Cinema: 5 minutes of Heaven. Il dramma degli innocenti di fronte alla violenza politica

Trailer “Five minutes of Heaven” – Distributed by Pathé Company, 2009 (14 Mb – Wmv).

Hannah Arendt la chiamava la “banalità del male”, l’inconsapevolezza delle proprie azioni, ovvero, la mancata riflessione su un fatto ed un errore importante che avrà conseguenze per tutta la vita. E’ la filosofia che sta alla base di un film passato in sordina al grande pubblico ma premiato al Sundance Film Festival del 2009, dove un tiepido Liam Neeson è il protagonista di “Five minutes of Heaven”, una pellicola incentrata sul tema della difficile riconciliazione fra gli unionisti e gli indipendentisti cattolici dell’Irlanda del Nord che si diedero battaglia nelle strade dell’Ulster nei sanguinosi anni ’70. Nel film non c’è alcuna morale politica nei confronti delle due parti, ma un solo grande vuoto che muove le esistenze delle vittime e dei loro carnefici, diventando persino più ingombrante di qualsiasi appartenenza etnica, linguistica o religiosa.

Un giorno del 1975, 4 giovani unionisti filo-britannici, in un malinteso senso del dovere nei confronti della propria comunità ed alla ricerca di affermazione sociale, guidati dal giovane Alistair (Liam Neeson), uccidono con 3 colpi di pistola un giovane cittadino irlandese nella propria abitazione. A questo drammatico assassinio assisterà, impotente, un bambino, il fratello dell’ucciso.
L’evento cambierà per sempre la vita di Alistair e quella del bambino (James Nesbitt). Il primo, finito l’attimo di gloria nel proprio gruppo, inizierà a vedere tutti i giorni della sua vita lo sguardo di quel bambino, senza pace, né un luogo in cui sostare, né, mai più, un obiettivo da portare avanti, se non quello di mettere in guardia tanti giovani dal ripetere lo stesso errore, a prescindere da qualsiasi causa politica sostenuta che contempli l’uso della violenza. Il secondo, a causa dell’assassinio del fratello, vedrà anche morire il padre, e per 33 anni subirà la rabbia della madre, la cui instabilità psichica dovuta a quell’evento finirà per dare le colpe proprio a lui per quanto accaduto, malgrado quella notte del 1975 fosse piccolo ed incapace di opporsi alla morte del fratello. Questo bambino crescerà col desiderio di ottenere i suoi cinque minuti di Paradiso (dal titolo del film), cioè il momento in cui avrebbe riguardato negli occhi l’assassino del proprio fratello e lo avrebbe ucciso, preferendo la vendetta a qualsiasi tentativo di riconciliazione per un delitto che nella sua banalità non poteva avere alcuna valida giustificazione al mondo, neppure la causa più nobile, come quella della libertà di un Popolo.

I cinque minuti arriveranno, ma per entrambi non sarà una occasione per pensare al passato, ma per dare un senso al presente e trovare la strada per il futuro. In cinque minuti, un bambino ed un ragazzo diventeranno uomini.

Di Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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