Profumo di mare o aria di cambiamento?

Di Giuseppe De Lorenzo e Gianni Nachira.

C’è fermento in Sardegna, si respira un´aria salmastra da terra di mare che profuma di cambiamento, in contrasto con l´aria stantia di una situazione disastrosa che dura da molti, troppi anni. Questi flussi di aria salutare provengono dalle manifestazioni di questi ultimi mesi, promosse per denunciare le gravi situazioni di disagio in cui versano:
• la scuola – vertenza docenti;
• La Saremar – fallimento;
• La terra Sarda per via dello stoccaggio di scorie;
• Ancora la terra (e il popolo) per la “Trident juncture”;

Manifestazioni che hanno fatto sì che si elevasse di parecchio la temperatura delle coscienze sardiste esasperate, che hanno dichiarato con forza il loro disappunto.
Ma, oltre queste, quali novità ci sono in ambito politico Sardo attualmente?
A Maggio scorso è nata Podimus, un’associazione politica che ha in sé motivazioni forti per volere l´unità indipendentista affinché si crei la condizione del “dialogo” tra tutti i partiti e movimenti della stessa corrente politica.

Podimus ha chiamato intorno a sé il popolo e ha parlato di progetti futuristici per la Sardegna, presentando proposte che ritiene siano condivisibili da tutti.
Si, ma al di là delle considerazioni negative che si possono tranquillamente fare sull’attuale governo regionale, se prendiamo in considerazione tutti i partiti Sardisti e Indipendentisti, scopriamo che per la prima volta (in modo apparentemente efficace), hanno espresso l´intenzione di volersi incontrare per promuovere l´idea di una unità di intenti, allo scopo di far convergere verso un unico obiettivo i programmi e i progetti di ciascun partito o movimento indipendentista e sardista.
Lo hanno fatto in un congresso pubblico, e a noi di Podimus, questo non può aver fatto altro che farci rallegrare, perché lo spirito era quello giusto. Ma l’allegria è durata poco, dal momento che anziché fare un passo avanti, come i gamberi, questi indipendentisti hanno fatto un mezzo passo indietro e il risultato è sempre postato sullo zero virgola qualcosa, dal momento che ciascun partito presente al congresso si è comunque mantenuto fermo nella propria posizione statica.

Quale dunque il cambiamento possibile? Una fotografia istantanea ci mostrerebbe una Sardegna mal governata, non solo dall’attuale compagine, ma anche dalle precedenti formazioni di governo.
Allora c’è davvero tanto da fare per portare in auge l´indipendentismo, quale unica realtà politica possibile che sia in grado di attuare il “cambiamento epocale” a beneficio di una terra martoriata e di un popolo stremato dalle politiche distorte, autrici dell’attuale disastro economico e ambientale in cui vive.
Plauso alle manifestazioni popolari, certo, ma esse non sono sufficienti perché ci si riappropri della Terra e se ne esercitino i diritti di proprietà. Serve la politica, quella Sarda al 100%, che mira a salvaguardare i diritti di ogni connazionale attraverso l’attuazione di un programma di governo che deve tendere a risolvere in modo definitivo le infinite problematiche create dalla politica italiana in coalizione con alcuni dei partiti sardi che, consapevolmente (dubitiamo della loro inconsapevolezza), hanno giocato una partita sporca contro una Sardegna che invece si aspettava i benefici di un gioco politico pulito.
Niente di tutto questo dunque, sino ad oggi. Lo notiamo noi, in Podimus, perché oltre a guardare con i nostri occhi e prendere atto di una situazione di stallo, sentiamo le voci del popolo che si dichiara stanco anche dell’indipendentismo, così come è stato condotto sino ad oggi.
Si tratta di capire come stanno realmente le cose; di fare dei ragionamenti diversi su modo di rivoluzionare il pensiero politico indipendentista; di suggerire, per quanto possibile, idee nuove ma sempre attuabili.
Chi può farlo? Noi di Podimus? Si, perché in esso non ci sono soltanto i fondatori; l’associazione ha già un suo numero congruo di iscritti su cui contare; e del del resto, è amica di tutti i sardisti e indipendentisti; il gruppo mira all’unità tra tutte queste forze oggi disgiunte, vettori che ancora non convergono per svariate ragioni, molte delle quali sono note.
Se è fondamentale l’unità per raggiungere lo scopo indipendentista, dobbiamo auspicare che ciò accada. Non basta la presenza dei politici alle manifestazioni, il popolo questo lo sa, tant’è che spesso noi stessi accogliamo lamentele e commenti della gente comune, la quale sostiene che la loro presenza ha tendenza malsana di ricerca voti.
Non c’è più tempo, siamo indietro con la tabella di marcia e occorre recuperare il terreno perduto negli anni; serve ricreare la nostra economia collassata; serve ridare alla pastorizia sarda un volto nuovo, scevro da interesse privato e malaffare. Serve parlare di agricoltura a tutto campo, secondo metodologie innovative e redditizie; serve riappropriarsi di tutte le strutture ricettive e turistiche oggi in mano agli stranieri; serve una battaglia dura contro il monopolio trasporti che oggi ci vede ancora più isolati (oggettivamente) e privi di una autonomia per la coordinazione di un impianto logistico nei trasporti terra aria acqua; serve la conversione delle mega strutture industriali esistenti mai decollate o fallite insieme a quelle esistenti e nocive; serve la globale gestione del sistema energetico; serve la protezione e la rivalutazione delle aree nuragiche e archeologiche esistenti; serve l´affidamento di beni primari (acqua, luce, gas) a entità governative. Serve… C’è un´infinità di cose da fare e si possono realizzare soltanto con un governo totalmente Sardo.
Ma come deve essere questo Governo? Dipendente dallo Stato Italiano? Diciamo di no, perché – e non siamo noi a dirlo ma tutto l’indipendentismo – il sardo, in quanto popolo a sé stante, non italiano, etnicamente “diverso”, non può dipendere ed essere sottomesso ad altri Stati. Allora diamo ragione a chi vuole che la Sardegna sia una nazione indipendente. Ma di indipendentismo parlano tutti, anche quei partiti che oggi se la filano con l’Italia. Parlano di Stato e parlano anche di altre forme per giungere alla tanto voluta indipendenza. In questo modo creano confusione nella gente e si determinano così gruppi disgiunti che frammentano ancora una volta questo nostro benedetto indipendentismo.

Lavoriamo insieme per mettere fine alla divisione. Dobbiamo creare un collante speciale che metta insieme i cocci di questo “vaso rotto”. Per farlo serve che la gente comune si ribelli allo status dei partiti in essere oggi e accada finalmente quello che Podimus vuole, secondo il disappunto espresso dalla gente stanca del niente di oltre trent’anni di pseudo-indipendentismo.
Podimus? Si, totus impari podimus!

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Redazione SANATZIONE.EU

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