Indipendentisti: grande esempio di Claudia Zuncheddu

Basta critiche a Claudia Zuncheddu, la sua adesione a “Sardi Liberi” è un esempio di pluralismo e collaborazione tra indipendentisti che tanti dovrebbero seguire. Forse l’unica nota positiva di cui ci ricorderemo dopo una campagna elettorale alquanto pessima, soprattutto per contenuti. E perché purtroppo siamo ancora lontani da una piattaforma nazionale che avrebbe potuto unire anche il sardismo, Autodeterminatzione e il Partito dei Sardi.

Di Adriano Bomboi.

Faccio mie le parole del sindaco di Villanovaforru Maurizio Onnis: «Ci sono delle cose che non si possono fare. Non si possono mettere assieme programmi simili ma non meccanicamente sovrapponibili. Non si possono riunire sotto la stessa bandiera personalità politiche con inclinazioni ideologiche, vicende e appartenenze passate così diverse. Non si possono assemblare organizzazioni di stampo verticistico e altre che tentano un lavoro più diffuso tra le gente e sul territorio. Tutte queste cose non si possono fare. E lo sappiamo. Eppure la richiesta d’unità non si affievolisce affatto».
Niente di opinabile. D’altronde, qualcuno pensa che oggi i vari leader nazionalisti possano accodarsi l’uno all’altro? Soprattutto quelli di derivazione autonomista e sardista, non foss’altro perché, a differenza delle piccole sigle indipendentiste, questi godono di un voto strutturato e devono produrre liste che in una piattaforma unica oggi non troverebbero accoglimento. Basti pensare al solo Partito dei Sardi, politicamente fuori dalla Giunta Pigliaru, ma tecnicamente ancora al suo interno, tramite l’assessorato ai lavori pubblici. E con dei consiglieri regionali in carica che hanno la legittima ambizione di confermare ancora la loro presenza nel parlamento sardo.
Diciamo il segreto di Pulcinella: chi ha voti veri non ha la minima intenzione di infilarsi in un minestrone di sigle privo di peso elettorale. Ma neppure di essere secondo a qualche altro nome in vista, capace di trascinare un discreto (ma probabilmente vano) pacchetto di voti alle elezioni regionali di febbraio. Pertanto, tende ad unirsi chi ha meno consensi da perdere.

Ecco perché, per quanto possa sembrare paradossale, l’indipendentismo ha sì intrapreso un cammino per la razionalizzazione della sua proposta politica, ma che arriva da un ambiente denso di personalismi e su cui pochi avrebbero scommesso (me compreso). Certo, oggi questa proposta è immatura, la scarsa qualità dei programmi e della politica economica di cui queste sigle si fanno portatrici è evidente. Ma ci hanno offerto comunque iniziative di largo interesse. Come nel caso di Autodeterminatzione, dove alcuni leader indipendentisti, tra cui Devias, Cumpostu e Sale, hanno scelto di fare un passo indietro per candidare alla presidenza Andrea Murgia (in sostituzione di Anthony Muroni). O pensiamo alla collaborazione di ProgReS, Unidos, F.I.S. di Bainzu Piliu ed ex sardisti, che ha dato luogo a “Sardi Liberi”.
L’adesione di Claudia Zuncheddu alla coalizione guidata da Mauro Pili è importante per un semplice aspetto: notoriamente, Zuncheddu è una donna che rappresenta il panorama della sinistra radicale sarda, mentre Pili proviene da un passato in Forza Italia. L’inedita collaborazione di queste due personalità, così diverse, apre concretamente la porta ad una futura piattaforma nazionale, realmente pluralista, da contrapporre ai partiti italiani.

Ciò premesso, è altrettanto lecito pensare che l’indipendentismo possa muoversi in ordine sparso, come sostenuto da Omar Onnis, ognuno in rappresentanza di una precisa area ideologica (di destra, sinistra, etc.), ma sappiamo che anche tale opzione oggi appare del tutto prematura. La Sardegna infatti è ben lontana dal possedere una diffusa coscienza nazionale capace di tradursi in politica (come avvenuto in Scozia e Catalogna). E ciò rende del tutto comprensibile l’adesione di varie sigle autonomiste agli schieramenti politici italiani, come nel caso di Fortza Paris, o del Partito Sardo d’Azione alla testa del centrodestra italiano nell’isola. Per essere chiari: le diverse strategie tra partiti sardi non nascono unicamente dalla natura delle leggi elettorali, ma anche dagli orientamenti del corpo sociale.

Queste piccole ma importanti novità andranno coltivate anche nei prossimi mesi e anni. Non solo in vista della possibile sconfitta elettorale di quasi tutti gli indipendentisti che hanno scelto di partecipare al voto di febbraio.

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