Mattarella e l’ipoteca sul futuro dei sardi

Sardegna nei guai dopo l’ultimo discorso di Mattarella.

Mentre il governo tedesco resiste alle pressioni di chi chiede maggiore spesa pubblica in deficit, giudicandola – informa Bloomberg – un’idea populistica; in Italia il Capo di Stato abbandona il suo ruolo super partes ed auspica una revisione del Patto di Stabilità.

E mentre l’isola dorme e sogna nuove misure assistenziali, tra cui “l’insularità in Costituzione”, la gravità culturale del messaggio politico giunto dal Quirinale viene colta solo dal presidente di Confindustria Boccia, che tuttavia afferma…

Di Adriano Bomboi.

Dal titolo un po’ fuorviante ma dai contenuti molto chiari, l’articolo di Bloomberg relativo alla situazione tedesca riassume al meglio la battaglia culturale che oggi investe non solo l’Italia – storicamente afflitta da una classe politica assistenziale e clientelare – ma persino la Germania. Un Paese che ha invece storicamente consolidato una tradizione politica all’insegna della responsabilità nella gestione dei conti pubblici.
Il quotidiano finanziario informa che l’idea di cedere ad una misura di deficit spending sarebbe caldeggiata dallo SPD, dai Verdi, da alcuni ambienti interni alla CDU di Merkel e della “Confindustria” tedesca. Eppure, a dispetto della velina pubblicata ad agosto da Reuters, che ha fatto il giro d’Europa, esaltando tanti italiani, il governo tedesco in realtà non avrebbe intenzione di seguire tale misura.

Viene giudicata irresponsabile e populistica per due ragioni fondamentali: 1) il governo Merkel non intende curare quello che viene considerato un banale raffreddore con un potente e lesivo antibiotico. La Germania sarebbe sull’orlo di una recessione non per cause strutturali (che invece riguardano l’Italia) ma prevalentemente a causa dell’incertezza globale dovuta alla guerra dei dazi innescata dall’amministrazione Trump; 2) rinunciare ad una politica di responsabilità finanziaria significherebbe spalancare le porte a future politiche in grado di danneggiare il Paese (più spesa non equivale sempre a più crescita ma spesso solo a più debiti). Merkel sarebbe comunque pronta ad affrontare maggiore spesa pubblica per compensare gli effetti di una recessione, allargando la base dei consensi, ma senza ricorrere ad un corposo deficit spending.

L’Italia invece è interamente proiettata in una direzione opposta: il presidente Sergio Mattarella non si è fatto scrupolo di accantonare il ruolo super partes dell’istituzione che rappresenta e si è piegato ad una richiesta di revisione del Patto di Stabilità che favorisca più spesa pubblica.
In altri termini, un assist al populismo di destra e sinistra che ormai pervade tutto il Paese, con intellettuali e opinionisti vari occupati a criticare un’austerity che in Italia, invece, non è stata mai seriamente applicata, a differenza di un largo uso della spesa corrente per finalità puramente elettoralistiche. Ancora oggi infatti, dati OCSE, la nostra spesa pubblica risulta ben maggiore di quella tedesca, con servizi largamente inferiori a quelli della Germania.

L’unica autorevole (e indiretta) risposta a Mattarella è giunta dal presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, che ha tempestivamente affermato: «La prima cosa da non fare è quella di chiedere più deficit per finanziare la politica corrente». Disgraziatamente, ha pure auspicato una maggior spesa per investimenti ma con soldi altrui (vedere idea eurobond).

L’impressione è che in Italia ormai non esista più alcun argine, neppure simbolico e culturale, contro il baratro verso cui siamo avviati, sardi compresi.

Anche nell’isola infatti non passa giorno in cui la stampa regionale non riporti (o glorifichi) notizie e iniziative recanti i sussidi più disparati a questa o quella categoria in crisi, cronicizzandone i problemi, al posto di lavorare per creare un habitat economico a misura di imprese. La pretesa della classe politica è che l’assistenzialismo venga persino codificato nella Costituzione italiana. La Sardegna è ormai così assuefatta dallo stupefacente assistenziale da non avere più la lucidità necessaria per sottrarsi a questa lesiva dipendenza, di cui anche il Quirinale pare essere diventato il primo sponsor.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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