 0,1%..

      Come volevasi dimostrare, alle elezioni del 2004, un anno prima della nascita di u.r.n., TUTTI gli indipendentisti esistevano già e contavano più dello 0,1%..

      Partito Sardo d’Azione (PSd’Az) 32.859 3,83%
      Sardigna Natzione 5.031
      Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna (IRS) 9.724

      In più ci sarebbero

      Progetto Nazionalitario UDS 33.302
      Fortza Paris 39.086
      Progetto Sardegna 66.690

      Anche se questi ultimi tre, in particolar modo l’ultimo, non hanno nulla a che fare con la causa indipendentista.

      Se guardiamo ai candidati presidenti, abbiamo cmq quasi 90.000 voti

      Giacomo Sanna Sardigna Libera 36.720
      Gavino Sale Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna 18.638
      Mario Floris Il Movimento – Progetto Nazionalitario UDS – NAT 35.460

      quindi quella di Emiliu era una falsità! Il resto della tua risposta Luigi, a mio giudizio non c’entrava nulla col tema della discussione, ed era solo un altro, l’ennesimo, attacco gratuito ai soliti noti, che sicuramente non sono andati come in fondo speravano (anche se difficilmente lo ammetteranno), ma che hanno comunque triplicato i voti con le poche risorse di cui disponevano.. per questo da parte mia, tanto di cappello!

    • Io non credo che col pugno sinistro all’aria si sarebbero avvicinati tutti quei giovani….e infatti prima non superavano mai il 2%….ma vuoi sapere perché abbiamo spesso irsi in bocca? Guardacaso perché è stata la nascita di quel movimento l’effetto domino che ha prodotto in 10 anni tutto il resto…Ma ci spieghi o nò come mai si sono persi migliaia di voti dal 1999 ad oggi?

    • E smettila di dire che noi abbiamo inventato tutto…sono falsità che non abbiamo mai detto.

    • E’ importante dialogare per costruire un percorso politico che sia condiviso da tutti soggetti che s’ispirano all’indipendentismo. Di certo c’è che l’indipendentismo soffre troppo di individualismo, di accuse tra fazioni, di chi cerca di portare via l’elettorato ad un altra sigla e i suoi militanti pure. In dieci anni si è avuto un netto calo di consensi, ma il lavoro politico che abbiamo davanti è grande, perchè dobbiamo ritornare alla gente con idee e progetti comprensibili, quindi dobbiamo saper comunicare e dialogare, ascoltare più che sentire! Non sto qui ad accusare l’uno o l’altro movimento, perchè sono stanco di sentire le solite cose per SNI, IRS, PSd’Az, purtroppo le sigle sono fatte da uomini e gli uomini sono soggetti a errori, ma i nostri errori e/o incomprensioni ci devono far riflettere e far capire da che parte vogliamo andare. A Carbonia a novembre abbiamo iniziato un percorso di cultura e politica, dove per la prima volta i leaders dell’indipendentismo si sono confrontati, a Santa Cristina sarà un’altra tappa importante. Bisogna che scendiamo dal piedestallo che ci siamo creati, rimboccarci le maniche, pensare agli errori commessi e ricercare un nuovo rilancio dell’idea progetto dell’indipendenza, la ricerca del dialogo tra indipendentisti è di per sè un segnale positivo, vuol dire che abbiamo voglia e necessità di migliorare.

    • Caro Marco Cannas,
      Ho letto con molto interesse ciò che hai scritto e per altro condivido a pieno le tue idee. Però mi sorge un dubbio! Mi chiedo se effettivamente a livello dirigenziale ci sia questa tanto proclamata volontà di mettere da parte personalismi, accuse tra fazioni e quant’altro leda una futura collaborazione o cooperazione tra chi debba rappresentare e difendere le genti sarde. Partendo da Carbonia, ricordo il bellissimo incontro dove finalmente i vari leader ci regalarono la possibilità di poterli ammirare tutti quanti assieme, mi luccicarono quasi gli occhi dall’incredulità, però dopo aver ribadito “il mio movimento ha fatto questo”, “noi siamo belli perché siamo così” “Noi siamo Patriottici perché” etc etc.. oltre non si arrivò. Certo, è stato un punto di partenza, ma quando si è trattato di fare un passo successivo, come a Lodine, apriti cielo! La maggior parte dei dirigenti e tutti i leader sono rimasti completamente paralizzati, assenti. Immancabile invece, (come al solito) la base dei movimenti vari la quale non snobba nessun incontro e forte della volontà di collaborare è giunta da ogni parte della Sardegna. Per altro, all’incontro presieduto dal sindaco Franciscu Bussu, non solo ha partecipato chi organizzò a Carbonia ma anche una buona fetta di coloro che vi presenziarono come spettatori. Di ogni movimento o partito. Gli stessi che da anni chiedono il dialogo con altri movimenti ai loro leader, ma che come risposta ottengono solo proclami. E stavolta qualcosa è andata oltre alle semplici parole. Perciò, essendo una cosa positiva, il cercare il dialogo deve divenire una priorità concreta anche e soprattutto per i dirigenti e i leader dei movimenti, i quali, quando capitano occasioni di confronto tra indipendentisti, dovrebbero scendere dai piedistalli che si sono auto-prodotti e dare l’esempio. Altrimenti queste ultime opere d’arte citate rischiano di essere lasciate una volta per tutte in magazzino.

