Il caso dei referendum di Benetutti e Nule per passare alla Provincia di Nuoro

 

Questi giorni si votava anche per un altro referendum, il passaggio di alcuni comuni sardi alla Provincia di Nuoro, poi naufragato.
Una riflessione socioeconomica sulla situazione del Goceano, di Gianraimondo Farina.

Il flop del Referendum amministrativo che ha interessato i due centri del Goceano, occorre essere onesti, era assolutamente da preventivare. Ma non per colpa dei cittadini che si trovavano a decidere tra Sassari e Nuoro, né della Regione Sardegna, “chiamata in ballo” solo ultimamente dai primi cittadini di codesti comuni per via della mancata e congrua informazione. La responsabilità ricade sull’insipienza dell’attuale classe politica e di quelle amministrazioni che sapevano, da tempo, che sarebbero andate al voto referendario. E si è trattata dell’ennesima occasione mancata per un territorio, il Goceano, ormai condannato ad essere il più marginale di tutta la Sardegna. Senza alcuna, concreta, capacità di sviluppo, e con alcuni suoi comuni destinati al cosiddetto “inverno demografico”. Partiamo, inizialmente, per la disamina, proprio da qui.

La questione demografica, annoso “perno” della della questione sarda, fin da quando quest’ ultima era stata posta per la prima volta da Giuseppe Sanna-Sanna in seno al Parlamento italiano. Ed i dati della ricerca del Centro regionale di programmazione della Regione Sardegna, datati 2014, sono e rimangono impietosi. Per 31 comuni delle zone interne. Così elencati. Erano (allora) e sono (oggi) a rischio estinzione in Sardegna i seguenti comuni: quattro paesi a rischio nella provincia di Cagliari (Armungia, Ballao, Esterzili, Seulo), uno in Ogliastra (Ussassai) e Olbia-Tempio (Bortigiadas), dieci a Sassari (Anela, Borutta, Cheremule, Giave, Mara, Martis, Monteleone, Nughedu San Nicolò, Padria e Semestene) e quindici a Oristano, capitale del rischio deserto (Aidomaggiore, Ardauli, Asuni, Baradili, Montresta, Morgongiori, Nughedu Santa Vittoria, Ruinas, Simala, Sini, Soddì, Sorradile, Ula Tirso, Villa Sant’Antonio, Villa Verde). Nessuno in Provincia di Nuoro. Perché la Provincia di Nuoro, da tempo, ha attuato, fin dagli anni Novanta, politiche di sviluppo e di lotta allo spopolamento, con il maggiore coinvolgimento e sinergia di vari organi intermedi, a partire dalla Camera di Commercio. Ed iniziando da quelle storiche, dibattute assemblee civiche e popolari che sindaci illuminati, come Bachisio Porru ad Olzai (poi diventato presidente del Consorzio Universitario di Nuoro) e Paolo Pisu a Laconi avevano fatto. Tutti dibattiti che nel Goceano mancano da oltre trent’anni. Nel deserto. Sic et nunc.

