In materia di diritti alle coppie omosessuali

Di Adriano Bomboi.

Non sono pochi coloro i quali mi hanno scritto chiedendo una posizione in materia di diritti alle coppie omosessuali. Che altro aggiungere al dibattito mediatico di queste settimane? Chiedere ad un liberale se sia d’accordo che qualcuno possa sposarsi, a prescindere dal sesso, equivale a chiedere all’oste se il vino sia buono: ovviamente si.

Non ci sono ragioni per le quali un individuo debba o possa impedire ad un altro di vivere la propria sessualità come meglio ritiene opportuno.

Ciò premesso, ciò di cui non si parla in Italia – e la battaglia tra progressisti e conservatori lo dimostra – riguarda l’assenza di consapevolezza sul ruolo dello Stato. Infatti, nella filosofia liberale il problema della discriminazione non nasce dalla presenza di individui avversi al riconoscimento delle coppie omosessuali, ma a monte, cioè nel momento in cui l’uomo contemporaneo ha delegato allo Stato anche la cura dei temi etici. Se infatti lo Stato si occupasse solo, ad esempio, di sicurezza e tutela della proprietà privata, oggi la comunità gay non sarebbe costretta a mendicare a delle istituzioni il diritto ad esercitare le modalità con cui intende vivere il proprio rapporto sentimentale. Viceversa, i conservatori non avrebbero ragioni di opporsi a pratiche di esercizio dell’omosessualità che in altre epoche ed in altri contesti non hanno scatenato scandali, privazioni e sanzioni. A prescindere da valutazioni influenzate da una matrice religiosa.

Il culto dello Stato, a cui l’uomo ha conferito il potere di monopolizzare la sfera dell’etica, come se esistessero confini tra “ciò che è giusto e ciò che è sbagliato”, non è che lo specchio di uomini incapaci di riportare l’individuo e non la collettività al centro del dibattito politico.
La mitologia democratica dello Stato contemporaneo, l’eguaglianza, sarà sempre e comunque espressione della volontà di una maggioranza a danno di una minoranza di individui.

La risultanza di questo processo storico esprime un campo progressista ed un campo conservatore infettato da intolleranti. I primi etichettano i secondi come “ritardati oscurantisti”, persone accusate di essere fuori dalla modernità per la “colpa” di difendere un modello di famiglia tradizionale basata sulla natura eterosessuale. Uno squallore che investe numerosi intellettuali, libri e programmi di derivazione progressista, ma in realtà affini a tendenze totalitarie.
I secondi etichettano i primi come “pervertiti”, persone accusate di voler elevare le loro private “nefandezze” al rango della formale famiglia naturale. Uno squallore di segno opposto, anch’esso contrassegnato da tendenze autoritarie dove si vorrebbe costantemente istituzionalizzare un modello prestabilito di famiglia.

La presunzione dei primi non ha carattere di moralità superiore a quella dei secondi. Entrambi si affidano ad una forza pubblica affinché sfrutti il suo monopolio della coercizione per piegare gli uni piuttosto che gli altri a delle ragioni che dovrebbero esprimere il sedicente “bene comune”.
In realtà, una concreta democrazia sottratta al governo di un Leviatano centrale dovrebbe poter ospitare anche il diritto di discriminare, ed il suo opposto. Sfortunatamente, nella declinazione attuale del “contrattualismo” si tratta di una possibilità scarsamente osservata.

Infine chiediamoci, quale potrebbe essere il ruolo dei minori negli scenari familiari che si prospettano all’orizzonte? Si tratta chiaramente di riconoscerli per ciò che sono: individui, non oggetti classificabili come esclusivi “diritti della coppia”. Individui anch’essi dotati di esigenze e aspettative. E ad oggi, la scienza, data l’assenza di una vasta casistica di adozioni da parte di coppie omosessuali, non ha ancora saputo e potuto argomentare eventuali aspetti positivi o negativi in materia. Tuttavia niente ci vieta di pensare che l’affetto genitoriale, a prescindere dal sesso, possa rappresentare il collante ideale per il loro benessere; ma neppure che la famiglia naturale non possa rimanere l’unico baluardo in loro difesa. Chi siamo noi per stabilire quale opzione selezionare in vece di altri individui? E chi rappresenta lo Stato per decidere cosa debba o non debba essere fatto per una indefinita platea di cittadini ricadenti sotto la sua pubblica autorità?

Herbert Spencer sosteneva un nuovo diritto, quello di ignorare lo Stato.

Pensate, oggi un manipolo di giudici della Cassazione decide persino chi ha il diritto di tradire un coniuge e con quali modalità: un’aberrazione.
Purtroppo a sinistra, e in generale per l’uomo contemporaneo, il governo è l’unico spazio fisico in cui si concretizza l’elargizione di diritti e doveri.

Guardatevi da “una società” in cui tutti si fanno portatori di verità assolute. Perché il giorno che dovessero incrementare il proprio potere alla guida delle istituzioni, io sarò già lontano.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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