      Cun Amistade

      Brunu

    • L’episodio di Lodine, ha dato finalmente una piccola scossa all’indipendentismo Sardo.
      Per quanto riguarda i nostri politici affermati, cioè i leader degli attuali partiti nazionalisti Sardi, credo che al di la di slogan, ideologie e settarismi, non credano nemmeno loro ad una Sardegna indipendente.
      Ho sentito tra l’altro delle lamentele da parte di qualche leader di partito indipendentista già noto che dice:
      “A LODINE -INDIPENDENTISTI UNITI, QUALI E DA CHI ?”
      Facendo uno scandalo sul fatto che nessun partito tra SNI, PSD’AZ,rosso mori e IRS era uffucialmente presente, ma è stato definito “un incontro di delegati” per cui da non prendere sul serio.
      Bisogna constatare il fatto che dobbiamo essere contenti se un gruppo di indipendentisti liberi si unisce mentre IRS, A Manca pro s’Indipendentzia, PSd’Az , Rosso Mori e SNI stanno aspettando la manna dal cielo.
      Formare gruppi e associazioni o partiti sono diritti del cittadino.
      Se tutti questi partiti anzichè rinnovarsi, pensano a dividersi piuttosto che lavorare uniti per i Sardi è normale che poi i Sardi cercano di riunirsi altrove.
      Era ora che qualcuno si svegliasse.
      Chissà che questo sia un messaggio chiaro per tutti coloro che pensano a nascondersi dietro indottrinamenti assurdi.
      Un cordiale saluto a tutti i lettori.

    • che spettacolo pietoso leggere questi post….si parte dalla lettura di un buon articolo del sig. Bommboi ( che fra l’altro ancora non ho capito bene chi sia ) che fa una analisi dettagliata ( piena di buoni spunti ) sui temi identitari…e poi si assiste ad una indecente assalto pieno di arroganza e supponenza ( ma senza un grammo di proposte costruttive ) da parte di Hieropant,Emiliu,e Luigi Vargiu a uno ( Zirognedda ) che dice tranquillamente di non avere alcuna tessera di partito pur provando simpatia per il movimento politico IRS, e che si mostra ( a parer mio giustamente ) infastidito da un certo atteggiamento provocatorio che sembra solo portato a demolire e a distruggere ( spesso con sfottò gratuiti ) tutto ciò che sta facendo Irs….
      Mi permetto molto umilmente di dare un consiglio al sig. Bomboi… ho notato che spesso nei suoi interventi quando parla a nome del suo movimento lo fa al plurale… Noi siamo…Noi vogliamo…senza il Nostro contributo….etc etc….bhe se davvero Hieropant,Emiliu e Luigi Vargiu fanno parte del suo movimento ( o del suo staff..) cerchi di vigilare in modo più efficace sui loro interventi (o perlomeno cerchi di consigliarli meglio ) perchè trasmettono veramente una pochezza culturale ed una banalità infinità che niente di buono potranno sicuramente apportare alla causa del movimento nazionalitario sardo….confrontarsi per trovare un punto in comune è una cosa…scontrarsi solo per far capire all’altro che il proprio punto di vista è miglore e l’altro sta solo dicendo cavolate è cosa ben diversa ed è tipico solo di chi sa urlare e offendere perchè non ha nient’altro da dire….

      cordiali saluti da un indipendentista che non ha alcuna tessera

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