Alluvioni e delinquenza: Comune di Siniscola non apre strada pubblica e cittadini passano nel fiume

Roberto Melis.

Per capire come la politica si sia occupata di prevenzione in vista della stagione delle piogge bisogna osservare il caso di Siniscola, in provincia di Nuoro.

Il sottoscritto possiede un terreno in località “Lonne”, nei pressi di “Badde petrosa”. Esistono due modi per arrivarci: 1) dalla parte bassa, attraverso il letto di un fiume non sempre secco, che nel periodo delle grandi piogge straripa fino ad occupare 1/3° del terreno; 2) dalla parte alta, mediante una strada interpoderale che si congiunge a una strada comunale.
Peccato che da anni questa strada “pubblica” sia stata chiusa con paletti, filo spinato e rete metallica. Così, nonostante i vari reclami presentati al Comune di Siniscola, con tanto di ispezione eseguita dal sindaco, dal comandante della Guardia Forestale e persino dalla compagnia barracellare di Siniscola (con le varie promesse degli organi preposti), ad oggi tale accesso continua ad essere negato. E’ un reato.

Sapete chi chiuse tale strada pubblica? I proprietari dei terreni antistanti: fra cui, da un lato, un membro della compagnia barracellare, dall’altro una agente della polizia municipale! Personaggi che, pur di racimolare qualche centimetro in più a favore delle loro vigne abbandonate, sono disposti ad annullare una strada catastale, con tutto ciò che ne consegue.

Questi sono i casi in cui il privato deve farsi giustizia da solo, visti e considerati i pericolosi ritardi della pubblica amministrazione, che a distanza di tempo immemore non ha ancora liberato la strada, come sarebbe avvenuto in qualsiasi Paese civile. E d’altronde, se ne avessi avuto la facoltà, avrei già sfondato l’accesso con un carro armato, solo per stemperare il clima di soggezione che lor signori hanno vanamente tentato di mettere in piedi.

Parlo di “pericolosi ritardi” perché, a fronte della manifesta connivenza degli autori di questo illecito con il Comune siniscolese, la chiusura della mia proprietà dal suo legittimo accesso lascia aperto solo quello illegittimo dal fiume, che in caso di alluvione può portare alla morte di qualsiasi passante. Senza considerare l’assenza di sicurezza che, a ridosso del fiume, vicino al centro abitato, riguarda pozzi e burroni della zona.

Nel territorio esiste anche un’altra bomba ad orologeria. Si trova in mezzo al centro abitato de La Caletta, frazione marittima della comunità, dove da tempo, nonostante due precedenti alluvioni, venne realizzata una copertura di cemento sopra un corso d’acqua, il classico canale tombato. Ben presto gli abitanti del luogo hanno avuto modo di trasformarlo in una sorta di appendice delle proprie verande, con tanto di tavolini e parcheggio auto, incuranti del fatto che in presenza di una forte alluvione la furia dell’acqua potrebbe trascinarli tutti in mare.

Naturalmente il Comune è al corrente di tutto ciò, ma le classiche logiche elettorali del consenso hanno sempre impedito una seria manutenzione del luogo per scongiurare delle fatalità tutt’altro che imprevedibili. La politica dovrebbe occuparsi di far realizzare gli argini di sicurezza ai bordi dei corsi d’acqua, vietando il transito e la sosta dei mezzi di locomozione; poi ripulire e ripristinare il normale flusso dell’acqua, ed ovviamente rendere effettiva la viabilità delle strade catastali, senza dar peso ai pareri di chi non intende ragionare, creando le condizioni per una tragedia.
Magari anche la Regione avrebbe qualcosa da dire.

In quest’isola è noto quanto politica e burocrazia siano artefici di un atteggiamento paternalistico che non ha lo scopo di risolvere i conflitti fra privati ma di accentuarli. Il clientelismo trae forza dall’ignoranza delle popolazioni che lo foraggiano, deformando i diritti in favori.

Ciò che avviene a Siniscola non è che la copia di quanto è possibile osservare in tutta la Sardegna, dove pochi balordi hanno ottenuto privilegi che non avrebbero potuto esercitare, e dove politica e magistratura si occupano di un problema solo a posteriori. Pensiamo, ad esempio, quando a causa della tragica alluvione del 2013 vennero notificati ben 46 avvisi di garanzia, che colpirono, fra i vari, l’ex sindaco di Torpè, il presidente pro tempore della provincia di Nuoro, dei funzionari della protezione civile, dirigenti comunali e provinciali, e l’ex direttore del corpo forestale, con tecnici e progettisti.

Perché la macchina burocratica, figlia di una politica condotta all’insegna del clientelismo, genera tanti ritardi, sulla prevenzione, sulla sicurezza, e sulla produzione, in quanto influisce negativamente sulla fruibilità economica della proprietà privata.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE

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    9 Commenti

    • Giornalista che, utilizzando il mezzo di comunicazione per il quale scrive, propone una visione di parte e inesatta di una vicenda che lo coinvolge direttamente e nella quale non è affatto vittima.
      In questo caso mi viene da dire che il privato, abusando del suo ruolo, sta facendo “ingiustizia” da solo.

