Referendum: La Scozia sceglierà ancora la devolution o l’indipendenza?

Sean Connery dalle righe del Sunday Scottish Express:

“Sono orgoglioso di constatare che la Scozia, come nazione, venga ora presa sul serio in tutto il mondo.
Saremo forse una nazione piccola, ma camminiamo a testa alta. Se sostengo l’indipendenza della Scozia è soprattutto per un motivo semplice e convincente: perché credo nell’eguaglianza. La Scozia dovrebbe avere lo stesso status dell’Inghilterra e di qualsiasi altra nazione, in modo da avere anche le medesime possibilità di successo – proprio come ciascun individuo dovrebbe avere il massimo delle opportunità.
La Scozia uscirà allora dall’ombra dei nostri amici e vicini inglesi e formerà con loro una nuova alleanza basata sulla parità.
Quando nacquero le Nazioni Unite, nel 1945, esistevano solo una quarantina di Paesi indipendenti. Oggi ve ne sono quasi duecento, e non c’è motivo per cui la Scozia non possa unirsi a loro”.

Ecco invece il primo articolo della proposta di revisione statutaria della Regione Sardegna dell’On. Antonello Cabras (PD):

“La Sardegna con le sue isole è costituita in Regione autonoma, entro l’unità politica della Repubblica italiana, una e indivisibile, sulla base dei principi fondamentali della Costituzione e secondo il presente Statuto”.

Che dire? Altrove aumentano il proprio potere contrapponendosi al centralismo, qui in Sardegna lo perdiamo inchinandoci alla rigidità costituzionale. Non solo: al posto di riformarla, ripetiamo quanto già scritto nella Costituzione Italiana all’interno di un presunto Statuto “Autonomo”.
A riprova di quanto la Sardegna sia distante, nelle sue forze politiche, dal contesto autonomistico anglosassone, basta osservare il braccio di ferro politico che oppone il premier indipendentista scozzese Salmond al premier britannico Cameron. La posta in gioco? Il futuro del Regno Unito. Il mezzo? Un referendum. Ma di che tipo? Per quanti ancora non lo sapessero, illustriamo in breve la situazione:

Attraverso una devolution di poteri e competenze, la Scozia nel 1997 ha conquistato un proprio Parlamento e dal 1999 un proprio Governo semi-autonomo. Attualmente presenta competenze legislative limitate esclusivamente alle materie di interesse locale ed è la quarta nazione soggetta al potere del Regno Unito. Lo Scottish National Party, rappresentato dal primo ministro Alex Salmond, nelle scorse settimane ha espresso la richiesta di indire un referendum sull’indipendenza della nazione scozzese dall’unione con l’Inghilterra, l’Irlanda del Nord e il Galles.
Salmond ritiene necessario che questo referendum si tenga entro il 2016 e possibilmente nel 2014, un lasso di tempo accettabile affinché gli Scozzesi prendano coscienza e meditino nel modo opportuno sul futuro del loro Paese. Ma non a caso nel 2014 vi è la celebrazione del 700° anniversario della battaglia di Bannockburn, evento che portò il popolo scozzese all’indipendenza per alcuni secoli. Un avvenimento mediatico quest’ultimo in grado di attirare altri consensi popolari, recuperando i termini storici sulla propria identità nazionale. Attenzione, non è la storia a costruire una nazione, ma la conoscenza dei fatti accaduti in un determinato territorio a carico di un popolo può certamente contribuire a stabilire un collante sociale (di tipo nazionalistico) nella popolazione che in essa si rispecchia. In Sardegna invece la storia Sarda è pressoché ignota al circuito della Pubblica Istruzione italiana.
Ma qual è il punto focale della battaglia politica giocata da Salmond? Il sovranismo. Cioè una formula autonomistica graduale. I nazionalisti scozzesi vorrebbero imporre un terzo quesito nel referendum, in cui il popolo possa decidere – non solo – sul “SI” o sul “NO” all’indipendenza da Londra, ma possa anche optare sulla richiesta di maggior conferimento di poteri al parlamento scozzese per l’acquisizione di un’autonomia totale, per quanto concerne la politica fiscale e per tutte le materie ad eccezione della politica Estera e della Difesa.
Cameron, aggiornato sugli ultimi sondaggi sfavorevoli agli indipendentisti, vorrebbe avviare rapidamente le procedure del referendum, con il pretesto dei danni per i mercati finanziari, causati dall’allungamento dei tempi per volontà del governo della regione/nazione semi-autonoma scozzese.
Un referendum che secondo il primo ministro britannico dovrebbe essere espresso unicamente scegliendo tra il “SI” e il “NO”, senza altri quesiti. Altri sondaggi invece darebbero al 51% la volontà indipendentista degli scozzesi.

Con l’eventuale perdita della nazione scozzese, il Regno Unito perderebbe tutti gli introiti abitualmente guadagnati grazie al gas e al petrolio prodotti in Scozia.
Non è poca cosa se consideriamo che solo nell’anno 2011 sono state estratte 65 milioni di tonnellate di greggio e che per l’anno fiscale 2011/2012 si parla di oltre 11 miliardi di sterline di introiti.
Superata la controversia sull’adozione della moneta dell’Euro, per la quale Salmond dichiara che sarebbe propenso a tenere la sterlina (e che auspica una scelta responsabile degli scozzesi a tal riguardo), un altro conto in sospeso è rappresentato dal ruolo del sistema bancario.
La Royal Bank of Scotland si trova infatti al centro di una disputa politica accresciuta a seguito della più vasta crisi europea. A tale proposito si è aperto un clima di tensione tra l’ex ministro dell’economia inglese Alistair Darling, che ha incolpato il premier Salmond di incoraggiare le politiche della Royal Bank of Scotland, e lo stesso Salmond, che attribuisce a Londra le responsabilità di una nefasta politica finanziaria in grado di influenzare la voglia di indipendenza di Edimburgo.

Qualunque sia la forma e l’esito di questo referendum, la Scozia oggi è un esempio per tutti quei popoli che oggi hanno necessità di amministrare direttamente la loro economia e la loro cultura senza subire le imposizioni centralistiche di istituzioni sorde ai singoli interessi territoriali. Dopo 3 secoli di unione con l’Inghilterra, proprio dalla vecchia Caledonia potrebbe partire un processo riformistico capace di influenzare democraticamente tutto il continente europeo.

Di Melis Roberto.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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