Sardegna fuori dalla classifica dei musei più visitati d’Italia

La Sardegna è fuori dalla classifica dei musei più visitati d’Italia.

Neppure un museo sardo nella Top 30 del Mibact, un flop tutto meritato.

Il commento di Antonello Gregorini (Nurnet).

Il MIBACT ha pubblicato la classifica dei trenta musei e parchi archeologici più visitati di Italia.
La Sardegna è assente.
Il trentesimo ha tre volte le visite di Su Nuraxi di Barumini.
La Sardegna merita questa posizione in classifica? Secondo noi no.
Noi Sardi meritiamo questa patetica condizione di sottosviluppo? Probabilmente si.

Pensiamo alla vicenda di Mont’e Prama, Cabras, il Sinis. A come si è sviluppata e agli “sforzi” fatti per rendere insignificante ciò che sarebbe dovuto e dovrebbe essere importante.

Pensiamo alla vicenda di Tuvixeddu. La più grande necropoli di epoca fenicia del Mediterraneo, inclusa in un Parco archeologico quasi ultimato di 21 ettari, per potenziali 24 col costone romano, la cui apertura è bloccata per contenziosi politico-amministrativi, pressoché sconosciuta ai più e generalmente non visitata dai turisti che arrivano a Cagliari.

Pensiamo ai progetti per realizzare un grande museo della Civiltà Sarda, al Betile, e quel che poteva essere, fallito per contenziosi politici.

Pensiamo alla notevole quantità di parchi archeologici chiusi o pressoché sconosciuti, nonostante i cospicui investimenti pubblici.

Pensiamo alla magnificenza e unicità del patrimonio archeologico sardo, alla Civiltà Sarda e Nuragica, ancora pressoché sconosciute e relativamente assenti nei programmi di Storia Italiana, del Mediterraneo e del Mondo Antico.

Pensiamo al Museo Sanna di Sassari chiuso per lunghi periodi e a quello di Cagliari che nonostante gli entusiasmi ha numeri risibili rispetto a quelli della classifica odierna.

Pensiamo al suonar mediatico di grancassa per la notizia del maggior numero di siti archeologici fruibili fra le regioni italiane.

Dove inizia la nostra incapacità? È colpa altrui o solo dipende dall’individualismo e l’invidia?

Da dove dovremmo iniziare a costruire?
Chi sarà capace di visione e leadership per uno sviluppo sempre atteso?

Esiste un progetto strategico di recupero di storia e identità che abbia riflesso sul capitale sociale e possa generare benefici diffusi?

Ammesso che ci sia necessità di un tal progetto, può essere concentrato su fondamenti scientifici oppure deve spaziare sull’orizzonte delle narrative possibili, varie ed esistenti?
Deve ancora partire da ulteriori scavi archeologici, oppure deve investire sul sistema dell’accompagnamento e dell’accoglienza, dell’innovazione e della qualità dei servizi?

E così pensiamo, e pensiamo, pensiamo e passa il tempo, aspettiamo Godot. I nostri figli emigrano e piangiamo… ma poi smettiamo di pensare per evitare di sentirci male, tornando alla solita caratteriale ignavia e inedia.

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Redazione SANATZIONE.EU

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