    • Sono la proprietaria del terreno citato dal Sig. Melis, il terreno di “Badde Petrosa”. Un terreno che la mia famiglia possiede dal 1925 regolarmente registrato con atto notarile. Una volta esistevano dei muretti a secco che delimitavano una strada vicinale di campagna, tortuosa e non lineare per il passaggio a piedi e in alcuni tratti con il carro , di due metri e non di più, successivamente abbattuti da un’Amministrazione Comunale che intendeva ricreare i confini con la rete . Il signore in questione, che non è neppure un confinante e ha costruito in un terreno impervio ma servito da un’altra strada. D’inverno il letto del fiume si riempie d’acqua e lui può comunque passare in una strada libera e tranquilla. Ma si sa, in campagna vige la legge del più forte e la prepotenza non conosce confini, per cui è più facile farsi strada con arroganza usando ruspe e invadendo i terreni altrui. Mio padre negli ultimi 20 anni, ha subito numerosi soprusi perché “voleva che si ripristinassero i confini antichi” e non ha permesso il passaggio dentro la sua vigna “in sa capithana”, che con tanti sacrifici aveva ereditato e coltivato. In passato gli tagliarano le piante di vite e misero a pascolare le pecore. Le denunce fatte contro ignoti non lasciarono seguito a niente. Oggi, che io e mia sorella continuiamo a coltivare quel vigneto siamo accusate di commettere reato perché lavoriamo un terreno nostro e stiamo aspettando anche noi da più di 20 anni una strada pubblica recintata. All’arroganza di questo signore, rispondiamo che se la strada diventerà di 3 metri, sarà per volontà dei vicini confinanti di allargare una strada che in carta è solo di 2 metri. E il vigile urbano, citato dal signore, è una donna laureata che alla morte di mio padre si è rimboccata le maniche e da oltre dieci anni lavora per il Comune di Siniscola. Un posto di lavoro avuto per quel titolo di studio e non per appoggi politici che non ha mai ha avuto e non avrà mai perché non ha chiesto favori a nessuno. Una recinzione provvisoria per impedire danni a quel vigneto tanto bistrattato dai pastori che continuano a passarci con le pecore e da altri che rubano quel poco di uva coltivata che la natura e il duro lavoro ci offre, perché non ci sono più uomini a difendere quel terreno. Il sig. Melis si è già fatto “giustizia a suo modo” spianando il terreno del vicino, membro dei baraccelli e creando sul suo terreno una strada di dieci metri. Il signore, probabilmente gode di più credibilità e sostegno se può arrogarsi il diritto di invadere la proprietà altrui in virtù di un diritto che non ha e non avrà mai
      Noi non ci siamo mai opposte al riposizionamento della strada vicinale di campagna che poi confluisce nel letto del fiume ed è di soli due metri, ma non potevamo permettere che la strada fosse fatta a “ nostre spese” prendendo i metri dal nostro terreno a vantaggio di un “ signorotto di paese che non è neppure confinante e che può arrivare al suo terreno da un’altra strada. Il letto del fiume secco per la maggior parte dell’anno è una seconda via, ma lui predilige passare dove gli garba, protetto in questo sue azioni da qualcuno più potente di noi. Invocare lo stato di necessità e il pericolo di calamità naturali o stati di rischio, per far presa sui cittadini è una furberia. Se rispondo a questo articolo è perché le calunnie a volte permettono a queste persone di fuoco al malcontento dei cittadini arrabbiati, sulla base di un diritto che poco ha a che fare con la giustizia e perché mia sorella è proprio quel vigile urbano che le leggi le rispetta e le fa rispettare.
      Si dice “ chie tenet santos in corte non morit de mala morte” e noi non abbiamo santi che ci proteggano dalle vessazioni di cittadini arroganti e prepotenti, ma è più facile pensare che sia così. Le parole sono come il vento ..ma quei centimetri di terra sono scritti nero su bianco.. e se “verba volant scripta manent”. E’ l’eredità dei nostri genitori che non ci sono più e che sono gli unici angeli che abbiamo.
      Ersilia Conte

    • Abbia pazienza signora Conte, nella sua risposta ammette quindi che è stata apposta una rete, che lei definisce “provvisoria”, ma in realtà presente da anni. Tale rete sta bloccando una strada pubblica!

      In secondo luogo, si è recata ad osservare le attuali condizioni della strada? E’ chiusa! Altro che 10 metri! Questo è un reato. Se gli operai comunali abbiano distrutto o meno il muro di confine è irrilevante, nessuno aveva il diritto di blindare la strada. E creda nella mia infinita pazienza. Vi consiglio di liberare l’accesso, che non è un terreno privato, ma che è e rimarrà una strada pubblica.

      L’aspetto più grave della sua risposta è dove dice che potrei passare dalla parte del fiume, come se passare dalla strada pubblica che è stata arbitrariamente chiusa sia una sorta di capriccio. Non è un capriccio, è un diritto!

      Naturalmente sono a disposizione per trovare una soluzione bonaria a questa controversia, ma che non può continuare a potrarsi a lungo nel tempo.

