La zona franca urbana dei sardisti come progetto pilota per l’isola

È tempo di commissariare la pseudo zona franca di Cagliari, bloccata dalla politica, e superare le ZFU all’italiana, baracconate assistenziali prive di efficacia. Un’alternativa potrebbe essere il progetto di ZFU sardista, già illustrata nel 2016.

Di Mario Carboni.

Oltre due anni fa, il 5 febbraio 2016, il PSdAz e la Fondazione Sardegna Zona Franca, in campagna elettorale per la guida del Comune di Cagliari, presentarono la proposta della ZFU col fine di realizzarla durante la consiliatura. Ritenevamo, certi che il nostro apporto ci avrebbe portati a governare la città, di poter realizzare questo obbiettivo. Sappiamo com’è andata.

Oggi siamo certi che la sinistra, sempre contraria ai temi sardisti ed in particolare alla zona franca, come ha dimostrato anche la Giunta Pigliaru, dovrà sgomberare prima il Governo dell’Isola e poco dopo il Comune di Cagliari.

Il successo invece della politica sardista e delle sue alleanze, e in particolare con la Lega, con la quale uno dei punti programmatici dell’alleanza è proprio la zona franca, ci porta a pensare che proprio per questo obbiettivo storico sardista, sia venuto un tempo propizio a per la sua realizzazione. Fatta salva la partita strutturale delle zone franche industriali e per servizi avanzati, votate principalmente alla manifattura, alla trasformazione e all’esportazione per produrre PIL e molta occupazione, secondo l’applicazione del decreto n. 75/98, che certamente decollerà con l’ormai imminente ritorno del PSdAz alla guida della Regione, con un’alleanza a trazione sardista, bisogna pensare al resto della Sardegna e ai bisogni delle popolazioni dei paesi, delle città e per queste secondo le loro peculiari esigenze e aspirazioni.

È noto che nella moderna elaborazione sardista sull’argomento basato su diritti storici e in particolare sui diritti statutari scolpiti nell’art. 12 dello Statuto vigente, il Progetto politico-economico sulla zona franca sarda, prevede una modulazione che si basa anche sul rispetto dell’Intesa quadro di programma col Governo italiano, intesa nella quale l’esecutivo si è impegnato a estendere una zona franca fiscale a tutta l’Isola.

Si creerebbe in Sardegna una situazione articolata secondo un progetto tutto sardo di extradoganalità e defiscalizzazioni anche al consumo simile a quello presente nella Comunità autonoma delle Canarie. In questo quadro d’insieme è anche oggi possibile realizzare, rivedendo l’impostazione assistenzialista e demagogica, praticata dalla sinistra nella scorsa legislatura parlamentare, rivedere e mettere in pratica l’istituzione delle “zone franche urbane all’italiana”, brutta copia delle francesi, adattandole e ridisegnandole, con norme di attuazione del nostro Statuto, rendendole se non permanenti ma almeno efficaci per almeno 10 anni e rinnovabili, emancipandole dalla vergogna del de minimis, che le rende inefficaci, discriminatorie, assistenziali e senza uno spirito di sviluppo che spinga l’anima imprenditoriale e liberista dei sardi. Come purtroppo evidenziato dal clientelare e tribale Piano Sulcis e dalle recenti riesumazioni delle zone franche urbane di Quartu e Cagliari-Sant’Elia, nate morte tant’è che non ne parla nessuno pur essendo partiti i bandi per le manifestazioni d’interesse.

Ed è proprio perché sembra che si stia aprendo un periodo favorevole che ripubblichiamo il “Progetto Castello Zona Franca”, che può dare risposte in tal senso. Nel mentre, il Governo, su impulso sardista, dovrebbe mettere fine allo scandalo della “zona franca di Cagliari”, magari commissariando la Cagliari Free Zone, società che avrebbe dovuto gestire lo spazio economico nei vent’anni dalla sua costituzione e non lo ha fatto, per manifesta incapacità e ostruzionismo politico. Oggi si potrebbe dare una rapida risposta al centro storico del capoluogo, iniziando dal Castello.

Il progetto, che avrebbe bisogno di una lieve revisione, è senz’altro ancora validissimo e per chi è interessato a questa problematica ed ha anche la pazienza di leggerlo, fornisce elementi di conoscenza semplici ma precisi, secondo il più moderno stato dell’arte a legislazione vigente. Si può realizzare, se vi è volontà politica, in breve tempo con un decreto attuativo dello Statuto, con un decreto legge, infine con una norma nella Legge di stabilità senza modificare lo Statuto.

Si astengano dal dibattito gatti e volpi, venditori di fumo, pifferai magici, sindaci ipnotizzati e eterodiretti, che negli ultimi anni hanno inquinato il dibattito sulla zona franca, disorientando i sardi. Costoro non si illudano di saltare nella barca della zona franca sardista e degli alleati di maggioranza come se nulla fosse.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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