Alluvione: Nel 2011 lo Stato impedì ad Olbia di mettere in sicurezza la città

La notizia è di una gravità inaudita. Nel novembre 2011 il governo italiano non rispose alle sollecitazioni del sindaco di Olbia sulla necessità di mettere in sicurezza le aree a rischio idrogeologico del Comune. Il sindaco Giovannelli non chiedeva denaro, ma di poter spendere quanto già rientrava nella disponibilità dell’amministrazione locale, per una stima di 27 milioni di euro. Il Patto di Stabilità impediva e impedisce ai Comuni l’impiego di tali somme. Al periodo, Berlusconi lasciò Palazzo Chigi e né il successivo governo Monti, né l’attuale governo Letta affrontarono il problema, fino alla strage dei giorni scorsi dovuta all’alluvione. Giovannelli rimase senza risposta.
Come nella più classica tradizione italica, si è scelto di riparare al danno senza prevenirlo, lasciando che nuove morti si aggiungessero a quelle di altre località dell’isola colpite dal nubifragio. E’ solo di questi giorni infatti la decisione del governo Letta di allentare le maglie del Patto di Stabilità per consentire la spesa necessaria agli interventi di ricostruzione (spesa stimata in circa 600 milioni di euro, mentre il governo in prima istanza ne ha disposti solo 103). Non dimentichiamoci che lo Stato deve ancora all’isola oltre un miliardo di euro, sulla base delle entrate spettanti per l’Autonomia regionale, con un debito che inizialmente si attestò sugli oltre 10 miliardi di euro. Alla magistratura inoltre il compito di verificare se l’ANAS abbia sempre ben operato per la manutenzione di ponti e strade sotto la sua tutela.
Le responsabilità sono molteplici ed i Sardi non sono esenti da colpe, come ben ricordato da Anthony Muroni, ma ancor più grave è assistere uno Stato che non riconosce le proprie. Dopo simili tragedie viene da domandarsi se la stabilità internazionale dell’euro sui mercati, garantita anche dal Patto di Stabilità interno dei singoli Paesi membri, sia più importante dell’investire in prevenzione per salvare delle vite nel momento del bisogno. Colpisce infatti il silenzio e il palese ritardo del governo nei confronti della Regione, che non si degna neppure di rispondere alle proprie articolazioni territoriali, nonostante il suo debito nei confronti della Sardegna, e nonostante i nostri concittadini abbiano votato le principali forze politiche che fanno parte del Consiglio dei Ministri e che siedono in Parlamento. Una situazione evidentemente intollerabile a cui solo i movimenti indipendentisti hanno prontamente risposto: da una parte Paolo Maninchedda del Partito dei Sardi ha contestato alla Protezione Civile Italiana (spesata dai contribuenti) l’assenza di prevenzione e l’assenza di buongusto del funzionario Gabrielli, il quale, appena arrivato nell’isola, non ha riconosciuto alcuna responsabilità dello Stato ma ha accusato i Comuni di “spendere i soldi in sagre”. Dall’altra i nostri indipendentisti, a partire da Sardegna Possibile di Michela Murgia e da altri movimenti, fra cui il gruppo Scida ed IRS, che a differenza dei vari politici dal colletto bianco sono scesi materialmente in strada in tutta l’isola per aiutare la popolazione in difficoltà nelle prime azioni di assistenza. Un plauso va naturalmente anche al gruppo Sardegnablogger (con cui collabora anche Sa Natzione), formato da orientamenti completamente diversi, e che è stato il primo a tracciare un quadro esaustivo, ora per ora e con migliaia di utenti, della drammaticità degli eventi, a livello italiano, e in grado di competere con i media tradizionali.

Adriano Bomboi.

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U.R.N. Sardinnya ONLINE – Natzionalistas Sardos

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