UE: Storica vittoria indipendentista in Scozia. Ma la Sardegna è un altro mondo

“Se vuoi mille poliziotti extra nelle nostre strade, devi votare per questo. Scottish National Party”.

Cari Lettori,

Ve l’immaginate uno slogan simile in Sardegna pronunciato dai leader Bustianu Cumpostu, Gavino Sale, Claudia Zuncheddu, Doddore Meloni, Cristiano Sabino e Bobore Bussa?
Qualcuno di loro parla della vittoria dei nazionalisti dell’SNP solo come un esempio di indipendentismo di successo. Nella pratica, buona parte dell’indipendentismo Sardo presenta ancora numerosi ritardi ideologici, concettuali, programmatici ed organizzativi, che fortunatamente alcuni di essi stanno iniziando a comprendere, ma che continuano ad apparire a debita distanza da un moderno progetto politico territoriale. Più che centristi, liberali o socialdemocratici, i nostri dirigenti indipendentisti appaiono ancora fermi ad una visione della sinistra di natura post-marxista e statalista, mutuata dall’esperienza della sinistra italiana (area da cui provengono alcuni di loro). Una delle varie ragioni per le quali la loro semplice unità non basta a raccogliere un largo consenso popolare. Essere all’avanguardia oggi infatti non significa replicare modelli fallimentari come il catalano ERC o il basco Batasuna ma, piuttosto, significa studiare modelli di successo.

L’SNP ha incrementato il proprio potere nel Parlamento scozzese sbaragliando la destra e la sinistra, quelle che coltivano diversi rapporti di collaborazione politica con le istituzioni londinesi.
I nazionalisti sono così arrivati a 69 seggi, un risultato storico che consegna all’indipendentismo la maggioranza assoluta. I laburisti si sono fermati a 37 seggi, i conservatori a 15 ed i liberaldemocratici a 5, più altre formazioni minori. Nelle costituenti (circoscrizioni) i voti dell’SNP sono stati 902.915, pari al 45,4%.
Le ragioni della vittoria sono molteplici, non solo il crollo dei Lib-Dem ma innanzitutto la presenza di un proprio Parlamento nazionale a Edimburgo con la sua relativa legge elettorale. Ricordiamoci che, a differenza dell’Italia, il Regno Unito è formato da 4 nazioni, tutte riconosciute e con diversi livelli di sovranità: Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord. Da fine anni ’90 si pensava che la devolution a favore della Scozia (con cui fu adottato l’attuale Parlamento) avrebbe disinnescato le richieste di indipendenza provenienti da una parte minoritaria della popolazione. La realtà è stata diversa. Come ha ricordato anche il commentatore della BBC Brian Taylor riferendosi agli ultimi 20 anni: “Si diceva che non ci sarebbe mai stato un Parlamento scozzese. Si diceva che non ci sarebbe mai stata una maggioranza indipendentista. Si diceva che non ci sarebbe mai stato un governo SNP. Adesso ci verranno a dire che gli scozzesi non voteranno mai per l’indipendenza” (BBC Scotland, 06-05-11).

