No leaders. Contro l’autoreferenzialità

Di Paulu Leone Biancu – Docente di economia.

Credo che i “leaders maximi” siano figure atipiche e incompatibili con l’antica cultura di noi Sardi.
CONDIVIDERE non è coniugabile con decisioni singole, di un UNO che decide per tutto il gruppo.
COMUNICARE è espressione dinamica, reciproca e biunivoca di idee e progetti, non la parola di UNO – anche quando ha avuto incarico di rappresentare un insieme.
COMPARTECIPARE è il verbo dell’azione solidaria e solidale di ciascuno, secondo i propri limiti, facendo sì che le Misure, spesso create da alcuni per giudicare gli altri secondo proprie credenze e ideologie, non abbiano seguito.
Sarebbe il caso di ricordare che ogni Ideologia si basa sull’idea primaria di UNO, sulla quale altri convergono per un normale processo sociale basato sulla convenienza e/o sulla convinzione, che distinguerà quel gruppo dall’ambiente circostante.
Ogni insieme ideologico (partito e/o movimento) basa le proprie azioni e comportamenti su una specifica idea.
La mia avversione personale, agli insiemi chiusi – del tutto autoreferenziali – quali movimenti e partiti, deriva dal fatto che non riconosco l’Autorità di nessuno su ciò che penso o che intendo esprimere e che, allo stesso tempo, mi batto perché anche gli altri (come libera scelta individuale) abbiano le mie stesse possibilità, ovvero far sentire il proprio pensiero, senza limiti imposti dall’Ambiente esterno.
Dal punto di vista sociologico delle teorie strutturali si può dire quanto segue: se ognuno di noi rappresenta un sistema individuale unico, coerente e complesso nella sua potenzialità espressiva, che vive a contatto con l’ambiente che lo circonda, come fa ad accettare limiti – alla originalità del suo proprio modo di essere e pensare – da parte dell’ambiente ?
Chiariamo che l’ambiente rappresenta l’ insieme di altri individui, uguali al soggetto preso come esempio.
Non sarà che siamo sempre alla ricerca di padroni? Di chi ci orienti meglio sul cosa fare (per lui)?
Perché si rinuncia facilmente alla responsabilità personale per delegare tutto ad un altro?
Credo che la risposta possa trovarsi nella grave mancanza di quella comunicazione complessa e strutturata che manca nell’indipendentismo che – non avendo un insieme comune di idee, progetti e fattori operanti, ma solo auspici e risposte contingenti – non riesce a dar consistenza reale all’Insieme del Popolo Sardo.
La mia convinzione, e non è da oggi che lo affermo, si fondamenta nella mancata nascita di un originale – (ALTRO) – contenitore politico che sappia riscoprire il concetto di Nazione Sarda, la Coscienza di essere Popolo e la capacità di andare al di là dell’autoreferenzialità propria o del movimento a cui si appartiene.
Credo sia assolutamente indispensabile capire che gli strumenti che dobbiamo usare devono essere adatti al tempo che stiamo vivendo, capaci di avere dinamismo e flessibilità e non rigidità strutturali imposte.

Una casa per essere costruita dalle fondamenta ha bisogno di un disegno di massima, abbastanza flessibile e adattabile a modifiche in corso d’opera. L’ingegnere o l’architetto devono disegnare la casa tenendo conto delle specifiche di ognuno, in relazione all’obiettivo da raggiungere. Una volta finiti gli scavi e costruite le fondamenta con ferro, cemento e pietre, i muratori, i piastrellisti, i marmisti, i falegnami, gli elettricisti e gli idraulici avranno il loro da fare per realizzare il progetto generale. Questo è ciò che si chiama lavoro di squadra e, ognuno da solo, realizza la sua parte, perché in grado di leggere il progetto generale e di fare al meglio con qualità.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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