    • Egregio Giovanni,

      Non si preoccupi di ciò che è giusto o sbagliato. Questo è un portale liberale e tutti hanno diritto di parola e di replica.

      Se lei ha argomentazioni in supporto della sua tesi – cioè le ragioni per le quali Melis non avrebbe diritto ad accedere da una strada pubblica al suo terreno – invii pure un commento. Se invece non ne ha, sarebbe preferibile evitare cadute di stile nelle quali si giudica la liceità degli autori di questo spazio.

      Cordiali saluti.

    • Spett.le Redazione
      quello che è giusto o sbagliato dovrebbe essere la preminente preoccupazione di qualsiasi persona civile e perciò, anche la Vostra e la mia.

      Il portale è liberale ma ciò non significa sia giusto ci sia libertà di calunnia. Invito la redazione, dapprima a leggere il proprio codice deontologico e poi a riflettere, oltre che sulla mia caduta di stile, anche sulla liceità di frasi denigratorie del tipo:
      “Personaggi che, pur di racimolare qualche centimetro in più a favore delle loro vigne abbandonate, sono disposti ad annullare una strada catastale, con tutto ciò che ne consegue”
      o piuttosto
      “il clima di soggezione che lor signori hanno vanamente tentato di mettere in piedi”.

      Ma quali signori? Personaggi? vigne abbandonate?

      Ma siete sicuri sia giusto, da parte Vostra, avvallare affermazioni che sembrano più il frutto di rancori personali e di una fervida fantasia piuttosto che il risultato di un lucido ragionamento?

      Pensate sia lecito utilizzare questo mezzo di comunicazione per indirizzare frasi allusive e denigratorie verso terze persone e a fantasticare su fantomatici complotti, col fine di ottenere facile consenso e perseguire propri interessi personali?

      E’ lecito che l’autore rivendichi i suoi diritti con l’amministrazione comunale e ne critichi l’operato, ma non è lecito che per farlo calpesti l’altrui diritto di proprietà e per di più chiami in causa e screditi persone (non personaggi!!) che, nulla hanno a che vedere con lui o con i suoi presunti diritti.

      Ribadisco perciò la mia opinione sull’articolo il quale ritengo riporta una verità di parte; è viziato da un coinvolgimento personale dell’autore, con evidenti rancori personali e lontano dal perseguire quel “dovere di verità”, sancito come obbligo inderogabile dal Vostro codice deontologico.

    • Gent. Giovanni,

      L’articolo non riporta i nomi delle persone che sono oggetto della controversia, mentre nei commenti c’è chi sceglie di firmarsi con nome e cognome e ne ha tutto il diritto.

      “Il clima di soggezione” appare del tutto evidente nel momento in cui la sig.ra Conte sostiene che nell’articolo sia stato usato il rischio di alluvione come “furberia” con cui Melis cercherebbe di non passare dalla parte del fiume: l’affermazione si commenta da sola.

      Melis ha tutto il diritto di NON passare attraverso un corso d’acqua per arrivare al proprio terreno ma dall’accesso pubblico che è stato chiuso.

      Il portale è liberale in quanto anche a lei viene consentito di dire che sia un articolo di parte ed inesatto.

    • Spettabili,

      La strada in questione, definita pubblica, non è idonea al traffico veicolare e non è sicura. E’ larga solo due metri e quindi non percorribile in auto. Il Nostro, in virtù di chissà quale diritto, avrebbe arbitrariamente tentato di allargarla a discapito dei terreni confinanti per renderla a lui agevolmente transitabile. Ha noleggiato una ruspa con la quale, percorrendo terze proprietà si è recato sul posto, ha d’imperio spianato la strada, ha strappato le reti di confine dei frontisti e l’ha ampliata per una fascia di larghezza pari a circa dieci metri, provocando ingenti danni. Non si è voluto dar seguito alla vicenda perché i personaggi che lui denigra, avendo delle qualità etiche e morali, hanno preferito continuare a lavorare in pace i propri terreni e ripristinare a spese loro i confini.

      Il capriccio, la furberia e la speculazione sul problema delle alluvioni starebbero nel fatto che il vicolo in questione non è percorribile in sicurezza, si getta inoltre sul fiume, lo costeggia e perciò in caso di alluvione, raggiungere per questa via casa propria, non sarebbe sicuro. Addirittura, esisterebbe già una seconda strada, facilmente percorribile e sicura anche in caso d’alluvione che, il signore, conosce e abitualmente utilizzerebbe.

      A quanto sembra, le persone che lui ha citato, infamato e, a quanto sembra, danneggiato, vivono un clima di grande preoccupazione perché temono che utilizzi nuovamente la forza (come peraltro anticipato nell’articolo) e rechi loro dei danni, in palese violazione dei propri diritti.

    • Ma che vergogna! Un’agente della polizia municipale dice che bisogna passare dal fiume???? Cosa aspetta la magistratura a intervenire? Bisognerebbe chiamare Cocco di Striscia la notizia!!!!

    • Un tratto tipico della civiltà sarda: danneggiare le proprietà altrui, che siano sgozzamenti di pecore, bombe contro attività commerciali e artigianali, abusi sui terreni dei confinanti come in questo caso.

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