Minestroni. Il complottismo di Muroni su petrolio e migranti

Migranti e petrolio: per il giornalista Anthony Muroni l’abbassamento del prezzo del greggio sarebbe solo un favore a USA e Sauditi, mentre immigrazione e terrorismo il prezzo da pagare ad alcuni Paesi arabi per i loro investimenti. Vediamo perché si tratta di una ricostruzione semplicistica e perché l’indipendentismo non ha bisogno di questo populismo per affermare le proprie ragioni – Di Adriano Bomboi.

Anthony Muroni, ex direttore del maggior quotidiano dell’isola, L’Unione Sarda, in un articolo apparso nel suo blog, ci dice che:

1) Il prezzo del petrolio è stato abbassato per ragioni politiche e non economiche a favore di USA e Sauditi;
2) Il prezzo è stato abbassato per danneggiare la Russia;
3) Tali governi hanno generato poveri, che poi ci arrivano sotto forma di immigrazione e terrorismo, prezzo degli investimenti arabi sul nostro territorio.

Vediamo di fare un po’ di ordine su qualche punto:

A) Il prezzo del petrolio, in realtà, è stato abbassato perché USA e Canada negli anni scorsi hanno sviluppato la tecnologia dello shale gas, tramite fratturazione idraulica, che ha consentito loro di estrarre più risorse energetiche dai loro giacimenti, avvicinandosi all’indipendenza energetica e abbassando quindi l’import dai tradizionali alleati (come i Sauditi appunto), che li rifornivano di greggio. Per contrastare la concorrenza USA, in seno all’OPEC, i Sauditi hanno acconsentito ad un abbassamento del prezzo per contenere le perdite di un mercato inflazionato e per continuare a vendere con profitto i loro prodotti petroliferi (mentre il deficit di Riyad è in salita). La risposta Saudita a Washington ha relativamente funzionato perché ha mandato in crisi l’espansione dello shale oil/gas USA.
Tra l’altro, British Petroleum prevede comunque un futuro rialzo dei prezzi dovuto all’incremento della popolazione mondiale, fattore che potrebbe tenere di attualità questa tecnologia.

B) La Russia, essendo esportatrice di greggio, ha sicuramente risentito dell’abbassamento del prezzo del petrolio, con i relativi vantaggi per quei Paesi occidentali che hanno interesse a contenere l’espansione russa nell’est europeo. Ma non può essere la causa essenziale, a limite secondaria, dell’avanzamento tecnologico in materia di estrazione di idrocarburi, avvenuto in America settentrionale.

C) Come noto, i migranti provenienti dai teatri di guerra sono un’esigua minoranza, la maggior parte del flusso di migranti – peraltro africani – oggi diretti in Europa, non ha nulla a che vedere con la Siria e con l’Iraq. L’imponente flusso di arrivi può avere spiegazioni molto più semplici e prosaiche: se è un dovere morale aiutare chi fugge da guerre, non lo è invece aiutare tutti quegli altri che arrivano per le crisi economiche degli Stati di appartenenza e di cui l’occidente non ha tutte le colpe. E ciò non giustifica l’aver trasformato ONG e militari in appendici degli scafisti, circostanza che ha prodotto un incremento degli arrivi, del numero di morti in mare (guardatevi le statistiche) e delle mafie che vi ruotano attorno, con la compiacenza dei progressisti radicali che ignorano la catastrofe di cui sono complici morali. Magari per sopperire al nostro basso tasso di natalità. La Commissione Europea si è resa conto del problema e ha minacciato sanzioni a chi non rimpatrierà i migranti irregolari (Fonti: SKY TG24 ed European Commission, Press release 02-03-17).

Oltre alle ragioni economiche, in quelle politiche, nella semplicistica ricostruzione di Muroni manca l’Iran come principale avversario di alcuni Paesi del Golfo (e di Israele). Gli USA di Obama infatti, a seguito degli accordi sul nucleare con l’Iran, hanno incrinato la storica alleanza con i Sauditi che regolava i vecchi equilibri del Medio Oriente. Pertanto, l’ISIS ed il nuovo terrorismo internazionale potrebbero essere una conseguenza e non la causale di tali dinamiche. Bisogna inoltre aggiungere che nella geopolitica internazionale alleati e concorrenti possono confondersi i ruoli a seconda dell’ambito politico od economico in cui operano. Ad esempio, gli USA, benché meno interessati al petrolio saudita, potrebbero essere comunque interessati a bilanciare la forza dell’Iran (pur essendosi aperti a Teheran), e della Russia, sfruttando così in Siria e altrove il malcontento saudita e qatarino. Quest’ultimo desideroso di conquistare nuovi avamposti su cui proiettare la propria influenza regionalistica.
In tale scenario c’è un altro grande protagonista in grado di espandere la proprio influenza a seconda dei mutamenti in corso nei rapporti con Russia e UE, si tratta della Turchia, Paese NATO.

Sotto il profilo economico bisogna poi aggiungere che gli investimenti dei fondi sovrani arabi in occidente ci sono sempre stati e in prevalenza rivolti verso gruppi privati. Il loro incremento è spiegabile con la fisiologica necessità per queste monarchie di diversificare il portafoglio degli investimenti: proprio per non far dipendere troppo le loro sorti dalle fluttuazioni di mercato in ambito petrolifero.

Conclusioni? Sarebbe bene non speculare su tragedie e fenomeni economici di portata globale su cui non si ha la giusta competenza per esprimersi. Anche perché tali fenomeni spesso sono il frutto di contingenze che si modificano sul terreno giorno per giorno, e che non nascono necessariamente da una generale pianificazione a tavolino da parte di alcune grandi potenze.

Insomma, se Anthony Muroni intende dare un contributo all’indipendentismo sardo, farebbe bene a non danneggiarlo ulteriormente con certe letture di fantasia, continuando a dedicarsi a temi più concreti e meno populistici rispetto al modo con cui ha affrontato l’argomento in questione. Il prossimo governo dell’isola richiederà molta più serietà e preparazione nell’affrontare i problemi locali e globali che ci troviamo davanti.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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