Il commento: Pigliaru vince grazie ai sovranisti, ma Murgia non rinunci

Ormai è una tradizione: da qualche legislatura a questa parte l’area sardista rimane fondamentale per la vittoria di questo o quel polo italiano al governo della Regione. Ugo Cappellacci è stato penalizzato dal voto disgiunto, dall’autonomia di Mauro Pili e dalla dote fornita da Paolo Maninchedda. Facciamo quindi gli auguri a Pigliaru, ma poco fiduciosi sull’apparato del Partito Democratico, che assieme al centrodestra è parte in causa dello stato di crisi in cui versa l’isola.
La nuova legge elettorale regionale ha drammaticamente penalizzato la democrazia, e non solo l’indipendentismo di Michela Murgia o Pier Franco Devias, ma i partiti italiani stessi, che nelle amministrazioni minori hanno ridotto la propria rappresentanza democratica (sia PD che Forza Italia, pensiamo a Siniscola ad esempio). Il prossimo Consiglio Regionale sarà sorretto da oligarchie territoriali dei vertici dei maggiori partiti italiani, le cui fondazioni sono finanziate dagli stessi gruppi che ingessano il mercato dell’isola, come nel settore dell’energia e dei trasporti. Mentre Michela Murgia, forte di un sostegno a Sardegna Possibile di 75.981 voti (46.190 alle liste per 1824 circoscrizioni su 1836 scrutinate), non otterrà alcun eletto, a differenza di piccole sigle dal 2% dei consensi che entreranno in Consiglio Regionale grazie all’alleanza con il bipartitismo italiano. Michela Murgia ha perso non solo per l’assenza di una struttura nel territorio e con liste deboli, ma anche perché ha caratterizzato la sua campagna elettorale sulla proposta e poco sulla protesta, rendendosi incapace di attirare parte dell’astensione e dei frammenti del Movimento 5 Stelle. La comunicazione non è stata aggressiva, ha ignorato il bacino di centrodestra e si è tendenzialmente orientata a captare l’emorragia dei voti dal Partito Democratico, che si è risollevato relativamente presto (anche grazie all’apporto dei sovranisti). La buona notizia è che i partiti italiani perdono in Sardegna oltre 200.000 voti rispetto alle Regionali 2009, quasi il 50% dei loro consensi, a dimostrazione dell’enorme potenziale politico che accompagna il futuro dell’indipendentismo in Sardegna. Ragion per cui consigliamo a Michela Murgia di capitalizzare politicamente il consenso ottenuto e di non abbandonare la scena politica. Perché al di là delle prossime elezioni amministrative ed europee, il Partito Nazionale Sardo rimane l’unica opzione credibile su cui lavorare. Murgia è certamente la vera sconfitta di queste elezioni, ma a differenza di ciò che sostiene Vito Biolchini, 75.918 voti sono tutt’altro che una “Caporetto”. Al pari della percentuale di astensionisti si è trattato di una straordinaria dimostrazione di democrazia per una fascia di elettorato che ha convintamente votato per una Sardegna diversa da quella governata dal classico establishment. E grazie all’indipendentismo i Sardi sono balzati agli onori delle cronache d’oltreoceano (vedere l’articolo sul New York Times).

Ma veniamo all’area sovranista, la novità è stata sicuramente rappresentata dal Partito dei Sardi di Paolo Maninchedda, il cui risultato, a dispetto delle dichiarazioni entusiaste apparse sul web, è alquanto modesto. La progettualità politica di questa sigla è passata in secondo piano, il segretario Franciscu Sedda ha fallito come capolista di Nuoro raccogliendo appena 449 consensi nel feudo dello stesso Maninchedda, quasi esclusivamente basato su Macomer e nel nuorese in generale (Gianfranco Congiu si è portato a 1.953 consensi). Infatti il voto è stato parzialmente cannibalizzato al Partito Sardo d’Azione, mentre gli elettori locali hanno ritenuto opportuno dare fiducia ai propri candidati locali piuttosto che alle idee del carlofortino Sedda. Il risultato è che si sono raccolti due soli eletti, numericamente inferiori in termini riformistici agli eletti sardisti della scorsa legislatura Cappellacci. Ciò denota la debolezza del PDS, che col 2,66% dei consensi si configura come una lista esclusivamente elettorale. Non originale neppure la strategia, intempestiva per aver ripreso la linea sardista in tempi in cui l’indipendentismo è capace di sviluppare numeri a due cifre per correre senza alleanze, e svuotata di significato per aver palesemente ripreso il progetto di “partito dei Sardi” con una simbologia europeista da Sa Natzione, senza tuttavia approfondirne i contenuti nazionalistici che animano la nostra idea fin dal 2007.

