Sindaci a Cagliari? Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, espone i suoi dubbi

Di Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru.

Venerdì non ho partecipato alla discesa dei sindaci sul consiglio regionale. E credo che la questione abbia due aspetti: uno “interno” e uno “esterno”.

L’aspetto “esterno” riguarda noi e il nostro rapporto con lo Stato. Da questo Stato, nato centralista nel 1861, armato di prefetti fin nei più lontani territori, passato per la dittatura, e che quando ha deciso di decentrare ha rinviato per oltre vent’anni l’istituzione delle Regioni, non aspetto favori o considerazione particolare. Non è nella sua natura, non è nella sua vocazione. Lo Stato ci darà retta solo quando gli farà comodo. Adesso non gli fa comodo. E quando dico “Stato” mi riferisco anche alla sua articolazione periferica attuale: la Regione. Ben oltre Statuto, Costituzione, leggi e persino Carta europea delle autonomie locali, la Regione è oggi concretamente, nei fatti, un’appendice governativa. Alla Regione i sindaci si erano già rivolti. La Regione aveva negato l’allargamento dei cordoni della borsa. Così non sono andato a Cagliari perché non mi piace prendere ceffoni a ripetizione.

L’aspetto “interno” della questione riguarda il nostro modo di gestire il denaro pubblico ed è più complesso e delicato.

Si è detto, assiomaticamente, che la contabilità armonizzata inibisce le possibilità di spesa dei Comuni. Non è vero. Soldi da spendere ce ne sono: è che bisogna spenderli bene. Bisogna fare il bilancio per tempo, non a primavera, con l’anno finanziario già in corso, non in estate, e bisogna pianificare accuratamente la ripartizione del denaro disponibile. In entrambi i casi, per non trovarsi a giugno e non aver ancora messo in cantiere niente o quasi niente. Poi, frequente e ciclica, c’è la lotteria dei bandi piccoli e grandi, cui si deve partecipare con competenza: sono soldi che spesso tornano indietro per l’incapacità ad accaparrarseli di chi dovrebbe avvantaggiarsene. In sintesi: meglio si programma la spesa, meno si rischia di vedere i quattrini finire in avanzo di gestione. E se si programma bene di cose se ne fanno.

Si è detto, altrettanto assiomaticamente, che la contabilità armonizzata impedisce ai Comuni di fornire ai cittadini servizi essenziali. Non è vero. I soldi per i servizi socio-assistenziali ci sono, vanno spesi durante l’anno, e solo responsabili “irresponsabili” dei servizi potrebbero farli finire in avanzo di gestione. Certo, la contabilità armonizzata sottrae ai sindaci il denaro utile per rimettere a posto tutte insieme le strade del paese, per ristrutturare un complesso sportivo, per aprire un centro polifunzionale: ma questo denaro, queste grosse cifre, si reperiscono proprio attraverso i bandi citati prima, ed anche i lavori cui servono possono essere spalmati su più anni. In altre parole: i servizi di base vengono regolarmente erogati e quanto alle opere maggiori non mancano i finanziamenti cui attingere.

Si è detto, rabbiosamente, che quelli sono “soldi nostri”. Ecco, questo è il punto che mi duole di più. Il soldo che finisce in avanzo di gestione è in massima parte lo stesso soldo che Stato e Regione versano ogni anno nelle casse dei Comuni. Che siano spesi bene o male, sono “soldi nostri” solo perché al centro hanno deciso così. Ed è tanto vero che, una volta deciso di toglierceli, ce li hanno tolti. Questo è il limite della nostra libertà.

Come uscirne? Uno: facendo buon viso a cattivo gioco, fino a quando le regole sono queste, e amministrando in modo intelligente ed efficace il nostro patrimonio. Due: convincendosi che andare a Cagliari a parlarne è illudersi che esista in materia un patto tra gentiluomini. Il patto non esiste. Tre: provando ad afferrare il coltello dalla parte del manico. Non avremo udienza al centro fino a quando non diminuirà la nostra dipendenza economica da quel centro. Niente indipendenza, niente pari dignità. E qualsiasi scambio possa avvenire tra le parti, se non è tra pari non è dialogo: al meglio è favore e sovvenzione, al peggio è marginalizzazione e disinteresse. Va da sé che una visione e un progetto di maggiore indipendenza dal centro ce li possiamo costruire solo noi. Credete forse che qualcuno ce li regalerà?

Iscarica custu articulu in PDF

Redazione SANATZIONE.EU

Be Sociable, Share!

    1 Commento

    Commenta



    Per la pubblicazione i commenti dovranno essere approvati dalla Redazione.