Referendum: 11 argomenti per dire NO alla riforma costituzionale

Referendum: 11 argomenti per dire NO alla riforma costituzionale. La proposta del governo Renzi disegna un debole Senato che non rappresenta le autonomie locali; nega maggiori poteri alle nostre minoranze nazionali e finge di non sapere che tra le prime venti economie del mondo esistono anche Paesi piccoli e realmente federali. Vediamo in breve questi ed altri argomenti per contrastare uno Stato sempre più invadente, teso a verticalizzare inefficienza e debito pubblico, per intraprendere una decisione di responsabilità sul nostro futuro – Di Adriano Bomboi.

1) Votiamo NO perché la Sardegna è una nazione senza Stato, con una propria lingua, una cultura ed una storia, che l’Italia stenta a riconoscere. E come l’attuale Costituzione, anche quella proposta dalla riforma Renzi non delega più poteri alle autonomie territoriali, men che meno le libera, ma centralizza ulteriormente lo Stato, seguendo la mitologia ottocentesca della “nazione italiana”.
Ogni autonomista, ogni federalista ed ogni indipendentista, che abiti in una Regione autonoma o meno, ha il dovere di contrastare i tentativi del governo di sottrarre alle comunità locali poteri e diritto all’autogoverno. Diciamo quindi no all’omologazione verso la “nazione italiana”; no al provincialismo di chi nega la nostra cultura; no all’ignoranza di chi non ha interesse al suo rispetto.
Ricordiamo inoltre che importanti esponenti del governo sono sempre stati ostili alle Autonomie, tra cui la Boschi, che in passato ne propose l’abolizione.

2) Votiamo NO perché il presupposto di dare più poteri allo Stato e non alle Regioni non servirà a rendere più efficiente l’economia del Paese. Tra le prime venti economie del mondo ci sono Stati federali, e anche Stati di modeste dimensioni geografiche. I problemi dell’Italia derivano dall’assenza di federalismo e di responsabilità fiscale, in primis dall’imponente debito pubblico, uno dei più alti del mondo, con una spesa che serve a foraggiare clientele, assistenzialismo e disservizi alimentati da un fisco e da una burocrazia che permettono il fallimento delle nostre imprese e l’emigrazione dei nostri giovani. Tutti temi di cui la riforma Renzi non si occupa, promuovendo invece un accrescimento della filosofia statalista che li ha determinati.

3) Votiamo NO perché il governo Renzi ha proposto una riforma costituzionale ignorando gli Statuti delle Regioni Autonome, tra cui quello sardo, che all’art. 17 impedisce ai consiglieri regionali di poter diventare parlamentari, un aspetto invece previsto dalla riforma. Ciò obbligherà, in caso di vittoria del SI, a modificare il nostro statuto, con tempi incerti, per adattarlo ad una Costituzione che sarà sempre più ostile al debole spirito regionalista varato nel 1948.

4) Votiamo NO perché la riforma costituzionale non cancella il bicameralismo ma rende la seconda camera, il Senato, un’assemblea priva di concreta influenza sulle decisioni della prima Camera, trasformandola di fatto in un albergo di lusso per politici che non rappresenteranno le autonomie territoriali ma gli esclusivi interessi dei partiti di appartenenza. La riduzione del numero di senatori, così come l’abolizione del CNEL, per quanto importanti, non rappresentano che una goccia nel mare degli sperperi italiani: modesti benefici che non giustificano i ben più gravosi rischi che si determinerebbero dalla presenza di uno Stato più invadente di quello attuale.

5) Votiamo NO perché un governo che rincorre abitualmente Bruxelles per aumentare la spesa pubblica italiana, in condizioni di alto debito pubblico, non dovrebbe avere il diritto, tramite la riforma costituzionale, di sottrarre poteri alle Regioni a causa dei veti e degli sperperi comunque presenti in queste ultime: pensare di ridurre i poteri di territori spreconi, al posto di responsabilizzarne la loro natura, per affidarli ad un governo sprecone, equivale a pensare di poter risolvere un problema creandone uno maggiore.

6) Votiamo NO perché la riforma costituzionale incrina l’istituto della democrazia diretta, incrementando il numero di firme necessarie per la presentazione di progetti di iniziativa popolare.

7) Votiamo NO perché la governabilità di un Paese non è determinata solo dalla natura delle sue istituzioni, come proposto dalla riforma Renzi, ma anche dalle leggi elettorali, che non sono oggetto del referendum in materia.

8) Votiamo NO perché è falso che nell’ultimo mezzo secolo non si sia mai tentato di riformare la Costituzione, una delle più rigide e obsolete d’occidente, per semplificare la guida dello Stato. E soprattutto votiamo NO perché è falso che la riforma Renzi serva a risolvere i conflitti di competenze tra Stato e Regioni, poiché dalla vecchia riforma del Titolo V° del 2001 ad oggi la Corte Costituzionale ha già affrontato e risolto tali conflitti. Inoltre, l’asimmetria del nuovo assetto costituzionale priva le Regioni ordinarie di varie materie lasciandone inalterata la funzione per quelle Autonome, rischiando così di creare potenziali nuovi conflitti istituzionali e revisioni statutarie frutto di compromessi al ribasso (ved. relazione della V Commissione della Regione Friuli-Venezia Giulia).

9) Votiamo NO perché la riforma costituzionale propone la clausola dell’interesse “nazionale”, con cui lo Stato, secondo il novellato Titolo V°, potrebbe interferire maggiormente nei legittimi e già ignorati diritti e interessi delle Regioni autonome, peggiorando la storica, costante e sterminata sequela di danni causati al nostro territorio (pensiamo ad energia e trasporti, solo per citarne alcuni).

10) Votiamo NO perché i sostenitori politici del SI hanno già offerto contraddittorie e ambigue dichiarazioni giustificative circa i problemi esposti in alcuni passaggi precedenti, rendendo evidenti i limiti di credibilità e di concertazione politica che contraddistinguono la pessima riforma che il referendum si appresta a giudicare.

11) Votiamo NO ad una riforma centralista perché, come Scozia e Catalogna, vogliamo aumentare i poteri della Regione autonoma sino alla costituzione di un Parlamento autonomo sardo, e infine di una Repubblica Sarda inserita nel novero della Comunità Internazionale, sia in ambito economico che culturale.

- Per approfondimenti politici e giuridici su alcuni di questi temi, e per visionare il testo della riforma Renzi, vedere l’articolo: “Referendum costituzionale: poche ragioni per votare si, tante per il no” (Sa Natzione, 08-10-16).

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    1 Commento

    • [...] presupposto renziano alla base della riforma è il binomio centralismo uguale efficienza, anche se in realtà i Paesi con il più importante livello di sviluppo sono degli Stati Federali che fondano il proprio [...]

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