Buone Feste dall’anno dei disastri, con Poesia

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Il grande cinema notturno e introspettivo di Micheal Mann: Nel thriller Collateral (2004), in una celebre sequenza all’interno di un taxi di Los Angeles, il cinico killer professionista chiamato Vincent (Tom Cruise) incalza il tassista Max (Jamie Foxx) sui progetti mai realizzati della sua vita:

“Un giorno…un giorno il tuo sogno si avvererà? Un giorno ti sveglierai e scoprirai che non è mai successo!…Sì, ci hai girato intorno, ma non si è avverato e sei diventato vecchio….Non ha funzionato. Ma tanto tu non l’avresti mandato in porto comunque. Lo spingerai nel ricordo e poi lo rimuoverai sdraiato sulla tua poltrona reclinabile, ipnotizzato dalla TV per il resto della vita”.

Dovrebbe essere questa la “filosofia” di molti Sardi? Quelli che attendono una svolta che cambi le cose. Ma la svolta non arriva mai se non nella bocca dei pifferai che si accalcano in periodo di elezioni. E che succede a Roma? Un presidente del Consiglio sfugge ai processi ma fa curiosamente e tempestivamente arrestare dei mafiosi, mentre l’opposizione cerca di rovesciare una maggioranza democraticamente eletta attraverso una Magistratura più occupata in congressi di partito e rassegne televisive che sulla aule di tribunale. E’ questa l’anomalia italiana: Avete mai visto un Paese occidentale dove il Primo Ministro ha timore di recarsi in aula a dire la sua? O avete mai visto un Paese occidentale in cui i Magistrati vanno in TV a contestare le leggi di un Parlamento? E avete mai visto in un Paese occidentale la Magistratura usare mafiosi “squagliabambininell’acido” come testimoni? Mah…la solita guerra tra squadre.

Anche il 2009 ha rifilato alla Sardegna diverse patacche:
I rottami di un G8 mai visto a La Maddalena; una 4 corsie Olbia-Sassari mai vista (a parte i morti di quell’arteria stradale); una Sardegna ancora assente dall’Europarlamento (con un rappresentante dell’IDV impegnato a parlare dei media italiani); una crisi economica incalzante con mille problemi ed i nodi che vengono al pettine nell’industria Sarda.
Tra Legler, Alcoa e quant’altro, la classe dirigente dell’isola manifesta i soliti ritardi culturali di un mondo economico ancorato agli anni ’70.
E’ quel mondo sindacale fatto di industrializzazione ad oltranza (in cui il PCI diede l’impulso maggiore assieme alla DC), un modello economico che ideologicamente scommette su un cavallo perdente in partenza. Si vorrebbe dare ossigeno ad un sistema che non garantisce una valida tenuta sul mercato e si finisce così per investire sulla morte: Ovvero sull’inquinamento, sul tozzo di pane ceduto in cambio di un lavoro che non produce ricchezza per gli operatori locali ma costi e danni ambientali (oltre che umani).
Questo non vieta alla medesima classe dirigente di parlare di “alternativa e di sviluppo”, ma quali siano i contenuti di questi intenti ai cittadini non è dato saperlo. Probabilmente perché, al di là della demagogia e della retorica di schieramento, la classe politica e sindacale “gli argomenti” non li ha sul serio.
In un clima simile si agitano dunque i soliti fantasmi dell’assistenzialismo, del compromesso e dell’accettazione di ciò che viene imposto dall’alto. Vigileremo affinché l’ondata di crisi non venga pilotata (ad esempio) verso l’arrivo del nucleare.
Noi non siamo pregiudizialmente ostili a questa forma di energia, ma in Sardegna non ne abbiamo bisogno: Sia perché abbiamo già un ampio polo energetico, sia perché l’avvento di una ipotetica installazione nucleare incrinerebbe seriamente l’ottima immagine turistica su cui economicamente si fonda il settore terziario della nostra terra. Né tale ipotesi può essere rivolta oltre una programmazione di medio-termine.
La Sardegna ha già dato, più di quello che da sempre ha ricevuto in termini di sviluppo e occupazione. Al contrario, nel 2010 veniamo ancora spinti ad emigrare.
Una Repubblica non è fatta solo da soggetti passivi da una parte e attivi dall’altra, ma dovrebbe muoversi all’insegna della comune solidarietà.