E gli scozzesi infatti non hanno dato retta a chi paventava catastrofi da destra e da sinistra ed hanno votato un governo indipendentista, l’unico in grado di portare veramente in Europa il proprio popolo tutelandone gli interessi. Il clima di questa convinzione lo si evince dai vari commenti giunti dagli stessi elettori alle maggiori testate giornalistiche britanniche. In particolare, uno di essi afferma che “finalmente il popolo non si è fatto ingannare dai politici unionisti e non si è fatto distrarre da interessi lontani alla nostra terra” (Guardian, 06-05-11). In Sardegna invece continuano a venire i vari Vendola, Di Pietro, Bersani e Berlusconi, come se rappresentassero realmente i problemi del nostro territorio, a supporto del provincialismo italico dei partiti centralisti nella nostra isola.
L’SNP ha portato all’attenzione dell’Opinione Pubblica i dati concreti del suo governo (iniziato con la vittoria del 2007): all’aprile 2010 infatti sono ben 46.000 i nuovi posti di lavoro creati dagli indipendentisti, anche grazie alla valorizzazione storico-ambientale del Paese. La strabiliante riconferma elettorale consentirà al partito di proseguire la sua politica per l’occupazione che in tempo di recessione è arrivata al risultato di programmare ulteriori 25.000 posti di apprendistato al lavoro per giovani scozzesi e la riduzione delle tasse per le nuove attività (incluse quelle a rischio). Altri temi sono stati quello per l’adozione di una nuova legge sulla green energy ed il netto rifiuto all’energia nucleare. E’ stato sostenuto il tema della Pubblica Sicurezza, ricordando che dal 2007 ad oggi vi sono sulle strade 1.036 agenti in più, conseguendo il più basso tasso di criminalità della Scozia degli ultimi 32 anni. Un impegno che verrà portato avanti con l’intento di arrivare ad altre mille assunzioni nel corso della legislatura. Il premier indipendentista Alex Salmond, oltre all’interesse per la formazione scolastica, si è inoltre impegnato ad aumentare la spesa del servizio sanitario nazionale scozzese per ridurre i tempi di intervento e concentrare maggiori attenzioni alla prevenzione.
A freddo, Salmond ha dichiarato che oggi esiste una solida maggioranza per poter parlare di un referendum sull’indipendenza della Scozia dal Regno Unito ed ha ricordato che l’SNP ha strappato dei seggi in alcuni territori precedentemente rappresentati dai laburisti e dai liberaldemocratici. Si tratta della conferma all’ampiezza culturale e ideologica raggiunta dall’SNP, che è stato quindi in grado di formulare un progetto ed un programma centrista, liberale, ma anche attento alla tutela del welfare per le fasce più deboli della popolazione. Una moderna formula nazionalista, liberale ed inclusiva già proposta da anni da U.R.N. Sardinnya nella sua critica ai vari movimenti indipendentisti Sardi, che invece si sono persino frammentati sulle etichette del “non-nazionalismo”, del socialismo e delle bandiere Sarde.
Lo Scottish National Party è stato anche vicino all’area dell’imprenditoria e del lavoro su vari livelli. In Sardegna, escluso l’interesse contro il nucleare, le forze indipendentiste non hanno mai dialogato seriamente con le parti sociali, le associazioni di categoria e dell’impresa (come Confindustria od Artigiani), esclusa anche l’ideologica ed acritica partecipazione alle manifestazioni di stampo assistenzialista di una parte degli allevatori Sardi.
Oggi, 6 maggio 2011, in Scozia si è aperta una nuova pagina per tutto l’indipendentismo moderato internazionale: quello che ritiene di poter tutelare la sua economia e la sua identità grazie ad una vera sovranità, senza subire l’intermediazione di istituzioni ed interessi centrali parassitari. L’unico sistema per poter essere veri protagonisti in Europa e nel mondo.

In Sardegna possiamo farcela, ma urge un radicale cambio di rotta e di programmazione politica da parte delle nostre dirigenze nazionaliste Sarde, che appaiono ormai indietro persino alla loro stessa base politica prima che al resto del Popolo Sardo. Votiamoli, ma votiamo anche affinché cambi la loro linea. Errare è umano, perseverare nei classici errori è diabolico. Basta con il settarismo ideologico, l’anti-autonomismo e l’anti-sardismo. Basta con le improbabili soluzioni stataliste stile “flotta Sarda”, a carico dei cittadini. La critica è l’unico strumento con il quale siamo cresciuti e possiamo continuare a crescere.

Di Floris M. e Bomboi A.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Nazionalisti Sardi

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    7 Commenti

    • Conosco il PNS da oltre 30 anni, da quando il PSdAz del vento sardista era un mito e un simbolo per le nazioni senza stato europee. Ho frequentato i suoi dirigenti da vicepresidente dell’ALe l’alleanza libera europea per moltissimi anni.
      Ora concordo con quanto dici ma sopravaluti il valore e l’importanza dei partitini indipendentisti che usano questa parola come un mantra e senza programma alcuno nè di massima nè di minima. Mantengono un’attività parziale da organismo di massa di unpartito di riferimento che invece non c’è. Fanno i verdi, i pacifisti, gli ambientalisti e antinucleari con prasi mutuata dalla sinistra italiana e non certo dalla migliore senza fare un passo in avanti. Solo Irs forse lo farà nelle prossime elezioni per la sua iuniziata conversione ideologica e pragmatica. Ma vediamo prima i risultati. Il vero problema, il vero tallone d’Achille è invece il PSdAz. Solo un salto in avanti e una radicale verifica di linea e comportamenti potrà ridare al PSdAz il suo ruolo storico e permettere di essere un punto di riferimento unitario anche prer le altre organizzazioni. Una alleanza elettorale unitaria, pur mantenendo le proprie differenze organizzative potrà suscitare un altro vento sardista in sintonia con la tendenza europea.. Una alleanza programmatica su punti minimi comuni denominatori sarebbe auspicabile, superando però da tutti preferenze ideologiche per la sinistra o la desrtra italiane e, data la legge elettorale fae un’alleanza con uno di questi solo in basse agli interessi, al programma e alla necerssità di entrare nel Consiglio regionale in forze.