Altro dato da evidenziare è: come mai Benetutti e Nule sono giunti al voto referendario e gli altri comuni della zona no? E lo chiariamo in nove punti. Il dovere di cronaca di giornalisti ci ha portato a procedere, con onestà e dovere, a ricorrere alla storia ed alla genesi della vexata quaestio. Senza remore ed infingimenti di sorta. Per la verità. Ed i punti da chiarire sono stati i seguenti:1. Benetutti e Nule sono andati al voto per la ridefinizione dell’appartenenza territoriale in virtù della riforma degli assetti territoriali in Sardegna, implementata nel 2016 che, con la legge regionale n. 2 del 2016, ha portato ad un cambiamento sostanziale nella struttura amministrativa dell’isola. 2. A loro tempo, i comuni del Gocéano, in modo contestabile e discutibile, avevano optato per “bypassare” la via referendaria per la scelta fra rimanere con Sassari o l’andare con Nuoro. 3. Pertanto, in luogo dei cittadini, hanno deciso “gli ottimati locali del momento”, senza neanche convocare gli “Stati generali” del territorio in quel che rimane della Comunità Montana. Era il 2017. 4. Nel frattempo cresceva il malcontento del territorio con articoli in cui i primi cittadini di allora (alcuni di ora, come quello di Nule) manifestavano tutta la loro intenzione di passare con Nùoro. Si vedano i numerosi servizi e gli articoli di giornale del periodo. 5. La “reazione” di Sassari qual è, dunque, stata? Solo sulla carta. Quella di fare inserire nel progetto di riforma regionale del 2016 “la città metropolitana di Sassari”, affianco a quella di Cagliari, già ben definita. 6 “Il pesce ha abboccato all’amo”. Ossia sette consigli comunali del Gocéano hanno votato, a maggioranza qualificata, per rimanere a su connottu, che ora è, però isconnoschidu: la futuribile “città metropolitana”. 7. Non tutti, però. A Nule e Benetutti la maggioranza qualificata non si è raggiunta. Era plausibile ed immaginabile. 8. Il voto referendario di questi giorni, pertanto, ha avuto una sua ragione storica. Che, peraltro, i primi cittadini dei due comuni interessati sono riusciti a nascondere, “gettando la palla in tribuna”. Ossia lamentandosi con la burocrazia regionale che non ha fatto altro che applicare la legge, per un voto che si aspettava dal 2017, ed al quale i cittadini di Nule e Benetutti andavano formati ed informati, per tempo, dai comuni, non dalla Regione. 9. È significativo che al voto per Nuoro, almeno sulla carta, siano andati, comunque, quelli che erano considerati i due comuni più “imprenditoriali” del territorio. Anche perché avrebbero avuto tutto il tempo necessario per ottemperare a tale mancanza. Magari invitando i ricercatori dell’Osservatorio economico della Camera di Commercio di Nuoro che li avrebbero edotti sui recenti sviluppi della loro analisi, condotta per un anno, dal marzo 2024 al marzo 2025. Con dati che raccontano, in controtendenza rispetto al sistema nazionale, di una realtà dinamica imprenditoriale nuorese in crescita. Nonostante le croniche difficoltà. Con il +5.6% di start-up innovative. In netta controtendenza rispetto al -6.1% registrato a livello nazionale. Segno cruciale di un tessuto imprenditoriale votato al futuro. La stessa analisi dei dati della C.C.I.A.A., se andiamo nello specifico, stando sempre ai dati forniti dall’”Osservatorio”, per chi non conosce la realtà nuorese, fa emergere alcuni aspetti su cui questo trend positivo ha inciso. E riguardano export, occupazione, immobiliare e depositi bancari. Con riferimento all’export si parla di un vero e proprio exploit pari al +58.7%. Incremento significativo che rappresenta un forte segnale della capacità delle imprese nuoresi di espandersi.  Sull’occupazione, cronico “status” del malessere della provincia (ma non solo), i dati presentano un dinamico +2.3 rispetto al “trend” precedente. Ed una contestuale diminuzione della cassa integrazione. Stessa vivacità manifestata anche dal mercato immobiliare, con un incremento delle transazioni di abitazioni del 7.8%, dato sensibilmente superiore rispetto alla media nazionale. Altri numeri, sono quelli sui depositi bancari, essi registrano una crescita del +5.2%, comprensivo del risparmio postale. Indicatori di una solidità finanziaria per le famiglie e per le imprese del territorio. Territorio, quindi, dinamico, che riesce a valorizzare le proprie competenze distintive. Al centro, poi, delle politiche della C.C.I.A.A. vi sono i dati dell’evento più importante della Provincia di Nuoro, “Cortes Apertas” o “Autunno in Barbagia”. Nel 2024 si sono avuti 500000 visitatori ed 11 milioni di fatturato. Scriviamo di uno dei più importanti eventi turistici dell’isola, in un periodo differente dal picco stagionale estivo. E nell’interesse della promozione delle imprese e dei territori del cuore della Sardegna, con 2700 imprese coinvolte. Risultati conseguiti con una porzione di territorio lontana dai flussi turistici estivi, esempio di destagionalizzazione non costiera e di “marketing” territoriale di alto profilo allo studio di altre università e di altri territori che tentano di emularne i risultati.

E il Goceano? Rimane “alla porta”. La “città metropolitana di Sassari” non sarà la “panacea” dei suoi mali, non vi è alcuna linea di sviluppo organico e comune del territorio. Si cerca di “emulare” quello che avviene nei vicini comuni del nuorese, ma senza successo e ritorni di lungo periodo. Sa liadura di Anela, Sas domos de Angioy di Bono, Sa iddha de manos bonas di Nule, Sas prendas de Adelasia di Burgos, le cantine di Benetutti e Bultei sono tutte pregevoli iniziative, volute e programmate “dall’alto”, senza alcun coordinamento e programmazione adeguata di “marketing” territoriale. Basti pensare a quanto avvenuto con il “saccheggio” e smembramento territoriale avvenuto relativamente all’adesione al distretto rurale. Anela, Bono, Bultei, Benetutti e Nule afferenti al distretto territoriale “Gallura”. Di contro Burgos, Bultei, Illorai ed Esporlatu rientranti nel distretto rurale del Marghine, più omogeneo e più concreto. Pertanto, con il “non voto” referendario di Benetutti e Nule, si é scelto di “non scegliere”. Ha prevalso la promessa de su isconnoschidu (città metropolitana con annessa zona agro-silvo-pastorale a 100 chilometri di distanza) rispetto a su connottu (provincia del centro Sardegna con dati di sviluppo appena forniti). Ed il Gocéano continua a rimanere nel limbo di una, ormai, evidente desertificazione economica, sociale e culturale.

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Redazione SANATZIONE.EU

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    2 Commenti

    • Nonostante sia un presente in un post di Gianraimondo Farina, su Fb, ho intenzione di riproporlo io e “vedere” se genera un qualche interesse per la questione. Saluti Maurizio Lai Benetutti

    • Certamente sig. Lai, grazie!

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