Donne indipendentiste in piazza a difesa dei ceti più deboli

Di Roberto Melis.

A Cagliari, nei giorni scorsi, davanti al palazzo regionale, alcune attiviste indipendentiste dell’IRS hanno indetto una coraggiosa dimostrazione di forza e di rivendicazione contro l’impasse dell’intera classe politica: uno sciopero della fame contro l’agenzia di riscossione Equitalia, con la richiesta di sospensione delle cartelle esattoriali, delle aste e degli sfratti, richiamando l’articolo 51 dello Statuto Autonomo Sardo che consente di impugnare provvedimenti statali lesivi per la nostra isola.
Ad esse si sono associati i sit-in del movimento PAR.I.S. e di Sardigna Natzione (Feminas de su Populu Sardu).
Sulla spinta delle proteste popolari e in seguito all’incontro sui camper delle maggiori cariche politiche regionali, solidali con le indignate Sarde in sciopero della fame, la Giunta regionale si era impegnata a trasmettere un provvedimento (varato il 17 novembre) verso il nuovo Governo Monti.
Si è trattato di un disegno di legge che prevederebbe il licenziamento di Equitalia, con l’obiettivo di riscuotere tasse e tributi direttamente in Sardegna mediante una apposita agenzia regionale.
Inoltre, lo scorso 19 novembre il governatore Ugo Cappellacci ha inviato al nuovo Governo Monti un tristissimo dossier sulla situazione di crisi della Sardegna, mettendo in evidenza il caso Equitalia e la previsione di ben 70.430 imprese indebitate col Fisco per 4,27 miliardi di euro.
Da quanto emerge da un monitoraggio sulla crisi, elaborato dalla Società per gli studi di settore (SOSE), in Sardegna dal 2010 sono calate del 3,8 % le operazioni attive (un calo di quasi quattro punti superiore alla media italiana) e risulta inferiore del 44,3% il saldo tra acquisti e cessioni di beni strumentali nel periodo tra il 2007-2010. Indici che paiono provenienti – non dalla Repubblica Italiana – ma da un altro Stato sottosviluppato, se confrontati con la media italiana attestatasi al 29,6 %.
Dal 22 novembre è stato smobilitato il sit-in indipendentista della protesta in Regione con l’intento di proseguire l’opera di vigilanza della classe politica, visitando le Prefetture della Sardegna al fine di tenere aperta l’attenzione sui principali problemi dell’isola.
Questo è quanto affermava nei giorni scorsi Claudia Aru, una delle attiviste presenti in viale Trento:
«La voce unanime partita dal Consiglio Regionale deve rinnovarsi con una delibera della Giunta, fino ad arrivare in Europa passando per lo Stato italiano, affinché siano presi provvedimenti urgenti per arginare il dramma economico e sociale che la Sardegna sta vivendo».

Da parte mia e dell’associazione U.R.N. Sardinnya, un elogio alle donne impegnate in questa difficile battaglia e ai movimenti nazionalisti e indipendentisti Sardi che si sono interessati al problema in prima persona. Lo stesso non può dirsi per tutti i partiti italiani, la cui retorica ha il solo fine di limitare il malcontento e garantire il mantenimento dello status-quo dell’isola.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    2 Commenti

    • Una lettura interessante e decisamente riflessiva.

    • L’azione più viva dell’indipendentismo Sardo da quando esiste. Condivido pienamente il lavoro di queste donne ma non condivido ancora l’operato dei partiti Sardi, basato sul litigio e sull’assenza di programmi

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