Bene i RossoMori, premiati dalla coerenza, male Claudia Zuncheddu, punita dall’adesione all’ingorgo di Sinistra & Libertà. Male anche IRS, Gavino Sale sarà un buon movimentista ma ha confermato di essere un pessimo stratega. I pochi voti del movimento chiudono una carriera politica portando acqua ad un PD regionale che fino a pochi mesi fa si trovava in una crisi gravissima. Passare dieci anni a predicare coerenza contro i partiti italiani, per poi allearcisi, non poteva portare ad un risultato diverso. L’elettorato indipendentista porta un voto di opinione, ha memoria. Male ovviamente anche il Fronte Indipendentista Unidu di Pier Franco Devias, di chiara connotazione socialista, e che curiosamente nel programma aveva elementi di liberalismo. Ha pagato l’assenza di consensi strutturati nel territorio ed ha avuto il grosso limite di chiudere la propria proposta politica a tutte quelle fasce di Sardi oggi non più ascrivibili ad una sinistra radicale di matrice indipendentista. Eppure l’intervista di Devias nel faccia a faccia della trasmissione “Dentro la notizia” su Videolina rimane una delle prove televisive più efficaci della comunicazione indipendentista nel corso della campagna elettorale.

Scontato il fallimento della solitaria lista sulla zona franca del buon Gigi Sanna.

Bene invece il movimento Fortza Paris, che a differenza di Soberania, nella coalizione di Mauro Pili, ha dimostrato una combattiva vitalità nella determinazione di portare avanti le maggiori tematiche del riformismo sardista contro la partitocrazia italiana. Tuttavia il candidato Mauro Pili si è eccessivamente adagiato su dati sondaggistici obsoleti, in cui poteva ancora contare sui vantaggi di apparato del suo vecchio partito di appartenenza, il PDL. Nonostante tutto è stato il miglior comunicatore della campagna elettorale, ma il 5.72% dei voti non sarà utile per l’elezione.

La notizia straordinaria, ma che non dovrebbe stupirci più di tanto, riguarda il Partito Sardo d’Azione. Perché nonostante il rinnovo dell’alleanza con la fallimentare coalizione di Ugo Cappellacci il partito si è garantito anche stavolta degli eletti in Consiglio Regionale, quasi 32.000 voti per 3 seggi. La dirigenza sardista si è dimostrata inadeguata a gestire la fase pre-elettorale, ma è riuscita a chiudere l’alleanza col centrodestra nonostante i ritardi per la formazione delle liste creati nelle settimane precedenti dal PD nella sua finta trattativa col PSD’AZ. Infatti il PD mirava ad isolare Colli & soci nella competizione elettorale al fine di privare il centrodestra dei suoi voti (ancora una volta quindi i sardisti sono stati funzionali a logiche elettoralistiche centraliste piuttosto che indipendentiste). Sul PSD’AZ ci sarà ancora parecchio da scrivere, perché il maggiore e più inefficiente partito di tutto il nazionalismo Sardo sopravvive costantemente alle numerose scissioni che lo riguardano. E nonostante non abbia mai prodotto una seria riforma istituzionale dai tempi di Emilio Lussu (che contribuì al varo dell’Autonomia regionale), possiede le basi per un rinnovamento complessivo del sardismo nel segno della migliore tradizione riformistica dell’isola. Un rinnovamento è ormai necessario, alcuni temi di punta del sardismo sono superati o da rinnovare alla luce delle trasformazioni politiche ed economiche del contesto attuale: pensiamo all’idea di “flotta Sarda”, rivelatasi un costo per i contribuenti privo di reale efficacia nel settore dei trasporti. O pensiamo all’idea di zona franca, che il partito si è visto sottrarre e ridicolizzare da una ampia compagine politica che si è sostanziata in un fiasco elettorale. L’idea di zona franca va inevitabilmente attualizzata alle condizioni politico-economiche del presente, e che in fondo nella sua enfasi rappresenta l’anima liberale di tantissimi Sardi che in qualche modo ci hanno sperato. Si tratta della lotta allo statalismo ed alla sua vorace pressione fiscale.

