Basta sciocchezze, la Rheinmetall di Domusnovas ci serve

La RWM-Rheinmetall di Domusnovas è immancabilmente finita sotto le critiche della galassia “pacifista”, o presunta tale.

L’armata degli irresponsabili vuole impedire ai sardi di accrescere la propria sicurezza, perché, per chi non lo sapesse, la RWM si appresta anche a costruire droni da combattimento, assolutamente necessari alla difesa dell’isola, dell’Italia e dell’Europa rispetto ad un mondo sempre più instabile.
Si tratta di commesse per 200 milioni di euro relative alla realizzazione dei modelli Hero LM di varia fascia, Loitering munition, ed altro.

E proprio mentre in questo mondo instabile paesi come Russia e soprattutto Cina lavorano alla costruzione, non di migliaia, ma di milioni di droni.

Siamo in una nuova era, dove la guerra convenzionale si è ormai evoluta anche verso sistemi d’arma tanto compatti quanto letali, e che in mani avversarie potrebbero pure finire negli instabili paesi africani, tra cui la Libia. Oppure ancora, potrebbero essere lanciati da navi cargo di passaggio, come affermato dalla Marina Militare Francese, che la scorsa settimana ha fermato una nave della flotta ombra russa, sospettata di alcuni lanci di droni verso alcuni aeroporti dell’Europa settentrionale.

Ad alimentare oltremodo la nostra necessità di prevenire ogni minaccia, sviluppando un’adeguata deterrenza, ci ha pensato la recente esercitazione militare “Joint Stars” di quest’anno, poiché ha evidenziato che a Cagliari la nostra Difesa sarebbe in grado di fermare la maggior parte dei missili e dei droni lanciati contro la città, ma il test di simulazione ha comunque registrato il passaggio di sei “missili nemici” a causa della saturazione della contraerea. Una falla abbastanza grave a cui bisogna lavorare per porvi rimedio.

Insomma, prima di parlare di “genocidi” ed altre tristi vicende internazionali, è bene comprendere che i sistemi d’arma servono innanzitutto alla nostra difesa, e che i relativi poli industriali non sono responsabili di eventuali utilizzi esteri autorizzati dal decisore politico (italiano e tedesco). Un aspetto peraltro oggi sottoposto a vincoli maggiori, per cui, per esempio, la Germania ha fermato l’invio di armamenti ad Israele durante la recente invasione di Gaza.

Anche per tali ragioni appare inoltre scorretto mettere in relazione una fabbrica di armi con le note servitù militari gravanti nell’isola. Perché se siamo tutti d’accordo sul fatto che serva un loro ridimensionamento ed una maggiore attenzione all’ambiente, non possiamo neppure sacrificare la sicurezza dei nostri concittadini per inseguire battaglie alimentate più da ragioni ideologiche che da altruistiche esigenze votate al benessere collettivo. Le fabbriche di armamenti dunque sono un argomento da trattare distintamente dalle servitù, anche in ragione del fatto che non tutte queste ultime vengono utilizzate per le sperimentazioni relative alla sola fabbrica in questione.
Insomma, anche la sicurezza è un tema di cui tenere conto, non si tratta solamente di proteggere i posti di lavoro locali.

Non di meno, pure l’indipendentismo sardo, come già hanno fatto scozzesi e catalani, dovrebbe uscire dalla naftalina della guerra fredda ed entrare finalmente nel XXI° secolo, rendendosi conto che allontanare ogni potenziale minaccia esterna rientra tra gli interessi dei sardi. Mentre non rientra sicuramente in tali interessi promuovere immaginarie “riconversioni industriali” che finiscono inevitabilmente per lasciare a spasso le persone. E in preda all’assistenzialismo politico di questo o quel partito di governo del momento, di fronte ad una realtà internazionale che nel frattempo si arma sino ai denti.

Il mondo dell’Europa protetta esclusivamente dalle forze armate americane è finito, adesso spetta ai noi europei svolgere un ruolo maggiore, diventando realmente autonomi e responsabili anche nel settore della Difesa.

Ecco perché, pur tenendo conto delle giuste osservazioni ambientali, dobbiamo trovare gli spazi idonei per tali aziende affinché possano operare senza la costante opposizione di gruppi di fanatici, o peggio, anche di gruppi eterodiretti da una guerra ibrida alimentata da potenze straniere sul nostro territorio.

La presidente Todde rifletta bene senza farsi trascinare dal conformismo delle piazze, e senza accodarsi all’irresponsabile linea politica di Giuseppe Conte e della banda di Travaglio. Perché su questo terreno si sono fatti già abbastanza danni.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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