Budelli? Ragioniamo sulla falsa privatizzazione dell’isola

Come noto, l’isoletta Sarda di Budelli è stata “acquistata” dal ricco imprenditore neozelandese Michael Harte, per una somma di due milioni e 940 mila euro. Il nuovo acquirente vorrebbe valorizzare l’isola elevandola al contesto di museo marino, definendo una rete obbligata di approdo per tutte le navette e i barconi in arrivo, e creando dei percorsi guidati di approfondimento e di osservazione delle biodiversità a disposizione degli studiosi. La filantropia del nuovo proprietario ha quindi una vocazione ambientalista, priva di alcun interesse speculativo. E questo probabilmente costituisce una novità per il provincialismo locale, abituato a considerare il privato solo come uno speculatore cementizio senza scrupoli. Di questo aspetto sembrano chiaramente soddisfatti gli amministratori dell’ente parco di La Maddalena, di cui fa parte l’isola di Budelli.
Il passaggio di mano dell’isola ha suscitato tanto clamore, anche da parte di chi per tanto tempo non si era minimamente interessato alla difesa del suo ecosistema. La propaganda politica non è rimasta immobile e si è unita ai cori di sdegno di alcuni cittadini, disinformati sulla vera natura giuridica di Budelli, e il successivo appello a “salvarla” dal privato dell’ex ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, che ha chiesto allo Stato l’acquisto dell’isola, ripristinando il diritto di prelazione per evitare la cessione dell’isola ad un privato. In Sardegna anche l’On. Mauro Pili e vari indipendentisti si sono uniti nella stessa richiesta.
Bisogna ricordare che Budelli fa parte del parco nazionale dell’arcipelago di La Maddalena, e che pertanto è un isola tutelata da specifiche norme contro il degrado, l’abuso e l’inquinamento dovuto anche alla presenza umana. I ferrei vincoli che impediscono qualsiasi modifica dell’assetto naturale esistente svuotano così di fatto la proprietà privata, rendendola quasi nominale di fronte al pubblico, che con le sue leggi continua ad avere la piena sovranità nell’isola.
Ricordiamoci che attualmente La Maddalena è stata inquinata dall’opera dello Stato attraverso i lavori del mancato G8, e che Budelli è finita all’asta dopo il fallimento della vecchia proprietà da parte di una società immobiliare milanese, dove il pubblico, e non il privato, si era distinto per il totale abbandono e degrado dell’isola, che è stata sempre preda dei saccheggi di sabbia e inquinata dall’orda dei turisti. Come testimoniato a più riprese anche da Antonello Sagheddu nel suo blog maddalenino (vedere foto A e B).
In seguito all’irruzione di una troupe inglese sulla spiaggia rosa, con l’intenzione di girare uno spot, sono state varate persino sanzioni più severe per chi non rispetta il divieto d’accesso, grazie ad una nuova ordinanza dell’ente che ha elevato la sanzione pecuniaria da 50 fino a 900 euro.

Ma vogliamo lasciare solo al pubblico la salvaguardia di Budelli? Forse le istituzioni si sono prodigate per evitare gli scempi che abbiamo visto sinora? Vediamo cosa definisce l’ordinanza di protezione della spiaggia rosa di Budelli nel Parco Nazionale dell’Arcipelago di La Maddalena (n. 4/2011):

Nell’area di Cala di Roto, denominata “Spiaggia Rosa”, nello specchio acqueo, nonché nella fascia demaniale e nella parte terrestre sabbiosa compresa tra la linea dell’arenile e il sentiero, sono vietati:

a) il prelievo, la raccolta, l’asportazione anche parziale, il danneggiamento delle formazioni litologiche, concrezioni e minerali, ivi inclusa la sabbia; b) il calpestio dell’arenile e il posizionamento sullo stesso di qualsiasi oggetto; c) la navigazione, il transito, l’ancoraggio e la sosta di qualsiasi unità navale; d) la pesca professionale, sportiva e l’attività di immersione subacquea, anche in apnea; e) la balneazione nel settore compreso tra la linea dell’arenile e le boe sferiche di delimitazione; f) l’alterazione diretta o indiretta, con qualsiasi mezzo, dell’ambiente bentonico e delle caratteristiche chimiche, fisiche e biologiche delle acque, nonché la discarica dei rifiuti solidi e liquidi ed in genere l’immissione di qualsiasi sostanza che possa modificare, anche transitoriamente, le caratteristiche dell’ambiente marino.

Inoltre, al di fuori delle boe sferiche di delimitazione dello specchio acqueo sopra indicato, e nel rispetto delle disposizioni delle competenti autorità, nella fascia di 300 metri dalla costa è consentito esclusivamente il transito, con rotte il più possibile parallele alla costa e a velocità non superiore ai 3 nodi, di imbarcazioni e natanti da diporto, nonché delle unità da traffico autorizzate.

Insomma, non solo non è possibile costruire mausolei di cemento, come paventerebbe qualcuno in campagna elettorale, ma non si può neppure calpestare la sabbia della principale spiaggia dell’isoletta. Scordiamoci poi che uno Stato in crisi come quello italiano possa dedicarsi ad ogni nostra emergenza ambientale. Ben venga Harte, CIO della Commonwealth Bank, che per hobby sul piano internazionale si è già distinto con altri 3 progetti di salvaguardia ambientale della biodiversità, e che rappresenta uno dei maggiori esempi di blue economy. Fra le sue prime dichiarazioni? “Bisogna ripulire”. Inutile quindi prospettare l’impiego di soldi pubblici per acquistare qualcosa che rientra già nella sfera pubblica, e con minori opportunità di tutela.

Roberto Melis.

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