Archeologia: Mont’e Prama svela nuove ricchezze, la politica le solite bassezze

Di Roberto Melis.

A fine settembre è stata annunciata una nuova clamorosa scoperta archeologica. Nel sito di Mont’e Prama è tornata alla luce la statua di un nuovo gigante, un pugilatore in arenaria, che correderà l’ampia collezione esposta presso i musei di Cabras e di Cagliari. Le similitudini del 31° gigante con un bronzetto nuragico rinvenuto nell’antica Vulci potrebbero essere utili a stabilirne con maggior esattezza la datazione e l’identità storica, per ora situata tra XI° e VIII° secolo avanti Cristo.
Secondo l’architetto veneto Franco Laner la struttura scultorea del guerriero farebbe pensare ad un blocco in fase di lavorazione e poi abbandonato per motivi ignoti, ma si attendono le fasi di ripulitura per saperne di più.

Il buon lavoro si deve agli archeologi della soprintendenza e delle università di Cagliari e Sassari, che oltre al gigante pugilatore hanno rinvenuto ciò che rimane di un camminamento nel calcare, e svariate tombe. Tutte le nuove scoperte rimarranno temporaneamente nel cantiere, per poi essere trasferite nel magazzino della soprintendenza di Cabras.

Con ogni probabilità Mont’e Prama nasconde ancora tantissimi tesori sepolti dalle sabbie del tempo, e che potrebbero ridare vitalità alla scarsa valorizzazione archeologica e turistica dei nostri Beni Culturali da parte dello Stato. Purtroppo anche la Regione ha le sue responsabilità. L’incursione notturna di anonimi tombaroli avvenuta recentemente ha dimostrato tutti i problemi relativi alla sicurezza ed alla sorveglianza del cantiere. Al riguardo, l’assessore regionale Claudia Firino ha annunciato di aver già attivato uno studio mirante a una soluzione di protezione e vigilanza dell’intero patrimonio archeologico della Sardegna.
Prendiamo atto della volontà dell’assessore Firino, ma ricordiamo che i giganti di Mont’e Prama, così come il restante patrimonio archeologico Sardo, esistono da migliaia di anni, e non hanno necessitato della politica per sopravvivere ma solo di qualche buon metro di terra. Probabilmente al disinteresse del settore pubblico andrebbe affiancata la cura degli sponsor privati, come suggerito dalla rete Nurnet, che saprebbero adottare dei siti archeologici incrementandone la valorizzazione. E sarà un tema da approfondire seriamente.
Considerato che la Giunta regionale getta denaro pubblico in enti totalmente inutili, oggi sarebbe necessario disporre di un valido sistema di sorveglianza e di applicazione delle leggi contro ogni tentativo di danneggiamento, furto e rivendita dei beni archeologici. Tuttavia quando si pensa che dentro il poligono militare di Teulada è proprio lo Stato a distruggere il nostro patrimonio archeologico, mentre il governatore Pigliaru invita alla moderazione, c’è poco di cui stare sereni. Dopotutto c’è da augurarsi che venga frenata quella corrente di studiosi nazionalisti italiani che nell’isola ha sempre lavorato per sminuire la portata storica delle nostre scoperte archeologiche, magari col fine di impedirne l’inserimento nei testi storici. Soprattutto in quelli scolastici, precludendoci anche le potenziali ricadute economiche sul territorio.

Il tempo delle sparate prive di sostanza è scaduto, come quella di Francesca Barracciu che propose di portare un gigante al Quirinale. E’ tempo di ragionare sullo sviluppo del museo di Cabras, ma forse anche di rispolverare il progetto del museo internazionale di Cagliari, il Bétile.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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