In conclusione, quelle che dovevano essere elezioni vincenti per l’indipendentismo si sono trasformate in un disastro. Miopia, debolezze, arrivismo a buon mercato, opportunismi e personalismi hanno consentito al centralismo di perpetuare la sua presenza al governo dell’isola. Un’occasione storica è andata perduta, ma non sarà l’ultima. Il futuro della Sardegna vedrà inevitabilmente la crescita dell’indipendentismo, nonostante quasi ad ogni legislatura il centralismo tenti di ritoccare la legge elettorale per alzare lo sbarramento necessario ad accedere al Consiglio Regionale.
Ma quale è stata la più grande debolezza e la più grande novità in queste elezioni? La novità è che la lingua Sarda è entrata nell’agenda elettorale di ambienti politici un tempo ostili a questo ambito, anche se tiepidamente e con scarsa convinzione. La debolezza è stata quella degli indipendentisti che sono riusciti ad unirsi attorno ad un partito centralista piuttosto che ad un progetto indipendentista. Le responsabilità non vanno addebitate unicamente a Michela Murgia: chi non ha concluso una alleanza con Sardegna Possibile non era obbligato a rivolgersi al PD se non per mera sopravvivenza elettorale (e infatti solo i sovranisti sono malamente riusciti nell’impresa). A Sardegna Possibile vorrei tuttavia ricordare che se in politica 2 + 2 non fa 4, e movimenti come IRS e SNI non hanno trovato un coerente posizionamento elettorale, è altrettanto vero che nel marketing  politico il marchio ha il suo valore. La presenza di Sale e Cumpostu non avrebbe eccessivamente radicalizzato la comunicazione di Michela Murgia, ma avrebbe consegnato all’opinione pubblica quel senso di omogeneità indipendentista – e quindi di credibilità della coesione – che tutt’ora continua a mancare.

Fortza Paris!

Nota di aggiornamento del 18-02-14, h. 21:00: Il nuovo colpo di scena della controversa legge elettorale è stato confermato solo nel tardo pomeriggio. Per l’assegnazione dei residui, il movimento IRS otterrà un seggio in Consiglio Regionale, e ciò non può che essere positivo per l’ambiente indipendentista. Si è fatto il nome di Gavino Sale, che tuttavia ha ottenuto solamente 412 voti* rispetto ad Antonio Flore, che nell’oristanese ne ha raccolti 557. Questo consentirà una imprevista ancora di salvezza per un movimento assolutamente demolito dall’esito delle urne, col paradosso che in Consiglio avremo candidati di circa 500 voti ma senza una candidata come Michela Murgia che ne ha ottenuti quasi 76.000. Ci sono limiti di incostituzionalità? Probabilmente fra gli indipendentisti l’outsider Doddore Meloni è stato l’unico ad essersi attivato con convinzione contro questa iniqua legislazione elettorale.

Adriano Bomboi.

*748 al termine dello spoglio.

- Pubblicato anche su Sardegnablogger e Diritto di Voto.

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    8 Commenti

    • peccato che sia stata proprio la signora scrittrice a non accettare alleanze con i movimenti Storici e piu’ attivi in Sardegna, grazie ai quali la coscienza dei sardi è cambiata e non di poco. Peccato anche che sia sempre stata la Murgia ad aver cercato di disgregare e distruggere iRS con i suoi Fedeli adepti nugoresos …ma peccato che anche stavolta non ci sia riuscita. Senza lo sponsor della scrittrice che non è mai stata vista in nessuna battaglia al fianco dei sardi, progress che farà ? Oppure è diventata di fatto la nuova Leader ?

    • C’è scritto chiaramente che avrebbe potuto aprire maggiormente anche agli altri indipendentisti, e che ad esempio Sale e Cumpostu non avrebbero sicuramente rovinato la comunicazione del progetto. Ma non si può certo accusare la Murgia dei risultati e delle scelte altrui.

    • Caro Adriano,
      ho sempre letto le tue spietate analisi con interesse e grande divertimento e sostengo che la verità è capace di dirtela solo chi ti vuole veramente bene. Tuttavia dal tuo articolo si evince un “tifo“ neanche troppo celato per quelle compagini indipendentiste che nel tempo hanno fatto del tiroassegno al P.S.d’Az. il loro sport preferito.
      Taccio sull’organizzazione (anche se posso dirti che forse la tua è una critica più al passato che al presente del partito e forse qualcosa ti deve essere sfuggita), ma ho molto da dire sulla battaglia quotidiana che i sardisti debbono affrontare contro “cugini” indipendentisti che, con accanimento, voglia distruttiva, mai propositiva, demoliscono il sardismo, lasciando beatamente in pace e, addirittura vi si alleano, quei partiti italiani che meriterebbero invece la loro energica e critica attenzione.
      Non me ne vogliano i Testimoni di Geova, per i quali nutro molto rispetto, ma spesso questi neoindipendentisti, si comportano come appunto quei Testimoni di Geova che entrano nelle case ad indottrinare chi è già cristiano: troppo facile. Ciò che essi non sono capaci di fare e che invece i sardisti operano ogni giorno, è convincere a diventare sardista chi all’idea d’indipendenza si fa una grassa risata. È li che noi operiamo, come missionari in Africa.
      Il dato che per molti, te compreso, risulta incomprensibile e cioè che nonostante tutte le avversità rimaniamo in piedi, è strettamente legato a questo concetto: rimane in piedi chi è fortemente radicato, motivato e nonostante tutto non si arrende, perché consapevole di raccogliere il testimonial dei nostri fondatori che hanno creato il sardismo dalla sofferenza di chi nel fango delle trincee ha lasciato il proprio sangue e la propria vita.
      Il nostro segreto? Abbiamo un’anima e nessuno può levarcela.
      Saluti e Fortza Paris.
      Silvia Lidia Fancello
      Componente segreteria nazionale Partidu Sardu – Partito Sardo d’Azione