    • Noi siamo notoriamente per un Partito Nazionale Sardo (non necessariamente partito unico). Infatti abbiamo sottolineato quanto l’attività degli attuali leaders sia inquinata da convincimenti spesso derivanti dalla sinistra italiana (prime righe dell’articolo) e da soluzioni inadeguate. Il PSD’AZ è una vera incognita e meriterebbe un discorso a parte, quì una sollecitazione del mese scorso con la seguente lettera: https://www.sanatzione.eu/2011/04/caro-maninchedda-partito-carente-su-lingua-storia-ed-universita-sarda/ che sul caso della politica linguistica ha risposto nei suoi spazi in una discussione orientata tra linguisti (Lupinu e Bolognesi). Ma i contenuti, per quanto si possa essere ottimisti e dare fiducia, sul piano delle riforme continuano a mancare ed il partito in se non ha particolare peso. L’SNP tuttavia è stato avvantaggiato dalla scoperta del petrolio negli scorsi anni, una circostanza largamente usata nella sua dialettica politica.

      Nel complesso, quì c’è ancora molto lavoro da fare.

    • Confermo il commento di Mario Carboni, un’esempio: fra gli “amici” di facebook risulto avere Sandro Esu (iRS) essendo io stesso uno dei votanti (ma non convinti del movimento indipendentista). Sandro Esu e uno dei candidati della lista: afferma “Niki Vendola con l’ambasciatore Israeliano. Io scelgo i palestinesi !!!!!”, potete immaginare quando ho affermato “io scelgo i democratici”!!!!! ludibrio e flagellazione. Un’altra volta con altri ho scritto che comunque la Brigata Sassari poteva, anzi doveva essere il nucleo dell’esercito Sardo, mai lo avessi detto. E’ purtroppo vero, mutuano vecchie ispirazioni di una sinistra (spesso estrema) che si è rivelata inconcludente e radical chic. Ancora aspetto e come me molti altri, un vero partito moderato Indipendista…. anche se di sicuro i movimenti ora presenti lo qualificheranno come Fascismo Sardo, visto che a sentire loro si è democratici solo da centro sinistra in poi…..

    • Tra gli indipendentisti ci sarebbero taluni che farebbero meglio a tacere visto i danni che provocano. Una di questi è Michela Murgia.
      Stendiamo poi un velo pietoso su i vari Demuru e Bussa, persone a dir poco maldestre. Dall’altro lato però sarebbe anche prudente non fidarsi troppo di gente come Maninchedda.
      Triste sapere che una volta il PSdAZ era faro di riferimento per l’indipendentismo europeo, anche Bossi pare abbia preso ispirazione da loro, mentre ora difficilmente si risolleverà dal declino. Questo dovrebbe esssere un insegnamento, un monito a non ripetere certi errori, a non abusare della fedeltà degli elettori. Intanto si son persi decenni e decenni per colpa di un branco di rammolliti.
      Sardi, tiriamo fuori le palle!

    • Si ringrazia Marco Zucchetti de Il Giornale per aver fatto copia e incolla con una nostra traduzione del pensiero di Brian Tylor (BBC Scotland). Ma al suo posto non avrei scritto la cantonata che i liberal-nazionalismi vogliono strappare la bandiera Europea, così come avrei evitato di parlare di “agorafobia continentale” datosi che tali movimenti ritengono la sovranità (entro l’Unione Europea) il metodo attraverso il quale aggirare l’intermediazione di istituzioni centrali che, non di rado, amministrano male le singole peculiarità economiche e identitarie di tali comunità. Informarsi sulle dinamiche sociali e politiche che contraddistinguono questi fenomeni mi pare un lavoro che dovrebbe precedere quello di dare valutazioni sommarie ed erronee su realtà che evidentemente non si conoscono bene.

    • ho trovato questo sito per caso, ma devo dire che senza dubbio è il migliore riguardo alle tematiche indipendentiste. Sto leggendo quasi tutti gli articoli, e devo dire che li trovo interessantissimi, e in molti casi sono d’accordo con voi. Complimenti e grazie per l’informazione che date!!

    • [...] sembra volgere al peggio: se le minoranze nazionali interne agli Stati della vecchia Europa emergono con maggior decisione, altri Stati celebrano la loro indipendenza. Tra questi vi è la Slovenia, [...]

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