Quanto è leale con se stesso lo Stato Italiano? – Di Michele Pinna

Pubblichiamo una riflessione del prof. M. Pinna (Istituto Bellieni-Sassari).

Il Partito Sardo d’Azione, con la condivisione di UDC, SEL, IDV, ha portato in Consiglio Regionale un ordine del giorno per verificare quanto lo Stato italiano sia leale, ovvero, quanto mantenga e rispetti il patto con la Sardegna, riguardo ai suoi adempimenti, agli obblighi che ogni Stato ha con i suoi cittadini, in materia fiscale, in materia di servizi pubblici, in materia di diritti linguistici, in materia economica, ecc. ecc. (Ogni regione, ogni provincia e ogni comune italiano dovrebbe chiedere conto allo Stato sulla propria lealtà, ma ogni cittadino che abbia un po di orgoglio e di dignità dovrebbe farlo). Ebbene questa mozione l’hanno votata 25 consiglieri, contro 23. Il PD per intero ha votato contro. Come dire “se la votino”. Senza rendersi conto che in questa maniera il partito di Bersani e di Silvio Lai ha perso una grande occasione per: A) Dimostrare il suo coefficiente d’intelligenza democratica; B) Per rientrare con un tema forte sulla scena politica sarda, visto che quella italiana e non di meno quella sarda ormai l’ha lasciata alla piazza forcaiola, ai vecchi giochi sottobanco, gestiti la notte, mentre esibisce di giorno un’opposizione di facciata, pregiudizievole e sterile; C) Per mostrare che, non è in grado di ipotizzare, in Sardegna, nuovi scenari di governo indipendenti e originali rispetto a quelli che produce il decotto sistema politico italiano. (O vogliono, per caso, commissariare anche la Sardegna?)
Gli altri, alla spicciolata, hanno sventolato vecchie bandierine ideologiche ed hanno accusato la mozione di essere indipendentista, di essere anti-repubblicana. […] è la strada di sempre che percorre la classe dirigente sarda, di destra e di sinistra, perché da queste targhe non sono stati capaci di uscire senza, peraltro, saper più dire cosa significhi destra o sinistra, sul burrone della sudditanza politica, sul terreno del servilismo prono allo stato attuale delle cose. Si sarebbero potuti capire in pieno atlantismo, questi atteggiamenti, quando lo Stato italiano, in nome di una vigilanza anticomunista, o peggio antiseparatista, del quale separatismo i sardisti venivano ogni tanto accusati di essere il veicolo (nonostante i volti e l’azione di persone miti e rassicuranti come Anselmo Contu, o come i fratelli Melis) e quando Roma, a piene mani, elargiva all’autonomismo sardo gestito dalla DC, assistenza e illusioni di rinascita su cui le cricche di allora vivevano gaudenti e satolle; ma oggi? A cosa serve tutta questa sudditanza ad uno Stato e ad un Governo che ammazza i cittadini con le tasse, che impoverisce i redditi del ceto medio, che chiude le scuole pubbliche, le sue scuole, che chiude ai giovani ogni speranza di futuro? Mentre ancora continua a garantire privilegi ai soliti noti e, colpo su colpo, sta progressivamente chiudendo i canali della democrazia, della partecipazione pubblica, con il consenso isterico della gente arrabbiata, perché la stampa e la televisione di “regime” (perché questo è il nuovo “regime”) non fa altro che dedicare pagine e servizi al ladrocinio di alcuni (che pure ci sono ma che non sono tutti) gettando discredito sui politici e sulla politica, (in apparenza) ma facendo (in realtà) da apripista a un nuovo sistema autoritario. Bersani minaccia di levare la fiducia a Monti per l’articolo 18. Ma che vada a farsi benedire Bersani, ormai i buoi sono usciti dalla stalla. E lui è uno di quelli che ha spalancato le porte. Ma non se n’è accorto? Povero Bersani.

In Consiglio Regionale certa classe dirigente sarda, per paura e dietro l’alibi di uno spettro ideologico che mai ha caratterizzato la storia del partito di Bellieni, ha perso l’occasione per salire sul treno di una svolta politica verso la quale la Sardegna, l’altro giorno, sembra essersi incamminata. E’ la strada dell’indipendenza di giudizio, del giudizio critico e costruttivo tipico degli uomini, delle classi dirigenti, ma direi dei popoli che sono spinti da aneliti di libertà e non dall’ansia dei servi che non vogliono dispiacere il loro padrone. Servi e bugiardi; perché poi andranno a dire ai loro elettori che anche loro quel giorno c’erano. E invece loro non c’erano. Servi, bugiardi, privi di ogni idea e di ogni progetto. Pensate se tutti gli italiani iniziassero a chiedere davvero conto a questo Stato suddito, ormai, della Germania e della BCE, perché una squadra di professori super gettonati l’ha ridotto a questo; e chiedessero di riscrivere la Costituzione, e chiedessero una seria riforma elettorale che sfuggisse alle mani dei partiti-persone, e chiedessero un controllo del gettito fiscale a partire dai Comuni in cui vivono imponendo aliquote e percentuali di gettito da trattenere, e chiedessero ai loro sindaci di liquidare Equitalia, e chiedessero, nelle loro Regioni, di poter gestire i Trasporti, la programmazione scolastica, la programmazione energetica e chiedessero e chiedessero. Non so se i cittadini italiani lo faranno e se in altri consigli regionali italiani lo faranno, né se i consigli comunali lo faranno. Per ora il Consiglio regionale sardo, con i sardisti in testa, lo ha fatto. La strada è aperta, ora bisogna continuare.
Proporrei ai consiglieri comunali della Sardegna, avocando il titolo V° della Costituzione italiana, che riconosce loro pari dignità repubblicana, insieme alle Regioni, alle Provincie e alle città metropolitane, di aprire una vertenza con lo Stato ed inizino, anche da li, a chiedergli conto della sua lealtà ad una Repubblica la cui unità, ormai, è solo cosa da celebrazioni commemorative, almeno per i suoi governanti, mentre i cittadini-sudditi, in suo nome, subiscono ed ingoiano.

24-03-12.

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Redazione SANATZIONE.EU

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