    • C’è scritto chiaramente che il PSD’AZ nonostante tutto ha ottenuto un risultato, e che si può fare di più. Poi se c’è uno che si è sempre opposto all’antisardismo – fra coloro che sono fuori da ogni sigla – sono fra quelli. Ma sarebbe anche sbagliato pensare che oggi gli altri indipendentisti siano figli di un Dio minore. D’altra parte se pure gli altri ottengono dei risultati lo si deve alle mancanze sardiste nel corso degli anni.

    • ELEZIONI PERSE DA CAPPELLACCI
      Caro Adriano, questi giorni sto leggendo, in diversi siti diverse analisi del voto, e non riesco a spiegarmi come mai nessuno riporta ciò che i numeri dicono, e l’esperienza della vita oltre agli studi mi hanno insegnato che i numeri essendo per natura neutra sono i soli che più tendono a dire verità.
      Ora analizzando i numeri, mi chiedo come si può omettere di scrivere che le liste di Cappellacci arrivano al 43,89% e Cappellacci presidente prende soltanto il 39,65% ossia un bel -4,24%.
      Allo stesso modo come si può ommettere di scrivere che le liste del vincente prendono soltanto un 42,45% ossia -1,44% rispetto alle liste perdenti.
      Ugualmente sarebbe corretto notare che Pigliaru presidente prende una cifra identica alle sue liste 42,45%, e vince su Cappellacci per un +2,80%.
      Quindi dai numeri si deduce:
      1) il Centro Destra Vince per un +1,44%;
      2) Cappellacci viene sonoramente bocciato da una parte consistente di elettori, ben il 4,24%(praticamente un partito medio-piccolo), che pur votando Centro Destra scelgono un altro Presidente ed in particolare Michela Murgia;
      3) Pigliaru conferma esattamente il voti di lista quindi non si può dire che è stata una vittoria di Pigliaru;
      4) Dire che Pigliaru vince grazie ai sovranisti non credo sia esatto, in quanto l’ingresso dei sovranisti ha portato alla cacciata del PS.d’Az., se togli (rosso mori+partito dei sardi), e aggiungi il PS.d’Az. hai -0.62%, ma il centro destra avrebbe avuto ben -4,67%, quindi l’ingresso dei sovranisti ha fatto perdere le liste del centro sinistra;
      In conclusione mi sento di dire che le elezioni non le ha vinte Pigliaru ma le ha perse Cappellacci, sicuramente per mano amica, vedremo nei prossimi mesi se ci saranno transfughi in qualche formazione del centro sinistra collaterale a qualcuna del centro destra, e non mi riferisco di certo al PS.d’Az.
      ***** Sulla nuova legge “truffa” elettorale, ci sarebbe tanto da dire che rimando un analisi ad un prossimo post, per il momento dico soltanto che a mio giudizio, si ravvisano in questa legge reati ben più gravi del porcellum, ossia “un inganno ai danni dell’elettore”.
      Non posso credere che quel 3,67% ossia ben 29.791 elettori abbiano votato Michela Murgia Presidente consapevoli che quel voto era inutile se Michela non arrivava tra i primi due, non dimentichiamoci che sino al 14 novembre 2013 era in vigore un’altra legge e se non sbaglio prevedeva che col 5% dei consensi il candidato presidente entrava in consiglio.
      Una legge elettorale deve essere chiara, semplice ed intuitiva, e deve mettere tutti gli elettori nella condizione di esprimere con “certezza la propria volontà”, non si può pretendere che l’elettore debba seguire un corso apposito prima di recarsi alle urne.
      Cordiali Saluti.

    • Specifico che per sovranisti intendo tutta l’area autonomisto/sardista, quindi anche Mauro Pili. Grazie per la lettura del voto.

    • [...] – Per il commento elettorale generale sulla Regionali 2014 vi rimando all’articolo più letto del momento, visitato anche da Palazzo Chigi: “Pigliaru vince grazie ai sovranisti, ma Murgia non rinunci” (Sa Natzione, 18-02-14). [...]

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