Il popolo dei camerieri

Gli oligarchi russi in Sardegna licenziano personale locale, mentre la Regione tace e il parlamentare sardista Doria si astiene sull’invio di armi in Ucraina, utili a indebolire Mosca per indurla a negoziare.
Intanto il timoroso sindaco di Arzachena non ritira la cittadinanza onoraria ad un noto oligarca, e la Federalberghi annuncia la perdita degli introiti derivanti dal turismo russo, poche decine di milioni di euro.

Come se non bastasse, larga parte dei movimenti sardi non denunciano l’aggressione russa all’Ucraina, salvo attribuire false responsabilità alla NATO. Il movimento SNI chiede addirittura a Kiev di “riconoscere le repubbliche del Donbass” sotto i bombardamenti russi, a danno dell’indipendenza ucraina. L’apoteosi del grottesco.

L’isola è una delle poche regioni d’Europa che distingue gli oligarchi dal loro governo.

Da popolo di “balentes” a popolo di camerieri.

Servili e impauriti dal potente di turno, i sardi non proferiscono parola, dimostrandosi più buoni a chiedere sussidi che diritti. I principi e i valori della liberaldemocrazia vengono così sacrificati sull’altare dei dispotismi asiatici.

Il presidente Solinas raddrizzi la schiena e tuteli la dignità della Sardegna. Esca dal silenzio e denunci la politica criminale del governo russo, come tutti i paesi occidentali.

Opportuno avviare un censimento immediato di tutti i beni (immobili e non) degli oligarchi vicini a Putin presenti nell’isola: depositi bancari, ville, alberghi e yacht.
Beni oggi non in discussione, ma occorre facilitare l’azione delle autorità italiane ed europee nell’applicazione delle sanzioni.

Le intimidazioni e i ricatti vanno rispediti al mittente.

Il sindaco di Arzachena faccia presente al magnate russo che non è il benvenuto qualora non intenda prendere le distanze dalla guerra, oppure rassegni le dimissioni se ritiene che la nostra dignità sia negoziabile.

Occorre inoltre vigilare affinché la rispettosa comunità russa presente nell’isola non subisca discriminazioni a causa della politica del Cremlino, di cui non ha responsabilità.

Adriano Bomboi.

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