Democrazia? A maggio 56 Sardi hanno votato contro mezzo milione di Sardi

Di Adriano Bomboi, Ass.ne U.R.N. Sardinnya.

Se non il primo, fra i primi sicuramente: l’8 maggio scorso il sottoscritto inviava una lettera al presidente della Commissione Autonomia in Regione Paolo Maninchedda, segnalando quale fosse la soglia del “non ritorno” dopo il voto referendario in cui i Sardi hanno scelto di abrogare le Province e passare a un riassetto complessivo delle istituzioni isolane (pensiamo infatti alla Costituente). Nella stessa lettera, tra i vari aspetti, si sollecitavano due elementi essenziali: 1) Il rispetto del voto popolare, senza sotterfugi; 2) Un lasso di tempo determinato dal buonsenso al fine di governare la transizione evitando il caos e l’assenza di democrazia.
Ad oggi non si può affermare che entrambi i punti siano stati accolti, non tanto dalla Commissione Autonomia in se (preposta alle riforme), ma dall’assemblea doverosamente chiamata a pronunciarsi legislativamente sull’esito del voto. Il 24 maggio, il Consiglio Regionale, su spinta di PDL e PD, con 56 voti favorevoli, ha scelto di prolungare la vita delle istituzioni abrogate da mezzo milione di Sardi per ben 9 mesi, fino al febbraio 2013. Tra chi ha scelto il rispetto della democrazia vi è il sardista Paolo Maninchedda e naturalmente i Riformatori Sardi (promotori del referendum).
Si potrebbe dibattere su quali siano i termini ragionevoli per chiudere le vertenze aperte dagli enti intermedi per superarli e dargli una nuova struttura, ma 9 mesi con un voto bipartisan hanno tutta l’aria di essere il più classico dei sotterfugi per aggirare la sovranità popolare e prendere tempo, magari per non cambiare nulla ed evitare il prepensionamento anticipato di questa classe dirigente.
L’aspetto più grave di tale mossa politica è che dimostra la manifesta distanza di questa classe dirigente dal resto del Popolo Sardo. Infatti, mentre i Sardi puntano loro l’indice per l’inefficienza della politica centralista e gli enti che amministrano, non solo costoro ignorano l’esito referendario, ma invitano persino i propri big politici romani a venire in Sardegna per la campagna elettorale. Pensiamo al PD Sardo che ha invitato Bersani e Franceschini o al PDL che ha invitato Gasparri. Ma non mancano neppure i vari Storace, Di Pietro, Caio e Sempronio del solito cialtronesco teatrino pre-elettorale. Personaggi completamente estranei alla consapevolezza degli interessi territoriali Sardi.
Ve l’immaginate un politico laburista scozzese invitare il londinese Miliband a Edimburgo per le elezioni?
Cerchiamo quindi di capire: il Popolo Sardo ha contestato il centralismo con il suo sistema partitocratico in Sardegna ma, non solo 56 rispettabili signori hanno minimizzato la faccenda, ma le segreterie dei loro partiti hanno addirittura ritenuto opportuno invitare i loro dirigenti romani per fare palcoscenico alle Comunali di giugno.
Di cosa stiamo parlando? Evidentemente di persone che non hanno ancora capito che aria tira in Sardegna e che discettano di “autonomismo” in modo chiaramente retorico. Parlare di Autonomia e invitare Bersani in una terra che – come confermato anche da una ricerca universitaria – richiede vera Autonomia, significa sedersi e brindare alle belle speranze con una pipa accesa sopra ad una polveriera. Il massimo della superbia. O forse dell’ingenuità.
Quanto successo sia di monito al bipolarismo Sardo-italico.

C’è da augurarsi che la proposta (da modificare) di eliminare Enti e Province passando dagli attuali 48 organismi a massimo 8 (ma non 16) unioni territoriali gestite interamente dai Comuni ottenga il via libera.

Per adesso mi torna in mente una tela del Caravaggio del 1594, i bari. Ma non fraintendiamoci, i bari non sono i politici che vorrebbero allontanare lo spettro in carne e ossa della sovranità popolare, la vittima della situazione rischia di diventare proprio il politico incapace di leggere il contesto nel quale si trova: esattamente come il giovane e ingenuo player del Caravaggio intento a sfidare la sorte e gli umori degli avventori.
Miope di fronte alla potenziale disfatta (politica e non eversiva) nella quale si è infilato.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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