Ma pensiamo anche al crimine che ha attraversato i nostri paesi quest’ultimo anno: Raid incendiari, intimidazioni, rapine, spaccio di sostanze stupefacenti, ecc.
Assoluto silenzio da parte dei movimenti territoriali che invece avrebbero dovuto elogiare l’operato delle forze dell’ordine che lavorano in condizioni di abbandono da parte dello Stato centrale.

Continuano a mancare gli strumenti politici idonei per poter cambiare seriamente le cose: Dei veri partiti territoriali coesi attorno ad un programma di governo per le riforme (come la riscrittura di uno Statuto Autonomo Sardo).
Tra timidi e sporadici tentativi di dialogo, il 2009 ci ha portato in Consiglio Regionale una mozione sull’indipendenza che, se da un lato può servire ad aprire un dibattito sui limiti attuali dell’isola, dall’altro pone il carro davanti ai buoi configurandosi come una iniziativa del tutto incomprensibile ai Sardi: Perché non potrà mai esistere alcun indipendentismo se prima non si lavorerà gradualmente per strutturare e potenziare non solo l’economia ma anche la cultura Sarda: Che continua a latitare dalla Pubblica Istruzione nostrana.
Il Partito Sardo d’Azione, sebbene impegnato in una strategica battaglia politica nel Nuorese, non ha i numeri giusti per pesare ed influenzare la maggioranza di cui è parte.
Gli altri movimenti territoriali invece proseguono in ordine sparso e senza alcuna consistenza amministrativa: Talvolta inventando addirittura di sana pianta dei successi politici in quelli che invece sono solo dei palesi fallimenti elettorali (come il risultato di IRS alle Regionali di febbraio), in cui ci si scorda gli oltre 50.000 voti identitari del 1999.
E ciò rappresenta un triste preludio per le prossime amministrative.

Siamo stanchi delle chiacchiere e delle filastrocche, vogliamo un credibile Partito Nazionale Sardo.

Salutiamo l’intellettuale Eliseo Spiga e, con una poesia votata alla riflessione, vi auguriamo un Buon Natale ed un Felice Anno Nuovo.

Icaru presumidu

Icaru presumidu
dai s’ambizione totu bintu,
mai fessit bessidu
Icaru dai su sou laberintu!
Chi cherfende olare
tropp’in altu ruesit in su mare.

Icaru si fit boladu
ne tropp’in altu ne tant’in altura
forsis si fit salvadu
senza tenner in s’abba sepultura,
ma ca in altu bolesit
in undas de su mare s’anneghesit.

Gasi est costadu a tue
in chirca de isposa ricca e dama,
chirchende in dogni ue
chi de bella e de ricca haperet fama,
ma nd’has una piticca
chi no est bella, no est dama e no est ricca.

Chirchesti tantos logos
e biddas de su regnu sas pius amenas
chi de ispassos e giogos
e de ogni delissia fessint pienas,
cussas prerogativas
sunt istadas de totu pro te privas.

Chirchesti sas cittades
e biddas de su regnu cittadellas,
chirchende gravidades
giovanas troppu riccas, troppu bellas,
e inue ses paradu?
In Tetti biddizzolu arruinadu!

Amigu, cun perdonu,
narami tue, non ses ovoddesu?
E prite in logu bonu
giovanas tantu riccas has pretesu?
Non depias pensare
chi tottus ti depiana negare.

Ovodda disgrassiadu
cun Tetti non b’hat niuna differenzia,
pro cussu est chi t’hat dadu
su ‘sì’ senza ti fagher resistenzia,
unu sì senza honore,
unu sì de interessu, non de amore.

Amigu, mi perdona,
non naro male de sa tua amante,
est de nascita bona
anzis tue de issa ses menguante,
ti naro solamente
chi de tantu presumer has niente.

Antonio Vargiu (1771 – 1854).

Di B. Adriano.

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