Non solo Feltrinelli: Edgardo Sogno e l’idea di una Sardegna indipendente

La “Cuba del Mediterraneo” o la “Taiwan del Mediterraneo”? Nel ’68 l’editore Feltrinelli si sarebbe recato in Sardegna per promuovere l’indipendenza di un’isola comunista, ipotesi campata in aria; ben pochi sanno però che Edgardo Sogno, celebre per il “golpe bianco” del 1974, ispirò il programma “Gladio” per un’ipotetica Sardegna indipendente che avrebbe dovuto resistere contro un’eventuale invasione sovietica della penisola. Il modello? Taiwan – Di Adriano Bomboi.

Nel 1996 la Commissione Stragi del Parlamento rese nota della documentazione secondo cui, nel 1968, il facoltoso editore Feltrinelli si sarebbe recato in Sardegna per prendere contatto con ambienti eversivi e della criminalità locale al fine di costruire una “Cuba del Mediterraneo”. L’intento sarebbe stato sventato grazie all’intervento di Massimo Pugliese, ufficiale dell’intelligence italiana.

Come noto, Feltrinelli perì nel 1972 in un incidente dinamitardo, lasciando irrisolti parecchi quesiti, benché sui fatti del ’68 sia stata avanzata l’ipotesi che l’iniziativa “indipendentista” fosse una semplice montatura dei Servizi italiani, inquadrabile in un clima di tensioni che avrebbe portato ai successivi anni di piombo, a loro volta inseriti nelle logiche della guerra fredda tra USA ed URSS.

Nonostante tutto, l’opzione di una Sardegna indipendente non venne caldeggiata unicamente dall’indipendentismo sardo, né dai progetti, reali o fittizi, di Feltrinelli, ma ottenne un serio principio di applicazione da parte dello Stato stesso. E per nulla paradossale: i suoi vertici politici e militari guardavano infatti ad una Sardegna indipendente come testa di ponte della resistenza italiana ad un’ipotetica invasione sovietica della penisola italiana. Ipotesi all’epoca ritenuta tutt’altro che fantasiosa.

L’applicazione di quest’idea, in chiave preventiva, fu sia teorica che pratica. Sul piano ideologico venne rivelata da Edgardo Sogno (1915-2000), liberale antifascista ed anticomunista, balzato agli onori delle cronache per il famoso “golpe bianco”, un’idea mai realizzata di sovvertire le istituzioni repubblicane per creare uno Stato democratico ispirato al presidenzialismo francese. Tale “gollismo” avrebbe dovuto mettere al bando sia il PCI che l’MSI nel tentativo di rilanciare l’Italia contro le derive totalitarie che allora apparivano seriamente minacciose. In particolare, prima della svolta “eurocomunista” di Berlinguer, si temeva che l’eventuale avvento al potere del Partito Comunista Italiano avrebbe spalancato le porte alle truppe del Patto di Varsavia. Timori poi rivelatisi infondati.

Ma cosa c’entrava Sogno con la Sardegna?

Nel 2000, intervistato da Aldo Cazzullo, ricordò la sua sintonia con Mario Scelba (ex premier e ministro dell’Interno) circa i progetti di contenimento del comunismo. In questi progetti vi era la creazione di un corpo clandestino di difesa dell’Italia (che più tardi fu coordinato dalla NATO col programma “Stay behind”, da cui però Sogno rimase estraneo). Il luogo su cui creare la base di questo corpo, chiamata “ridotta nazionale”, fu oggetto di dibattito tra Scelba e Sogno. Quest’ultimo osservò:

“Scelba pensava alla Sicilia, io gli dissi di no: ci sarebbe stato solo un chilometro di mare tra il governo legittimo e l’Armata Rossa. Molto meglio la Sardegna: in mezzo ci sarebbero state le flotte inglesi, americane, francesi; sarebbe diventata la nostra Formosa” (pp. 95-96, S. & K.).

Formosa è Taiwan, l’isola “cinese” di fatto indipendente dalla Cina comunista, che nel secondo dopoguerra, sostenuta dal capitalismo occidentale, costituì una valida testa di ponte antitotalitaria nell’area.

Se l’impianto ideologico di Sogno costituì l’incipit di un progetto molto più vasto, sul quale già dall’epoca Scelba venne mobilitata la Farnesina, l’impianto pratico trovò invece concreta applicazione col varo della base militare di Capo Marrargiu situata tra Bosa e Alghero. Sostenuta da Francesco Cossiga, fu la principale risorsa isolana dell’operazione “Gladio”, la quale ripercorreva il programma di contrasto all’avanzata del comunismo.

Appare evidente come l’improbabile ipotesi d’indipendenza della Sardegna fosse del tutto funzionale alla salvaguardia dello Stato e della “nazione” italiana, e non quindi ad un’isola indipendente secondo i consueti parametri identitari promossi dal sardismo. Qualora si fosse concretizzata ci avrebbe vagamente ricordato l’epoca in cui i Savoia trovarono rifugio in Sardegna nel corso dell’avanzata napoleonica lungo il settentrione italiano.

Impossibile inoltre affermare quale modello istituzionale si sarebbe potuto determinare in una “Repubblica Italiana di Sardegna”: le forze reazionarie dell’Italia erano a loro volta divise tra democratici e autoritari, basti pensare alla differenziazione tra le opinioni di Edgardo Sogno e quelle, ben più radicali, di Junio Valerio Borghese, a sua volta protagonista di un altro golpe mai avvenuto. Oltre a ciò andrebbe considerato il controverso panorama geopolitico dell’epoca ed il ruolo che avrebbe potuto ricoprire l’isola nel Mediterraneo occidentale: pensiamo al golpe portoghese del 1974, che pose pacificamente fine alla dittatura fascista fondata da Salazar. Od al regime franchista in Spagna crollato nel 1975. Tutto ciò in anni in cui gli USA sostenevano, al contrario, il varo di una spietata dittatura come quella di Pinochet (Cile 1973).

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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